“Inchiostro” è il romanzo d’esordio di Matteo Castellano, libro che descrive i successi e i turbamenti che stanno dietro al processo di scrittura
“Non esiste più il vuoto, nessuna paura si annida nel cuore dello scrittore, ora re del palazzo da lui stesso creato: i suoi sudditi gli renderanno presto omaggio. Ora siede silenzioso, e non c’è turbamento che scuota i suoi pensieri. Ché alla fine, con gocce d’inchiostro, ha dipinto sulla tela delle pagine”
tratto da Inchiostro di Matteo Castellano
Il racconto verte intorno alla storia di Leone, trentenne insicuro con la passione per la scrittura. Il protagonista lavora da anni allo stesso romanzo, in una società che rende sempre più complicato dedicarsi alle proprie passioni, spingendolo sull’orlo del baratro. Per fortuna, in questo viaggio senza senso che è la vita, Leone incontra due amici: Virgilio, misterioso e saggio compago di bevute, che lo sprona a rimanere fedele al suo progetto iniziale di un romanzo più “impegnato”; e Rebecca, giovanissima infermiera dallo sguardo austero ma dall’animo gentile, che lo esorta invece a dedicarsi a una produzione più libera e spensierata (un romanzo sui pirati!). Il cuore di Leone, di fronte a questo bivio insormontabile, dovrà compiere una scelta a tratti esistenziale, da quale parte penderà?
“Inchiostro” è stato pubblicato lo scorso luglio per la casa editrice EMIA, e oggi abbiamo fatto quattro chiacchiere con il giovane autore per saperne di più sul processo creativo e sulle sue aspirazioni. Conosciamolo subito meglio: Matteo, classe 1999, nato a Roma e cresciuto nella provincia della capitale; oggi studia Lettere Moderne, presso l’Università di Roma “La Sapienza”.
Matteo, da dove nasce la tua passione per la scrittura?
È difficile cercare la nascita di qualcosa che, anche sforzando la memoria, è da sempre dentro di te: lettura e scrittura mi appartengano fin da bambino. Anzi, sarebbe più corretto affermare che sia io ad appartenere a loro!
Coltivi altre passioni al di fuori di quella letteraria? Pensi che queste abbiano contribuito in qualche modo alla tua crescita come scrittore?
Ad essere sincero, a volte sento di avere fin troppe passioni, ma una menzione particolare va riservata per il teatro. Per quanto reciti a livello dilettantesco, il teatro è per me quel luogo magico dove posso spogliarmi di ogni pensiero o affanno, sia in veste di spettatore che in quella di attore. Sopra tutti gli altri, il teatro è certamente l’interesse che ha influito maggiormente sulla scrittura, aiutandomi nella costruzione dei dialoghi e, soprattutto, ad allontanarmi quanto basta dalla realtà.
Inchiostro narra le vicende dietro il processo creativo del protagonista. Parlaci del tuo, da dove nasce l’ispirazione?
Paradossalmente, da un momento che tutti ricordiamo come nefasto: la quarantena. Ho sempre scritto racconti di massimo qualche pagina, fin da bambino, ma non avevo mai pensato di scrivere un romanzo. Un grigio giorno di quarantena come tanti altri, ero seduto in giardino a scribacchiare un racconto: una volta finito, mi sono detto “perché no? Adesso ti impegni e lo porti a termine!”. Quel racconto è il primo capitolo di Inchiostro.
La scelta dei personaggi e la loro caratterizzazione sembra essere decisamente ponderata. Come è avvenuta la loro costruzione?
Mi piace rispondere che, dei miei personaggi, ho dato soltanto la pennellata iniziale, dopodiché sono stati loro a muoversi autonomamente. Non mi piace creare confini troppo precisi, né pianificare tutto sin dall’inizio: una volta venuti alla luce, ho lasciato che fossero essi stessi a prendere le loro scelte, in un dinamismo forsennato che molto si opponeva al periodo monotono in cui ho scritto il libro.
Leone, il protagonista, è accompagnato nella sua avventura da due compagni principali, il “sommo poeta Virgilio” e la giovane Rebecca. I due possono essere considerati l’esemplificazione dei numerosi contrasti presenti nel racconto?
Direi di no, ad essere onesto. O meglio, non nella mia visione: Virgilio, da una parte, e Rebecca, dall’altra, sono in un certo senso la guida di Leone, ma non vanno visti come due facce della stessa medaglia. Ognuno dà (e riceve, nel caso di Rebecca) preziosi insegnamenti al giovane scrittore, aiutandolo laddove l’altro non potrebbe mai. Ma attenzione: non sono l’uno l’opposto dell’altra, bensì due entità separate, ognuna con il proprio ruolo definito.
Tra i tanti contrasti presenti nel libro quello che preferisco è sicuramente quello tra il bianco il nero. Se dovessi associare un colore al tuo libro quale sarebbe?
Dato il titolo, su due piedi risponderei “nero”. Ma sarebbe giusto per metà, considerando che è proprio il contrasto, e la commistione, tra questo colore e il colore bianco, a sorreggere l’intero scheletro del romanzo. Peraltro, devo scrivere su della carta bianca per dare vita all’inchiostro nero.
Tu sei un giovane ragazzo di 22 anni, è stato difficile raccontare la storia dal punto di vista di un uomo di quasi 10 anni più grande di te?
A tratti sì, a tratti no: ammetto che Leone ha molto di me, nella sua caratterizzazione; quindi, per alcuni versi, ho immaginato una versione più grande di me e ho seguito quello che avrei fatto io. Per altri, invece, ho lasciato che fosse semplicemente la mia immaginazione a guidare i pensieri, e i passi, dell’insicuro protagonista.
E te, dove ti vedi tra dieci anni?
Spero non dove si trova Leone.
Invece, cosa diresti al te di dieci anni fa?
Nulla, altrimenti non finirei qui.
Tema fondamentale di Inchiostro è quello delle scelte. Credi che il dilemma vissuto da Leone possa essere uno spunto di trama nel quale riconoscersi da parte dei lettori?
Penso che sia proprio quello l’anello che connette il protagonista al potenziale lettore: dietro la scelta che tormenta Leone si nasconde un bivio con cui tutti, prima o poi, dobbiamo fare i conti.
Il romanzo, in un dialogo con i lettori, porta alla loro attenzione una critica alla società odierna, nella quale è sempre più difficile dedicarsi all’arte della penna. Hai dei consigli da dare ai giovani scrittori della nostra generazione che si affacciano per la prima volta a questo mestiere?
Mi piacerebbe, così da poterli dare anche a me stesso. In generale, la situazione non è affatto rosea, e il consiglio andrebbe dato a tutti i lettori mancati, piuttosto che agli scrittori. A questi ultimi, l’unico suggerimento che sento di dare è di scrivere prima per sé stessi che per gli altri: la letteratura è arte, e in quanto tale è una forma di espressione dell’io.
Nel corso della narrazione Leone apprende numerose lezioni, si può effettivamente definire Inchiostro un romanzo di formazione?
In caso, sarebbe una formazione tardiva, considerata l’età del protagonista! Ma forse è proprio così, non si raggiunge mai davvero lo stadio definitivo della nostra vita…
Tra i vari insegnamenti appresi dal protagonista c’è quello di ritrovare il piacere nella scrittura. Credi che sia ancora possibile ritrovare un sentimento così puro in una società in cui il prodotto letterario non differisce da un qualsiasi altro bene di consumo?
Totalmente. Non basterebbero mille società avverse alla scrittura per spegnere la tensione compositiva: come tutte le arti, la scrittura trae origine da un sentimento puro e indelebile. Possiamo essere certi che, se un’opera è frutto di tale sentimento, non faticherà a distinguersi dai semplici beni di consumo.
Consigliaci tre libri che secondo te non possono mancare in libreria.
De gustibus… posso dirti quelli che non potrebbero mancare nella mia: la “Vita Nova” di Dante, le “Bucoliche” di Virgilio e “Il diavolo sulle colline” di C. Pavese.
Per concludere, Leone sembra essere alla ricerca quasi ossessiva di un “qualcosa in più”; tu pensi di averlo trovato nella tua vita?
Ancora no. Non è forse per questo che si vive?
L’ntervista di Valentina Caldara è molto interessante, come del resto è una piacevole sorpresa il libro d’esordio di Matteo Castellano.
Complimenti all’autore del romanzo e a chi ha fatto un intervista semplice diretta comprensibile bravi
Complimenti a chi ha redatto l’intervista, rendendo l’opera ancora più accattivante…
Complimenti a questi giovani ragazzi
Complimenti a questi giovani ragazzi