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The Colour of Magic – Terry Pratchett

Terry Pratchett è lo straordinario autore britannico considerato tra i più grandi letterari contemporanei.

Ha ricevuto l’investitura di Cavaliere per i servizi e i contributi dati alla letteratura inglese, ed è stato nominato OBE (Ufficiale dell’Impero Britannico) per i suoi meriti, nel 1998. Purtroppo ha lasciato questo mondo troppo presto all’età di 66 anni, a marzo 2015, ma non prima di finire la saga Discworld – Mondodisco.

Si tratta di una raccolta straordinaria di 41 volumi definibili a tema fantasy, ma gli appassionati sanno come questa definizione sia riduttiva. Il grande merito di Pratchett è l’aver creato un vero e proprio Cosmouniverso (che si regge sulle spalle di ‘A Tuin il Grande) con riferimenti alla genesi, alla fantascienza, alla letteratura e all’assetto sociale del mondo moderno.

Discworld non racconta la storia di esseri magici ed eroi alla ricerca di tesori perduti per salvare personalità rilevanti nel loro mondo.

Si tratta, tutt’altro, di un mondo a pezzi. Gestito da maghi incompetenti, dove il diverso è tollerato e ai vertici del potere siedono politici che non sanno molto della loro realtà.

Vengono affrontate tematiche come la morte, che nella letteratura non può mai mancare, ma anche le arti sibilline della magia nera, bianca o della corruzione tra fazioni simili. È un universo che parla anche di guerra, ma con umorismo.

La raccolta non è tradotta interamente, ma i volumi sono, nel loro parziale, tradotti in ben 37 lingue, ma va detto che dei 41 volumi della saga Discworld, solo la metà compaiono nelle librerie italiane, il che dà da pensare, considerando l’impatto che Terry Pratchett ha avuto sul genere fantasy contemporaneo, secondo solo alla connazionale J.K. Rowling. Purtroppo i suoi testi sono risultati intraducibili in alcune circostanze, a causa forse dell’umorismo britannico on pointe, oppure dei neologismi che sarebbero stati totalmente sacrificati nella trasposizione in italiano. Salani, la casa editrice che si occupa della trasposizione delle sue opere, ha pubblicato come ultimo romanzo La lunga terra, scritto da Sir Pratchett e Stephen Baxter.

In quest’articolo si propone una ritraduzione in italiano del prologo del primo libro di Discworld, The Colour of Magic – I colori della magia.

Oltre la narrazione scorrevole e fitta sono da apprezzare in questo prologo i nomi scelti da Sir Pratchett, per cui si è deciso di prendere delle decisioni miste, parzialmente Source Oriented e parzialmente Target Oriented, basandosi sulla semplicissima questione della frequenza. Nomi non ripetuti nei vari contesti della narrazione, e quindi indispensabili per giochi di parle, sono stati domesticati. Mentre quelli che nel corso della vicenda saranno più frequenti, sono in lingua originale, con una spiegazione a seguito. Questo per non intaccare con connotazioni stranianti la già difficile traducibilità dei nomi che si ripropongono nel corso della narrazione come giochi di parole.

I toni da umorista britannico di Terry Pratchett sono la base della raccolta, un piacere per gli estimatori, e per chi si approccia alla lettura di Discworld per la prima volta.

 

Prologo

immagine pixabay

In una serie di dimensioni lontane e di seconda mano, in una superficie astrale che non era mai stata progettata per volare, dove l’avvolgente foschia delle stelle saluta con un cenno e poi va via…
Si vede giungere…
A’Tuin Il Grande, la tartaruga, mentre nuota lentamente attraverso il golfo interstellare. Ha idrogeno congelato sui suoi arti ponderosi, e il suo enorme e antico guscio butterato di crateri meteoritici. Con i suoi occhi grandi come il mare incrostati di muco e polvere di asteroide, osserva Egli, con sguardo fisso, la Destinazione.

Nel sul cervello ben piu grande di una città, con una lentezza geologica, non c’è altro pensiero che Il Peso.

La maggior parte è ovviamente opera di Berilia, Tubul, T’Phon il Grande e Jerakeen, i quattro elefanti giganti sulle cui spalle enormi e tinte dalla luce delle stelle, si poggia il disco del Mondo, ghirlandato in tutta la sua circonferenza dalla lunga cascata e coronato dalla volta azzurrina del Paradiso.

L’Astropsicologia è, ad oggi, ancora lontana dallo scoprire che cosa pensino.
La Grande Tartaruga non era stata altro che un’ipotesi fino a quando nel il minuscolo, nascosto regno di Krull, le cui montagne più vicine al bordo si affacciano sulla Rimfall, la cascata al bordo dell mondo, si costruì una rampa con un sistema di carrucole alla punta della falesia più precipitosa da cui si fecero sporgere alcuni osservatori in un vascello di ottone con finestre al quarzo, oltre il Bordo, per spiare attraverso il velo di foschia.

I primi astrozoologi, trascinati via dal loro ciondolare da immense schiere di schiavi, riuscirono a riportare parecchie informazioni circa la forma e la natura di A’Tuin e gli elefanti, ma questo non risolse la domanda fondamentale circa lo scopo dell’universo e la sua natura.

Per esempio, qual è il sesso di A’Tuin?

Questa domanda fondamentale, disse l’astrozoologo con autorità crescente, non avrebbe avuto risposta fino a che qualcuno non avesse costruito una rampa ancora più potente per un vascello spazio-profondo. Nel frattempo si poteva solo continuare a speculare sul cosmo conosciuto.
Vi era, per esempio, una teoria secondo cui A’Tuin venisse dal nulla e avrebbe continuato ad andare a ritmo uniforme, o passo costante, verso il nulla, fino alla fine dei tempi.

Questa era una teoria popolare tra gli studiosi. In alternativa, un’altra teoria, peferita da coloro persuasi dalla religione, era quella secondo cui A’Tuin stesse avanzando lentamente dal Luogo Natio fino all’ Ora dell’Accoppiamento, cosi come facevano le stelle del celo. Anche queste erano, ovviamente, trainate da tartarughe giganti.

Una volta arrivate avrebbero avuto un accoppiamento breve ma intenso, per la loro prima e unica volta. Da quella unione ardente sarebbero nate nuove tartarughe che avrebbero trasportato nuovi modelli di mondi.

Questa era anche conosciuta come l’ipotesi del Big Bang.

E così che un giovane cosmochelone della fazione dell’Andatura Salda, mentre provava un nuovo telescopio con cui sperava di poter misurare il preciso albedo dell’occhio destro di A’Tuin il Grande, si trovò ad essere in quel pomeriggio eventuoso il primo forestiero a vedere il fumo alzarsi centroverso dalle fiamme della città più antica al mondo.
Piu tardi, quella stessa sera, si ritrovò talmente preso dai suoi studi da dimenticarsene
completamente.
Ciò nonostante, lui fu il primo. Ce ne furono altri…

 

Traduzione di

Martina Russo

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