Gli eroi classici riflessi negli specchi concavi creano l’esperpento
Un uomo entra in scena e si blocca, intento a fissare uno specchio. Si avvicina molto, la sua faccia è pressoché attaccata alla superficie e singolarmente deformata. È Max Estrella, poeta “cieco, pazzo e furioso”, protagonista dell’opera Luces de Bohemia di Valle Inclán. E lo specchio, lo specchio nell’esperpento di Valle Inclán, sarà anche lui il protagonista dell’opera teatrale, il centro nevralgico e la presenza costante del suo teatro. In alcune scene si scompone in vetri, in altre è dotato di ruote per potersi spostare da un punto all’altro del palco e seguire così i personaggi. In certi momenti, si colloca nudo e minaccioso al centro della scena. “Gli eroi classici riflessi negli specchi concavi creano l’esperpento”.
Max: […] La deformazione smette di essere deformante quando è soggetta a una matematica perfetta. La mia estetica attuale è trasformare con la matematica dello specchio concavo le norme classiche.
Don Latino: E dov’è lo specchio?
Max: Sul fondo del bicchiere.
Don Latino: Sei geniale. Mi stacco il cranio!
Max: Latino, deformiamo l’espressione nello stesso specchio che ci deforma le facce e tutta la vita miserabile della Spagna.
Don Latino: trasferiamoci al Callejón del Gato.
Il Callejón del Gato
Il Callejón del Gato è proprio lo scenario che fa conoscere a Valle Inclán l’elemento dello specchio che tanto utilizzerà nel suo Teatro dell’assurdo. Non deve far altro che prestare attenzione ai passanti di quella via, che vedendo riflessa la propria immagine negli specchi concavi e convessi di un negozio che li esibisce all’esterno come richiamo ai clienti, ridono e si prendono gioco gli uni degli altri.
Racconta Ramón Gómez de la Serna: “In Callejón del Gato ci furono fino a poco tempo fa, attaccati alla parete e delle dimensioni di un passante di statura regolare, due specchi, uno concavo e un altro convesso, che deformavano in Don Chisciotte e Sancio tutti coloro che vi si specchiavano.”
Max Estrella e l’esperpento
Il gioco costante dell’immagine con il riflesso nello specchio rinforza il senso dell’opera. Max Estrella, nell’ultima notte della sua vita, percorre la città di Madrid in cui confluiscono i grandi conflitti della Spagna dell’epoca, rappresentati magistralmente dalle persone che incontra: operai rivoluzionari, politici corrotti, giornalisti servili, bohémien ubriachi, poeti modernisti. Tutti questi sono deformati dallo sguardo di Valle Inclán, dallo specchio concavo che rivela la miseria e la meschinità nascoste dietro una bella facciata o un involucro affascinante.
La deformazione grottesca
Il termine esperpento viene utilizzato dall’autore per definire una nuova estetica e rappresentare una deformazione grottesca della realtà spagnola, di modo venga compresa da tutti nella sua più profonda verità. Alcune delle sue principali caratteristiche sono la deformazione e distorsione della realtà, con l’obiettivo di sottolineare l’alterazione e il caos che vive la Spagna del periodo; la degradazione dei personaggi, che possono subire una cosificación (sulla scena, si trasformano lentamente negli oggetti più disparati), la muñequización (gli esseri umani diventano fantocci, marionette, pupazzi) o una animalización (i personaggi si trasformano in buoi, cani, maiali…).
Max: Gli eroi classici riflessi negli specchi concavi danno vita all’Esperpento. Il senso tragico della vita spagnola può solo esistere con un’estetica sistematicamente deformata.
Don Latino: Miao! Ti stai contagiando!
Max: Spagna è una deformazione grottesca della civiltà europea.