Chiaramente: un progetto che coniuga temi sociali a un costante riferimento alla natura
Chiaramente Illustration è un progetto di illustrazione di cui Chiara Fantin è ideatrice. Chiara lo definisce “uno spazio spontaneo, diretto, ma allo stesso tempo gentile.” Perciò anche i messaggi più duri, difficili da comunicare, come i disturbi del comportamento alimentare o l’allarme ambientale, non sono un grido di protesta ma piuttosto un modo gentile di dire la propria. A un’arte molto legata a temi sociali si coniuga un costante riferimento alla natura, alla terra. Un profondo senso di naturalezza e spontaneità nel modo di essere attraversa i suoi lavori.
Come hai iniziato?
Io in realtà disegno da sempre. È una passione innata da quando ero piccola, ho sempre avuto pastelli e colori tra le mani. Ho quindi deciso di studiare all’istituto d’arte e poi mi sono laureata in disegno industriale. Il progetto Chiaramente nasce proprio nel periodo dell’università, perché il design lascia poco spazio al disegno libero e invece io sentivo l’esigenza di creare qualcosa di mio. Ho aperto quindi questa pagina Instagram, che mi è servita come esercizio personale per creare un mio stile, sperimentare un po’.
Cosa significa il nome Chiaramente Illustration?
All’inizio ho cercato uno pseudonimo perché non me la sentivo di espormi con il mio nome completo. Un nome che fosse giocoso come lo sono tutte le mie illustrazioni, un po’ ironico. Chiaramente riprende il mio nome (Chiara) e poi “mente“, il discorso quindi di un pensiero, di una progettazione. Musicalmente mi piaceva anche il suono della parola e quindi ho deciso di tenerlo nonostante fosse nato per gioco. Oggi tutti mi conoscono come Chiaramente.
Come hai trovato un tuo stile?
Soprattutto con l’osservazione. Osservo tantissimo illustratori e illustratrici di oggi e pittori e artisti della storia dell’arte. Prendo spunto da ognuno di loro, dunque magari chi vede le mie illustrazioni può associare il collo lungo a Modigliani. Disegnando volevo essere io in primis ad essere soddisfatta, perciò la mia arte doveva rispecchiare la mia persona. In realtà lavoro ancora in evoluzione, le mie illustrazioni di anno in anno cambiano. Mi rendo conto che quelle di qualche anno fa non hanno nulla a che vedere con quelle di oggi nella tecnica, nello studio dell’illustrazione stessa.
Qual è il bisogno che muove le tue illustrazioni?
La ricerca del mio stile è alimentata dal bisogno di scappare dagli stereotipi. Pensiamo per esempio alla storia dell’arte, in cui le proporzioni, i canoni, la forma del corpo dipendevano da standard ben precisi di bellezza. Ho voluto accentuare e rendere chiaro il fatto che sto andando nel senso opposto. La mia arte si fa portavoce di un bisogno di esprimersi a 360 gradi. Per me ognuno deve essere se stesso, sentirsi a proprio agio. Per questo ritenevo obsoleto disegnare dei personaggi che fossero proporzionati. Infatti nel mio personaggio rappresentativo chiave non è neanche così evidente il gender, e questo è fortemente voluto. È proprio il fil rouge del progetto Chiaramente. Il segno stesso del colore non è mai pulito, preciso, e questo richiama sempre questo senso di imprecisione, ma forse è un termine sbagliato, perché secondo me è un valore aggiunto: direi piuttosto unicità, fuori dagli schemi.
Cosa vuol dire fare illustrazioni in Italia?
Io sono anche grafica (in questo settore la creatività è più limitata perché ci si basa sull’immagine aziendale) e l’illustrazione fa da supporto al mio lavoro principale. Ora mi sto dedicando molto all’illustrazione sperando di crescere sempre di più, però il mercato è saturo e questo è innegabile. Io in questo momento con l’editoria non ho rapporti, lavoro con piccole realtà e aziende su commissione.
Quali nuovi stili stai sperimentando?
Le illustrazioni non sono fatte solo per il cartaceo ma possono adattarsi anche ad altri oggetti. C’è sempre una continua ricerca per vedere come rispondono i materiali alla stampa, all’inchiostro, alla ceramica. Sto cercando un’arte a 360 gradi. È tutto un divenire, non mi fermo solo all’illustrazione classica. Ho anche collaborato per la realizzazione di packaging per fare il miele. È stato carino perché lì si vede come le illustrazioni possano prendere forme diverse, adattarsi al contesto cambiando lo stile, i colori, i messaggi…
Progetti per il futuro?
Mi piacerebbe approfondire l’illustrazione, fare qualche workshop per poter acquisire competenze diverse, anche solo per conoscere nuove persone del settore e poter aspirare ad altro. Sono convinta che il rapporto con le persone sia fondamentale in questo lavoro, e infatti vedo che più conosco persone che vengono da mondi diversi, con esperienze diverse, più io mi arricchisco di contenuti, nozioni, di realtà che prima non conoscevo.