Ieri, 21 novembre è andata in scena la prima di Bolle di Sapone
Emozionante, incredibile e dinamico sin dalle prime battute. Il testo di Lorenzo Collalti lascia lo spettatore disarmato per la semplicità e l’incisività con cui tratta il tema della solitudine urbana, del destino ma anche del non eroico, il quotidiano. La pièce ha calcato le tavole del teatro Brancaccino di Roma emozionando l’intera platea. Il testo del giovane regista e drammaturgo, che ha debuttato nel 2018 al Festival In Equilibrio di Armunia, riesce a raccontare con apparente semplicità alcune delle nevrosi della società contemporanea. Due personaggi anonimi, sempre sul punto di conoscersi, sempre sul punto di entrare l’uno nella vita dell’altra, si sfiorano nella loro quotidianità. Come due rette parallele, vicine ma destinate a non toccarsi mai, i protagonisti della vicenda ci portano in un mondo stupendamente ordinario. Quello che vediamo da spettatori è un assaggio del loro universo interiore, molto più ricco di quanto ci si possa aspettare da due personaggi banali. Come gli stessi attori annunciano nel prologo, infatti, la loro storia, o i loro personaggi non hanno nulla di eccelso. Eppure è qualcosa che vale la pena di essere raccontata.
Queste due solitudini anonime, che vivono in una metropoli anonima, si sono incrociate per anni senza mai accorgersi dell’esistenza dell’altro, racchiusi nella loro bolla. Un caso, il destino o più semplicemente una banale decisione del comune li porterà a sedersi sulla stessa panchina. Questo incontro-scontro si ripercuoterà in maniera incredibile nei loro mondi interiori dominati da paranoie e nevrosi “da far brillare gli occhi a qualsiasi psicanalista”. L’ironia è la chiave di volta che regge tutta l’impalcatura dello spettacolo, che fila in maniera impeccabile. La scrittura possiede la rara capacità di far ridere sulle disgrazie della vita, “planando con leggerezza” su tutto. Come dice Calvino però leggerezza non è superficialità anzi, l’opera dimostra di possedere una complessità incredibile.
Di cosa parla questo spettacolo? Perché vale la pena vederlo?
Parla di noi, delle persone che ci circondano. Parla di cose che ci sembrano noiose e banali, di cose che per strada neanche ci fermeremmo a guardare. Eppure la narrazione è avvincente, emozionante, e riesce a mostrare l’ordinario sotto una luce inaspettata. L’opera comunque non spicca semplicemente per il testo, ma anche per l’interpretazione dei due protagonisti che riesce a reggere un ritmo incredibile. Grazia Capraro e Daniele Paoloni entrano in scena e appassionano sin dalle prime battute, la loro energia è travolgente ed accattivante.
Articolo di
Simona Ciavolella