Privacy Policy Il coraggio di scoprirsi e far scoprire: Primo Levi in "Se questo è un uomo" - The Serendipity Periodical
Il coraggio di scoprirsi e far scoprire: Primo Levi in "Se questo è un uomo"

Il coraggio di scoprirsi e far scoprire: Primo Levi in “Se questo è un uomo”

La nascita del romanzo

“Se questo è un uomo” è un’opera memorialistica di Primo Levi scritta tra il dicembre 1945 e il gennaio 1947. È la testimonianza vissuta dall’autore nel campo di concentramento di Auschwitz. Primo Levi, infatti, sopravvisse alla deportazione nel campo di Monowitz, lager satellite del complesso di Auschwitz.

“Se questo è un uomo”, credits ibs.it

L’intento di Primo Levi non era quello di muovere delle accuse ai colpevoli, ma testimoniare un avvenimento storico così tragico. Un modo per “scoprirsi” e venire fuori. Far scoprire a tutti le atrocità vissute. L’autore stesso affermava che il libro era già nato nei primi giorni di lager “per il bisogno irrinunciabile di raccontare agli altri, di rendere gli altri partecipi”. La casa editrice Einaudi ha rifiutato il manoscritto in due occasioni. Nel 1947, visto sfavorevolmente da Natalia Ginzburg e da Cesare Pavese, poiché erano già usciti troppi libri riguardanti l’argomento dei campi di concentramento e nel 1952, dopo la morte di Cesare Pavese. A questo punto, Primo Levi si rivolge alla piccola casa editrice Francesco De Silva, che pubblicherà il libro nell’autunno del 1947. Il vero successo però c’è stato nel 1958: la casa editrice Einaudi decide di pubblicare finalmente il libro.

Libro come diario-racconto di Primo Levi

Campo di concentramento di Auschwitz, credits Wikipedia.it

Il libro è un diario-racconto in cui si alternano presente e passato. Tutte le vittime della follia nazista erano sottoposte ad una disumanizzazione. L’uomo perdeva qualsiasi forma di dignità e veniva ridotto ad un oggetto. L’unico modo di opporsi era quello della resistenza interiore, capace di conservare una traccia di umanità. Primo Levi racconta che è riuscito a sopravvivere solo grazie alle razioni supplementari di cibo che un operaio italiano riusciva a procurargli in maniera clandestina. Giocò a suo favore il fatto di essere un chimico. Venne infatti “assunto” nella fabbrica di gomma del campo di concentramento. Primo Levi non chiede, ma comanda attenzione e memoria al lettore perché questi si faccia carico di un pezzo di quel che è accaduto.

Un mostruoso esperimento antropologico

Dopo uno sfogo d’ira iniziale, il tono si mantiene costantemente mite. La sua voce non giudica e non odia, ma nemmeno perdona. Descrive una realtà indescrivibile: la deportazione nei carri bestiame, le percosse senza alcuna ragione, gli ordini urlati in una lingua incomprensibile, il lavoro da schiavi, le selezioni per uccidere nelle camere a gas chi non riesce più a svolgere il proprio lavoro, ma anche i rari amici e compagni di prigionia. Il lager appare come un mostruoso esperimento antropologico in cui la natura umana perde le sue radici e finisce per sfociare in una crudeltà innaturale. È stato molto importante per l’autore essere stato internato nel 1944, poiché in quel periodo le condizioni dei prigionieri erano già migliorate. La penna di Primo Levi descrive molte scene avvenute nel campo di concentramento.

A ciascuno dei prigionieri chiamati in tedesco Häftling, viene assegnato un numero che costituisce la loro nuova identità. Grazie a quelle cifre è possibile stabilire provenienza e grado di anzianità dei vari prigionieri. Descrive il suo dormiveglia: una situazione nella quale i confini tra realtà e sogno si dissolvono. È un sonno che non dà mai il necessario riposo, ogni notte infatti, Levi come gli altri prigionieri sono assaliti da incubi ricorrenti. Tutto ciò permette al lettore di immedesimarsi con il protagonista, per questo la lettura è un’esperienza intensa. Il lettore è stupito dal fatto di scoprire che non c’è alcun tipo di giudizio morale negativo. L’autore spiegherà in seguito che era sua intenzione quella di mantenere un approccio razionale, di assumere il ruolo del testimone e di lasciare al lettore il compito di formarsi un’opinione personale sull’accaduto.

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