Martedì 11 dicembre The Serendipity Periodical ha assistito in anteprima assoluta alla rappresentazione Fosco e la Nera
di Rosi Giordano, con Michele Albini, Giulia Bornacin e Germana Flamini, andato in scena al Teatro Hamlet di Roma.
Si tratta di una rivisitazione originale del famoso dramma Shakespeariano Macbeth privato del suo testo, ma non per questo privo degli elementi caratterizzanti del dramma. La rappresentazione ha proposto una visione originalissima dell’opera: tre attori, privi di parola, su un palcoscenico ristretto ad uno spazio circolare delimitato da piccole lampadine dai colori caldi e accompagnato dal suono di un tamburo quasi incessante, e da suoni suggestivi dai toni magici. Con l’ausilio di maschere, gli attori interpretano sei personaggi dai tratti fisici e dalle personalità differenti: Fosco, la Nera, Ignaro, Illusione, Emulo e Fedele.
Come nel dramma Shakespeariano, il desiderio di potere di Fosco, supportato dalla sua consorte, la Nera, e reso ancora più accecante da Illusione, una rivisitazione delle streghe di Macbeth, è il filo conduttore dello spettacolo, la sua forza e, al contempo, la rovina dei suoi personaggi.
I sei personaggi sono legati da fili differenti:
quello dell’amicizia, della parentela, del cameratismo, ma dimenticano sé stessi e ciò che li unisce avanti al controllo, al potere, al possesso di una corona che ipnotizza i personaggi e li seduce, dando loro il falso potere, l’Illusione di poter soddisfare le proprie ambizioni non nascondendo una spiccata aggressività.
I personaggi sembrano, infatti, costantemente in lotta tra loro, sembrano sempre sul punto di iniziare una guerra. Non va mai dimenticato, però, che nessuno di loro brandisce davvero un’arma diversa dal proprio corpo.
La tragica fine è inevitabile anche per questo dramma:
Fosco distrugge tutto e tutti coloro che possono essere ostacolo tra lui e il potere, inclusa, per ultima, la Nera. Ottiene quello che vuole, ma si ritrova solo, circondato dai resti dei suoi compagni di viaggio le cui vite ha tragicamente spezzato.
Fosco si ritrova ad essere un personaggio dalle svariate sfaccettature: un peccatore, un giudice, un carnefice, anche per sé stesso.
Fosco e la Nera è un esperimento in cui davvero i fatti contano molto più delle parole che mancano totalmente. Tramite la gestualità, le azioni diventano uno strumento bellico. Uno spettacolo dove vige l’allucinazione, la contraddizione, il senso di colpa. Dove l’energia e la sinergia del movimento e del suono mantengono alta la tensione negli attori e negli stressi spettatori.
Questi ultimi, infatti, vengono inglobati in un luogo-non luogo di cui sono sì spettatori, ma dove è inevitabile sentirsi un tutt’uno con la scena e la vicenda, circondati ed abbracciati dalla sua forza motrice.
Articolo di
Martina Russo