Il romanzo in sette parti alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria
In occasione della fiera Più libri più liberi svoltasi a Roma nel palazzo dei congressi dell’Eur, la Nuvola, il 7 dicembre, alle ore 17:30 nella sala Luna, abbiamo partecipato alla presentazione dell’ultimo romanzo di Philippe Forest, Piena, edizione Fandango Libri. Il romanzo e l’autore, tradotto in simultanea da Ilaria Piperno, sono stati presentati dallo scrittore Giorgio Vasta. La storia, narrata in prima persona, si apre con l’annuncio di un’“epidemia”. Segue la descrizione del quartiere di una città non specificata, che possiamo immaginare sia Parigi (se si conosce un minimo la città): in particolare, sembra di trovarsi nel 13° arrondissement; continua con la conoscenza di altri personaggi (pochi) e con la loro scomparsa, fino alla manifestazione di un’inondazione che distrugge e isola per giorni la città.
La storia vede tre personaggi principali: il narratore, un vicino scrittore che ha una teoria sul mondo e con il quale beve whisky e discorre la notte, e una vicina pianista – anche lei ha perduto un figlio in passato – con la quale il narratore instaura una relazione. “Piena” è un romanzo che inonda il lettore (come se fosse esso stesso una piena) di vari sentimenti, solitudine, perdita, paura che tutto possa svanire nel nulla, in un grande buco, come annunciato fin dall’inizio, il tutto accompagnato da una buona dose di malinconia. Un romanzo che, per certi versi potremmo accostare al genere poliziesco, ma che allo stesso tempo se ne distanzia, privandoci di ogni soluzione.
Lutto e solitudine
Il lettore, alle prime pagine, è subito pervaso da una sensazione di solitudine. In effetti, il protagonista-narratore, che vive un periodo di lutto a seguito della perdita della figlia, seppure circondato da persone – negli appartamenti vicini, per strada, al lavoro (in cui non si reca quasi mai) – si accerchia volontariamente di solitudine, isolandosi nel suo appartamento ed evitando il contatto con il mondo.
Una successione di scomparse
Altro tema di fondo che percorre tutto il romanzo è quello dell’assenza, tipica della produzione letteraria di Forest, ritroviamo questo tema nel romanzo del 1997, “Tutti i bambini tranne uno”. Il tema dell’assenza è manifestato sicuramente dalle numerose scomparse che si succedono e che impregnano la storia, come il gatto che si presenta ogni tanto a casa sua (lo stesso gatto che troviamo nel romanzo precedente “Il gatto di Schrӧdinger”). La scomparsa dell’animale sembra dare il via alle successive: l’uomo in strada, la madre che muore e che gli ricorda la perdita di sua figlia, il vicino che scompare contemporaneamente alla pianista. Non potrebbe essere altrimenti, poiché, come il narratore annuncia fin da subito, il mondo è in procinto di sparire in un grande vuoto (questo non sarebbe altro che l’“epidemia” citata prima) nonostante le persone non sembrano accorgersene.
I segni premonitori
La scomparsa che colpisce di più è senza dubbio quella della vicina pianista. I tre personaggi principali si incontrano per la prima volta di notte, curiosando su un incendio scoppiato poco lontano. Lo stato di confino del narratore è in questo modo spezzato. Quasi a metà romanzo, però, questa donna misteriosa e sconosciuta scompare. Non sentiamo più risuonare nel palazzo la musica provenire dal suo monolocale al piano terra. Il narratore reagisce dando il via ad un’indagine e costruendo ipotesi sul possibile destino della donna, ipotesi prive di fondamenta e che lasciano il lettore col fiato sospeso, senza alcuna risposta precisa, in un senso di incertezza.
Non dobbiamo dimenticare che fin dalle prime pagine il narratore dichiara l’esistenza di segni, spesso ignorati ma premonitori. La scomparsa della vicina pianista non è altro che uno di questi segni che anticipa un’imminente piena che invaderà la città come già accaduto in passato (nel diciannovesimo secolo un’inondazione della Senna aveva distrutto in particolare il quartiere scenario del romanzo).
articolo di
Arianna Taddeo
Un commento su “Piena, l’ultimo romanzo di Philippe Forest”