La poesia X Agosto di Giovanni Pascoli e la tragedia personale
X Agosto è una delle poesie in cui Pascoli rievoca la propria tragedia personale, l’uccisione del padre, avvenuta il 10 agosto del 1867, il giorno di San Lorenzo. Viene pubblicata nella quarta edizione di Myricae nel 1897.
La notte del X Agosto
“Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.”
X Agosto, G. Pascoli, da Myricae, 1897
Pascoli immagina una rondine che, mentre torna al nido, viene uccisa e cade tra i rovi. Ella ha un insetto nella bocca, cioè i cibo dei suoi piccoli. Descrive poi la rondine trafitta sui rovi spinosi e i suoi rondinotti in una vana attesa di cibo. Dopo passa a descriverci un uomo, suo padre, che mentre torna a casa viene ucciso. In punto di morte pronuncia parole di perdono verso i suoi assassini. Negli occhi rimane la volontà di emettere un grido. Pascoli, con il particolare delle due bambole che l’uomo portava, vuole alludere alla tenerezza che avrebbe caratterizzato l’arrivo del padre a casa e delinea un mondo di relazioni affettuose che la morte interruppe. La caduta della rondine rappresenta la triste sorte che seguirà per in nido, così come la morte del padre di Pascoli segna l’inizio di quella serie di tristi avvenimenti che incomberanno nella vita del poeta.
Il “nido”
Nel testo compare in piena luce uno dei temi centrali della poesia pascoliana, quello del “nido”. L’analogia tra rondine e uomo appare non solo nel loro sacrificio, ma anche nel fatto che essi vengono crudelmente esclusi dal “nido”. Quest’ultimo incarna perfettamente l’idea pascoliana della famiglia, dei suoi legami oscuri e viscerali, che inglobano l’ individuo e lo proteggono dal mondo esterno pieni di insidie, escludendolo dalla vita sociale e vincolandolo solo a una fedeltà ossessiva sui morti.
Il problema del male
Pascoli in questa poesia dà come esempio la morte del padre a simbolo dell’ingiustizia e del male del mondo. Il dolore del poeta diventa il dolore di tutti. Coerente con la propria anima decadente, la denuncia di Pascoli non mira però ad un riscatto. Il male governa il mondo ed è inevitabile. Infatti il pianto del cielo, da cui l’immagine della notte stellata del X Agosto, non implica una purificazione. Il cielo appare impotente a riscattare tanto male e si limita ad un vano compianto. Il cielo è remoto, quasi inaccessibile: tra la dimensione terrena e quella trascendente non vi è comunicazione.