Privacy Policy Fuga dalla realtà. Il tema della nostalgia in Herman Bang - The Serendipity Periodical

Fuga dalla realtà. Il tema della nostalgia in Herman Bang

Herman Bang (Als, 1857 – Ogden, 1912), giornalista, narratore e registra teatrale, rappresenta attualmente il maggior esponente del decadentismo nordico. Nato in un ambiente difficile (il padre protestante, morì pazzo e la madre, artisticamente dotata, era tisica) ebbe una vita assai tormentata, che si rifletté nella psicologia delle sue opere. Poeta e scrittore dalle capacità sublimi, passò alla storia per aver rivoluzionato la tecnica del romanzo.

Bang, definito dal suo amico e sostenitore Monet come il primo scrittore impressionista

seppe in modo eccelso, dare risalto ad un mondo di outsider, popolato da figure fuori dal coro, bruciate dalla passione e dal rimpianto e per questo emarginate da una società meschina e bigotta. Un’ atmosfera opprimente, torbida, grava sopra queste personalità, che sono delineate come identità dolenti, spesso destinate alla sconfitta e vittime della cattiveria e dell’intolleranza. L’autore, esternando contenuti autobiografici evidenti, indagava magistralmente le dinamiche del quotidiano, con le sue banalità, le sue meschinità e le sue ipocrisie.

Dalle opere di Bang emerge anche una forte influenza naturalistica, legata soprattutto ad una visione anti-idealistica e anti-romantica e quindi basata sull’osservazione, sulla sperimentazione, sulla verifica. I temi preferiti dalla narrativa naturalistica portavano con sé una forte carica di denuncia sociale e avevano l’obbiettivo di riprodurre in maniera più imparziale e obiettiva possibile la realtà, in modo tale da non lasciar trasparire nessun intervento soggettivo dell’autore. Gli scrittori naturalisti, per questo motivo, “abbandonano la scelta narrativa del narratore onnisciente, che sa tutto dei personaggi e che racconta la storia in terza persona, comune nel romanzo realista, sostituendola con una voce narrante che assiste ai fenomeni descritti, così come accadono”.[1]

Tra le maggiori opere di Herman Bang, che ricalcano appieno la sua visione, troviamo La casa bianca (1898) e La casa grigia (1901). I due capolavori dello scrittore, che riassumono al meglio il talento dell’autore, sono rappresentati da due capitoli della stessa saga e ad essi viene attribuito l’appellativo di romanzi memoriali. Nei due libri Herman Bang torna ossessivamente sui luoghi che lo hanno cullato durante la sua infanzia e, cercando di mantenerne vive le memorie, conduce “una sorta di diario di un’identità turbata, che vuole rispecchiarsi in un passato mitico e lontano”[2].

In La casa bianca, titolo che allude alla canonica di Asserballe

dove Bang trascorse i primi anni della sua esistenza, si respira un’atmosfera malinconica, nostalgica, tutto appare velato da una patina di tristezza. I protagonisti sembrano essere continuamente logorati dalla sfuggevolezza delle cose, dalla fugacità della vita. Le giornate all’interno della villa trascorrono all’insegna di una felicità apparente, si cerca costantemente di celebrare, quasi come un risarcimento, un appagamento emotivo, un passato ormai lontano, splendente di infinite infanzie.

La madre, protagonista del racconto, nel tentativo disperato di trovare il senso della vita, legge costantemente, quasi voglia estraniarsi da una esistenza spietata, cinica, carica di sofferenza; nella vecchiaia tutto si ferma, tutto tace, si lascia spazio al ricordo, in attesa del freddo bacio della morte. All’interno dell’opera autobiografica dello scrittore danese, acquisiscono un ruolo importante la musica e la natura. Le meste melodie dal ritmo compassato, che la madre Stella suona regolarmente al piano, cercano di lenire quel senso nostalgico di voci lontane ma sempre presenti, di un mondo abbandonato, eppure sempre oggetto di desiderio.

“Tell me the tales, that to me were so dear, long, long ago long ago”[3]

Allo stesso modo è interessante constatare, in una sorta di visione leopardiana, la duplicità di una natura sia benigna che maligna. Da una parte essa, attraverso le sue bellezze e la sua maestosità, forma un connubio perfetto con i personaggi, gli offre un rifugio sicuro, alleviando i loro tormenti; Stella afferma nel corso del racconto che essa “deve essere mandata avanti, bisogna procreare, riempirla di cose”. D’altro canto, però la natura, a causa della sua eternità e forza generatrice, rende l’uomo imperfetto ed effimero, completamente in balia e non attore del succedersi degli eventi.

Nel suo altro romanzo di fama mondiale, La casa grigia

Herman Bang descrive il periodo della maturità, quando, dopo aver perduto l’abitazione della sua infanzia, si traferisce a Copenaghen. “Un giorno la terra si raffredderà, anche l’uomo. Allora sarà meglio morire”[4].

Bang, attraverso quest’epigrafe, intende da subito creare un senso di straniamento nel lettore, renderlo conscio di quella sensazione di sfinimento e consunzione, che tiranneggiano sin dalle prime pagine del libro. Ci troviamo di fronte al tramonto di una lunga stagione umana, dove i membri di una nobile famiglia si radunano in stanze ottocentesche ancora colme di alone aristocratico, per discutere di simboli appartenenti ad un passato fastoso che ormai sta sbiadendo. Contrariamente a La casa bianca, qui i personaggi che compaiono hanno un altro nome; Ognuno di essi, per la precisione, viene identificato con una funzione sociale: Sua Eccellenza, Sua Grazia, il Guardiacaccia, la Marescialla etc. La storia è incentrata sulla figura del nonno, Sua Eccellenza, ex medico di corte che vive con inquietudine e negatività i cambi di passo della storia, i mutamenti del costume, le decadenze di stili e linguaggi.

Il protagonista, che ha come unico passatempo quello di scrivere, appare non solo come un uomo indebolito dalla vecchiaia e dalla perdita della vista, ma come una figura altamente sfiduciata e cinica sul resto dell’umanità e verso sé stessa. “Sei nato tardi. Devi avere cura di te stesso”[5] dirà al nipote nel loro primo dialogo. “La paralisi esistenziale del nonno è quella di un intero paese e di tutta una generazione, che non riesce a vedere un futuro”[6], poiché troppo ancorata ad un passato ormai dimenticato. Ciò che aleggia quindi all’interno della casa, presentata come un cantiere in continuo mutamento, una memoria picchiettata da nuove mani, è un tenace pessimismo verso il futuro, che conduce ad un profondo struggimento interiore.

L’addio ad un’infanzia luminosa, incantata e lontana

ma sempre presente nei ricordi, per navigare in mari ignoti, oscuri, incerti. I ricordi uccidono, sembrano far ammalare l’uomo di una malattia incurabile ed inesorabile, di cui l’unico antidoto sembrano essere le chiacchiere della quotidianità, la spensieratezza di una festa. Ma in fondo anche se le sale traboccano di echi sfavillanti, il tempo scorre ineluttabilmente, ed un giorno anche la pietra, silente e maestosa, saluterà tutto e morirà.

Heman Bang, attraverso uno stile vivace e umoristico, ci regala una chiara illustrazione della sua narrativa, che appare essere segnata da un pessimismo morboso e decadente, dove “il senso di sconfitta, di perdita che insidia le sue opere si stemperava nella possibilità di uno spazio che non rispettava le regole imposte dalla società”[7]. Una narrativa dal ritmo lento, compassato, dove gli impeti della vita si stancano a poco a poco e si estenuano.

Egli diventa il poeta della solitudine, dell’abbandono dovuto all’incedere dell’egoismo delle nuove generazioni, del grigiore dell’esistenza monotona, dove attraverso uno stile impressionistico, vengono colte le sfumature psicologiche di ogni singolo personaggio. Intorno a lui vi è uno svanimento del clima spirituale che, essendo analizzato in maniera eccellente dallo scrittore danese, viene rievocato nelle sue opere sotto forma di diretta confessione.

 

 

Articolo di,

Valerio Marcialis

 

Bibliografia:

Bang H., La casa bianca, Iperborea, 2012

Bang H., La casa grigia, Iperborea, 2012

 

Sitografia:

http://www.treccani.it/enciclopedia/herman-bang_%28Enciclopedia-Italiana%29/

http://www.sapere.it/enciclopedia/Bang%2C+Herman.html

https://www.ibs.it/casa-grigia-libro-herman-bang/e/9788870915013

https://www.ibs.it/casa-bianca-libro-herman-bang/e/9788870911992

https://it.wikipedia.org/wiki/Naturalismo

https://www.dropbox.com/sh/g5qewhj52h7a24p/AABsflcvAjj9svlF8WdV8rYGa?dl=0&preview=bang.pdf

 

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Naturalismo_(letteratura)

[2] Bang H., La casa bianca, Iperborea, 2012, postfazione di Luca Scarlini

[3] Bang H., La casa bianca, Iperborea, 2012, pag. 13

[4] Bang H., La casa grigia, Iperborea, 2012

[5] Bang H., La casa grigia, Iperborea, 2012, pag. 17

[6] Bang H., La casa grigia, Iperborea, 2012, postfazione di Luca Scarlini

[7] Bang H., La casa grigia, Iperborea, 2012, postfazione di Luca Scarlini

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