L’estate è il momento dell’anno in cui è semplice desiderare e pensare di poter ottenere di più. Tra le giornate che si allungano e il tepore del sole è semplice sognare e romanticizzare la vita avanti a un tramonto. In estate si osa, si lascia che l’inimmaginabile prenda piede, che i “chissà” e i “vorrei” sappiano un po’ di più di vero. Durante le vacanze anche i bambini chiedono avanti al mare quel qualcosa in più. E il mare che è da sempre compagno di riflessioni e raccoglitore di desideri e tragedie altrui è culla del racconto di Virginia Woolf – To The Lighthouse.
To The Lighthouse
Il romanzo punta di diamante della famosissima scrittrice britannica, racconta la storia di un viaggio che avviene in estate. Un viaggio bramato e ricercato a lungo che quasi non sembra vero si stia realizzando. Una contrapposizione. Il romanzo del 1927 è articolato in tre parti e tutta la vicenda ruota intorno ad una promessa: «Sì, certo, se domani fa bel tempo». La promessa di una madre al desiderio del figlio di fare una gita al faro nell’isola vicina, contrapposta dalla durezza di un padre che innesca in suo figlio il dubbio sul fatto che il suo desiderio sia vero, scatenando in lui emozioni, sentimenti, contrasti che portano tutti i personaggi della storia in una specie di luogo sospeso, un limbo tra due mondi vicinissimi e lontanissimi. Primo tra tutti quell della coppia di coniugi Ramsey, che hanno pareri contrastanti sulle decisioni da prendere per i loro figli. In particolare, il signor Ramsey decide all’inizio del racconto, di non andare al faro.
Tre sezioni e linearità
Il romanzo sembra apparentemente lineare e facilmente comprensibile, già dalla prima parte. tuttavia, quando si incomincia a scendere nella profondità dell’argomento si incontrano delle interpretazioni che abbracciano l’animo umano. Il romanzo è sviluppato in tre sezioni: una prima, con un focus tutto sulla famiglia e i contrasti all’interno del nucleo familiare, dove si decide se andare o meno in gita al famigerato fato l cui presenza è un richiamo per tuti, una seconda, dove una folla di personaggi è attratta nuovamente e richiamata proprio verso lo stesso faro, e infine una terza, un flash forward di 10 anni, dove sembra non essere cambiato nulla, ma invece è cambiato tutto.
Traduzione di To the LIghthouse
La traduzione del romanzo è interessante a causa dei numerosi flashback e flash forward presenti nella narrazione, ma anche e soprattutto per i flussi di coscienza dei personaggi. Per questo articolo si è scelto di tradurre proprio un estratto dall’inizio di To the Lighthouse, il momento in cui la gioia prende posto all’interno di James, alla risposta positiva avanti all’ennesima richiesta di poter andare finalmente al faro, e come questa sia un’esplosione di gioia interiore accompagnata dall’impassibilità del ragazzino all’esterno.
La finestra
“Certo, va bene domani” disse la signora Ramsay. “ma dovrai essere in piedi all’alba”, aggiunse.
queste parole si tramutarono in una gioia straordinaria per suo figlio, nel momento in cui furono dette. La spedizione sarebbe avvenuta e la meraviglia con cui lui l’aveva aspettata, per un tempo che era sembrato di anni e anni, era ormai a portata di mano, giusto dopo l’oscurità di una notte e la navigazione di un giorno. Sin da quando apparteneva, anche all’età di sei anni, a quel gran clan di individui che non sanno separare i sentimenti ma devono lasciare che le prospettive future, con le loro gioie e dolori offuschino ciò che è effettivamente a portata di mano, dal momento che per queste persone fin dalla primissima infanzia, ogni giro della ruota delle sensazioni ha il potere di cristallizzare e trafiggere il momento in cui l’oscurità o lo splendore poggiano, James Ramsay, seduto sul pavimento impegnato a ritagliare immagini da un catalogo illustrato dei negozi dell’Esercito e della Marina, diede all’immagine di un frigorifero una beatitudine celeste, quando sua madre parlò. Era bordato di gioia.