Un’opera interamente dedicata alla figura di Giordano Bruno e alle sue molteplici sfaccettature
“Giordano Bruno. Tempo di non essere”, Aracne edizioni, è un testo in cui l’autore, Emiliano Ventura, ricostruisce la parabola all’interno della vicenda agonistica tra filosofia e fede, mettendo in evidenza quale posizione abbia assunto nella dialettica originaria tra essere e divenire. L’autore esce dall’ambito della «metafora» per ricondurre Giordano Bruno su un piano epistemologico. L’autore delinea una serie di nuove categorie che consentono di valutare la sua opera al di là degli schemi interpretativi comunemente adottati. Vengono in tal modo decostruite le definizioni classiche che per lungo tempo lo hanno inquadrato nel ruolo dell’eretico. La figura del martire, del libero pensiero o del proto-scienziato, vengono a sostituirsi le concezioni del rōnin, del pharmakos e del katechon. È in questo transito dal noto all’originale che si situa l’argomentazione sviluppata dell’autore, che rimane nei contesti del cosmologico e del politico in cui si muove il filosofo nolano.
“Giordano Bruno. Tempo di non essere”, nuove visioni
Emiliano Ventura in questo scritto mette in risalto due aspetti che in Bruno o nella storiografia critica sul Nolano, non sono stati messi nella giusta importanza. Il suo ruolo nella dialettica tra filosofia e teologia, tra la conoscenza raggiungibile tramite la ragione, e la conoscenza per ‘grazia’ cioè solo per rivelazione. Questo lo inserisce in una storia ben più lunga e complessa di quanto si sia messo fin qui in risalto. La vicenda personale di Giordano Bruno non è un evento isolato, ma è solo un capitolo di una vicenda che nasce con la filosofia e con le religioni monoteistiche, da allora i filosofi hanno sempre dovuto ‘scontrarsi‘ con i sacerdoti del culto, in particolare quando il potere temporale e spirituale confluiscono in una persona.
Collocare Giordano Bruno e la sua filosofia nella dialettica originaria tra essere e divenire, per quanto originale, come si vedrà, la sua filosofia non esce da questa relazione fondamentale. L’originalità consiste nel mondo in cui vi partecipa e nei linguaggi utilizzati. Così l’autore da lo Spaccio alle antiche categorie, “martire del libero pensiero”, “scienziato”, “eretico”, con cui veniva inquadrato il filosofo di Nola. Il tempo di non essere di Bruno si inserisce, per l’autore, nel contesto del politico e della vita, aspetti che sono tipici della filosofia italiana.