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Il crollo della Borsa di Wall Street

Il crollo della Borsa di Wall Street

Il crollo della Borsa di Wall Street e la crisi del 1929

Scoppiata negli Stati Uniti nell’autunno del 1929 e prolungatasi per buona parte degli anni ’30, la grande crisi face sentire i suoi effetti in tutto il globo. Il crollo della Borsa di Wall Street arriva a influenzare non solo l’economia, ma anche la politica, la cultura, le strutture sociali e istituzioni statali dell’intera società occidentale.

Una bolla speculativa

All’indomani della fine della prima guerra mondiale, Wall Street diventa il primo mercato finanziario del mondo, sottraendo il primato della Borsa di Londra. Intorno agli anni ’20 del Novecento la crescita diviene ancora più veloce. La febbre speculativa di quegli anni è con tutta probabilità il periodo più frenetico vissuto dalla Borsa di New York. Le quotazioni aumentano e il prezzo delle azioni cresce senza avere più alcuna relazione con il valore reale delle imprese: nasce quella che conosciamo come “bolla” speculativa.

Wall Street New York; Credits: www.proiezionidiborsa.it

Il crollo di Wall Street

Il grande benessere degli anni ’20 viene interrotto dal crollo della Borsa di Wall Street nell’autunno del 1929. Infatti, di fronte a segnali di rallentamento dell’economia, gli speculatori iniziano a vendere i pacchetti azionari. La corsa alle vendite determina una precipitosa caduta dei titoli, distruggendo in pochi giorni i sogni di ricchezza dei loro possessori. Il crollo del mercato azionario ha conseguenze disastrose sull’intera economia nazionale, colpendo tutti gli strati della popolazione. Le industrie chiudono i battenti perché prive di ordini, licenziando i propri dipendenti. I lavoratori disoccupati sono costretti a ridurre i loro consumi. Crollano altre imprese. Si trovano in rovina gli esercizi commerciali e si aggrava la crisi dell’agricoltura. Il crollo di Wall Street genera un effetto a catena che, dato lo stretto legame dell’America con l’Europa nel dopoguerra, arriva a farsi sentire fino a oltre oceano.

Il giovedì e il martedì nero

Alcune tra le pagine più tristi della grande crisi vengono oggi ricordate come il giovedì e il martedì nero. Due giornate in cui la corsa alle vendite arriva a toccare cifre indicibili. Il 24 ottobre vengono scambiati 13 milioni di titoli. Il 29 ottobre  addirittura 16 milioni. Il crollo dei valori è inevitabile. Piccole e grandi fortune svaniscono e miriadi di risparmiatori e numerosi agenti di Borsa si ritrovano sul lastrico. Solo nel giovedì nero si contano a New York undici suicidi di persone coinvolte nel crollo azionario. Si tratta senza dubbio di eventi di forte impatto che ci permettono di cogliere ancora oggi quel sentimento di panico che la crisi del ’29 avrebbe portato non solo in Europa, ma nell’intero globo.

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