Lady and the Clowns è una rock band italiana di Roma – voci e chitarra Sara Bassetti, basso Marina Aristotile e alla batteria Fabrizio Orlando
Come nasce il progetto del vostro primo EP “Who’s the Lady?”?
Sicuramente l’EP “Who’s the Lady?” era un progetto in cantiere già da parecchio tempo; crediamo sia naturale dopo un po’ sentire la necessità di incidere e mettere nero su bianco il percorso fatto insieme, che nel nostro caso ormai dura da più di 5 anni. Diciamo anche che i 5 anni si sentono tutti: alcune canzoni sono ancora molto legate agli arrangiamenti iniziali, pensati per un gruppo più numeroso (vedi domanda 2), mentre ultimamente è come se avessimo preso più coscienza del nostro essere un “power trio”, quindi con sonorità più hard rock. I 6 brani sono parecchio eterogenei, di certo si percepirà anche quanto ci piaccia spaziare ed esplorare i vari generi. In conclusione è stata sì una necessità, ma anche un modo per fare il punto della situazione, capire dove siamo arrivati e come ci siamo evoluti.
Qual è la storia di Lady and the Clowns?
(Fab) I Lady and the Clowns nascono da una vicenda che è facilmente riassumibile in questo modo: noci di cocco, banane, tabacco e un giro di assegni. Venni contattato da Sara quando vivevo ancora in Inghilterra, e sapendo che avevo iniziato da poco a suonare la batteria, mi propose di suonare insieme a lei e a un suo amico tastierista. All’inizio nessuno di noi sapeva cosa volesse dire mettere in piedi un progetto musicale, ma eravamo tutti d’accordo nel volerlo portare avanti seriamente e cominciammo a scrivere i primi pezzi.
Partimmo che eravamo pochi elementi ed arrivammo ad essere un gruppo molto numeroso. L’atmosfera che si respirava in sala prove era super rilassata, e ci si divertiva un sacco a provare. Il nome infatti nasceva dal fatto che in quel periodo Sara fosse l’unica donna della band e che fosse oltretutto la frontwoman. Noi maschietti eravamo sempre pronti a sparare scemenze, quindi aveva senso che fossimo dei pagliacci. Il problema si palesò nel momento in cui fu necessario cambiare il bassista ed entrò Marina nella formazione: in quel momento avevamo due ladies. Il problema divenne ancora più grande quando la vita, con i propri bivi e le proprie decisioni, ha portato buona parte della band a mollare la nave ad un mese dal primo vero e ufficiale concerto dei Lady and the Clowns, lasciando quindi una formazione di un uomo e due donne. Questo fatto, unito al nome ormai ambiguo, causa molta confusione ai gestori dei locali e al pubblico, più di quanto si possa immaginare.
In realtà la storia fa sbellicare dalle risate e ci vorrebbe un intero numero del Serendipity Periodical per parlarne, ma vogliamo mantenere una parvenza di serietà e professionalità. Ed evitare denunce. Da quella serata però, è stata una continua progressione verso qualcosa di sempre meglio e stimolante, esperienze che hanno contribuito a crearci una nostra identità sul palco e ad una crescita personale e professionale senza precedenti. Come dicono gli inglesi, less is more.
La musica; quali artisti sono stati importanti per voi?
Sicuramente la diversità di generi che inseriamo nella nostra musica è strettamente legata ai nostri ascolti. (Mar) Io vengo da un’esperienza adolescenziale con un gruppo alternative e da ascolti massicci che spaziavano dall’indie all’heavy metal; ultimamente mi sono aperta anche a generi più moderni ed elettronici – che pur c’entrano relativamente poco con il nostro progetto. Insomma, come si suol dire ascolto “di tutto” nel vero senso del termine, tranne quei generi che andrebbero resi illegali tipo il reggaeton. (Fab) negli ultimi 10 anni, ovvero da quando suono lo strumento con assiduità, ho aperto molto i miei orizzonti e ho messo via i super classici del Rock e del Metal per far spazio ad artisti della scena funk e disco, un nome tra tanti che ci accomuna sono i Jamiroquai.
Ci sono inoltre artisti moderni che si stanno affermando che ci piacciono molto; al momento, l’artista che esercita una maggiore influenza è senza dubbio Hugh Myrone, un chitarrista americano giovanissimo ma di enorme talento. In tutto questo, aggiungo una secchiata di musica degli anni 70 giapponese che ruba palesemente dagli Stati Uniti lasciando comunque una propria impronta e identità. (Sara) A 8 anni ascoltavo Aretha Franklin, Glenn Miller, i Litfiba e Madonna. A 16 U2, Queen, Bon Jovi e Britney Spears. A 23 Who, Black Sabbath, Rick James e Lady Gaga. Oggi, continuo ancora ad ascoltare tutto questo e ad esplorare il funk anni 70 e il synthwave anni 80.
Il pezzo che vi rappresenta di più qual è? E perché?
(Mar) Forse On the road; scrissi l’arpeggio iniziale di basso parecchi anni fa come uno “sfizio” e lì è rimasto finché non ho pensato che avrebbe dato un’ambientazione particolare all’introduzione del brano, che già esisteva ancor prima che io entrassi nel gruppo; poi adoro lo sviluppo della canzone, è un crescendo continuo. (Fab) è probabilmente Hard Disco, è un pezzo che è nato per essere ballabile e fa ballare anche me che l’ho scritto. E non è da poco, data l’autocritica che mi precede e il fatto che io detesti ballare. Scherzi a parte, è uno di quei pezzi che nonostante sia piuttosto lineare e semplice, mi permette paradossalmente di scatenarmi sul palco e di far scatenare il pubblico. (Sar) è davvero difficile per me scegliere un brano in particolare.
Ognuno di loro è parte di me ed è legato ad un’esperienza personale o ad un modo di essere e di vedere la realtà che mi circonda. Ogni brano è legato ad un periodo specifico in cui l’ho scritto, soprattutto i testi, che uso come catalizzatori per analizzare ed affrontare ciò che mi accade. Sicuramente “on the road” è legato al mio costante ed imprescindibile bisogno di viaggiare, ed è un brano scanzonato, genuino e felice. Mentre “Save Me” è un brano più oscuro e impegnato dove emergono paure e debolezze. Infine, The Tiger è potente ed aggressivo. Un’autobiografia in un certo senso, dove prendo coscienza delle mie capacità dando voce alla forza di volontà necessaria per portare avanti un’idea o un progetto. Come si può notare, diversi aspetti della mia personalità emergono da brani assai diversi tra loro. Incredibile poi, come questi aspetti si leghino alle personalità di Fab e Mari, che condividono con me gioie e dolori sul palco e non.
Progetti futuri, cosa bolle in pentola?
(Sara) In cantiere abbiamo già molti brani pronti per essere incisi, e sicuramente rappresentano uno stimolo eccezionale per pensare ai next steps e alla generazione di un nuovo concept. Ma prima, oltre all’ep in uscita questo mese, abbiamo avuto il piacere e l’onore di lavorare alla OST di un videogioco per VR in uscita entro fine anno. È già tutto pronto e stiamo definendo le date. Il videogioco uscirà per OculusQuest e Piko e non vediamo l’ora! È stata una sfida che abbiamo abbracciato con entusiasmo e speriamo di continuare a lavorare anche in questa direzione, magari con ulteriori collaborazioni.