Intervista ad Alessandro Ruggieri, conoscere le vignette nella loro evoluzione
Alessandro Ruggieri, docente di sceneggiatura e fumetto presso la Scuola Romana dei Fumetti, laureato in Storia dell’Arte Contemporanea, ha curato diverse rubriche e ha scritto la sceneggiatura per il periodico horror a fumetti “Splatter” (ESH Edizioni). Il suo intervento, “Modelli di codici visivi della narrazione per immagini utilizzati nell’opera di Pratt”, durante la giornata dedicata a Hugo Pratt ha permesso di entrare nel fumetto analizzando sequenza dopo sequenza le scelte stilistiche d’autore e l’evoluzione dell’azione.
Come è nata la tua passione per il fumetto e per lo scrivere sceneggiature?
Credo che la maggior parte degli sceneggiatori di fumetti possano fornire la medesima risposta, vale a dire leggendo fumetti. Chi decide di dedicarsi alla scrittura è per prima cosa un lettore, un fruitore di storie, non solo a fumetti, ma di tutti i tipi, poi la scelta su quale direzione prendere dipende dalla propria formazione individuale. Nel mio caso ho frequentato la Scuola Romana dei Fumetti tanti anni fa, dove ho scoperto la tecnica del racconto per immagini e le sue possibilità espressive.
Qual è la prima cosa da sapere per poter scrivere una buona sceneggiatura?
La sceneggiatura nei fumetti ha il compito di guidare il disegnatore e il lettore alla piena comprensione dei fatti, senza lasciare dubbi su ciò che accade nelle vignette, nelle sequenze, nelle tavole e nell’insieme della storia. Solo in questo modo chi legge diventa nostro complice e può seguirci fino alla fine senza staccare lo sguardo, come se fosse ipnotizzato. La chiarezza nella scelta delle inquadrature e nell’esposizione dei dialoghi è sicuramente necessaria per scrivere una buona sceneggiatura.
Raccontaci di Radio Karika. Com’è stato lavorare a un progetto del genere?
“Radio Karika” è stato un progetto prodotto dal Ministero degli Interni più di dieci anni fa. Si trattava di una serie a fumetti sulla cultura della legalità che ho avuto il piacere di scrivere con i miei maestri Stefano Santarelli e Massimo Vincenti. I protagonisti erano un gruppo di ragazzi di una generica periferia del sud Italia, che quotidianamente si trovavano a fare delle scelte di vita difficili e spesso dolorose. Visti gli argomenti drammatici della serie (droghe pesanti, prostituzione, morti bianche, corse clandestine…), è stato un tentativo di mostrare non i soliti protagonisti positivi in tutto, ma dei caratteri più sfumati e verosimili.
Splatter è stato definito dai Democristiani come un “giornalaccio vergognoso”. Parlaci della tua collaborazione con questa rivista!
La prima e storica versione di “Splatter” fu pubblicata alla fine degli anni ‘80 dalla ACME Editrice, che nello stesso periodo pubblicava, tra gli altri, “Lupo Alberto”. Le storie e i disegni esageravano di proposito l’aspetto morboso e sanguinolento dell’horror, erano eccessivamente espliciti e puntavano a scioccare lo spettatore. All’epoca ci fu una vera moda in contemporanea con il cinema americano di genere e sulla scia di “Splatter” nacquero “Mostri”, “Nosferatu” e altre riviste a tema di altre case editrici. Naturalmente questo scatenò un’interrogazione parlamentare da parte di persone il cui unico obiettivo era censurare. In quegli anni ero un semplice lettore, quando poi qualche tempo dopo scoprii che gli autori di “Splatter” avevano fondato la Scuola Romana dei Fumetti, mi iscrissi subito. Successivamente, nel 2013, c’è stato un secondo tentativo di rilancio della rivista e ho potuto partecipare realizzando un sogno, anzi un incubo, di gioventù.
Cosa rappresentano per te Hugo Pratt e Corto Maltese?
Come Salgari, Verne e in genere gli autori di avventura, il primo merito di Pratt è quello di aprire porte e strade verso nuovi mondi, in cui il passato rincorre il presente e la fantasia si intreccia con la realtà. Immergersi nella lettura di una delle sue storie, vuol dire calarsi perfettamente nell’epoca e nelle atmosfere descritte, grazie a un sapiente dosaggio di elementi letterari e visivi, filtrati da un segno poetico. È l’esempio perfetto di come il fumetto sia una scelta espressiva, in questo caso l’unica in grado di restituire tanto la profondità dei contenuti, quanto la suggestione del disegno. Inoltre, come dimostrato dall’incontro da voi organizzato, non soltanto la saga di Corto Maltese è ricca di riferimenti alle discipline più disparate, ma ci restituisce il diario di bordo delle esperienze di Hugo Pratt, viaggiatore e narratore instancabile.
Partecipare a una giornata interamente dedicata a Hugo Pratt cosa ha significato per te?
Innanzitutto vorrei ringraziare voi per aver scelto un tema così importante e per avermi chiamato a dare un contributo in merito. È sempre interessante indagare il “linguaggio nascosto” dell’opera di Hugo Pratt ed è sicuramente un’ottima scusa per rileggere dei classici. Poterne parlare in sede universitaria è poi un vero piacere, significa che l’interesse verso i fumetti è sempre più ampio. Più di tutto ho apprezzato l’occasione di poter ascoltare gli appassionati interventi degli altri relatori, ciascuno con argomenti e punti di vista diversi e alimentati dal desiderio di abbeverarsi alle stesse fonti di Hugo Pratt.