Opera simbolo di scontro tra culture e generazioni
Zadie Smith nasce a Londra nel 1975 da madre giamaicana e padre inglese. Studia a Cambridge letteratura inglese e diviene, giovanissima, una vera e propria star internazionale. Denti bianchi viene pubblicato nel 2000, quando Z. Smith ha soli venticinque anni, presentandosi come un testo simbolo di scontro tra culture e generazioni diverse. Il romanzo diviene in breve tempo un successo planetario e lancia l’autrice come una delle nuove grandi promesse della letteratura inglese.
Denti bianchi
Zadie Smith propone un titolo emblematico: perché “Denti bianchi”? I denti rappresentano una metafora per discutere il tema delle origini e dell’identità. Questi, proprio come le persone, hanno delle radici; possono essere sani, cariati e possono cadere. Ed è attorno alle radici che ruotano i problemi delle famiglie protagoniste del romanzo. I denti bianchi nello specifico possono inoltre essere letti come simbolo del benestare occidentale. Con il susseguirsi degli eventi, Smith arriverà a dire che se, da un lato vi è l’esigenza di un legame identitario con le proprie radici da parte dei personaggi, dall’altra invece bisognerebbe metterelo in discussione e interrogarsi se ancora oggi abbia un valore di qualche genere.
La soggettività dell’integrazione
Zadie Smith racconta le vicende di quattro famiglie di diversa origine, giamaicana, bengalese e inglese, mescolando diverse realtà e facendo emergere gli scontri ideologici che si possono verificare tra diverse culture e tra generazioni nella vita quotidiana. L’autrice mette in luce la propensione di ogni personaggio a rigettare o a conservare le proprie origini e sottolinea la soggettività e la difficoltà del problema dell’integrazione. Alcuni protagonisti sentono che il mondo occidentale attorno a loro contribuisce alla disintegrazione di un’ identità orientale. Per questa ragione cercano continuamente dei punti di riferimento e di riconoscimento identitario che evidentemente gli mancano. Altri invece rigettano le proprie radici, arrivando a vergognarsi dei propri lineamenti e intenti a rendere il proprio stile di vita ed aspetto fisico più europei.
Denti bianchi e i pregiudizi della società
Un episodio di spicco in Denti bianchi è quello di Mr. Hamilton, un anziano signore inglese. Si mostra ostile alla visita di alcuni ragazzi di origine orientale, intenti ad offrirgli del cibo: utilizza parole razziste e non mancano atteggiamenti offensivi nei loro confronti. Smith mette in evidenza la difficoltà del processo di integrazione, senza additare però Mr. Hamilton come il “cattivo”. L’autrice unisce critica e comprensione, denuncia e tolleranza: tutti i pregiudizi razziali tirati fuori da Hamilton non sono altro che i pregiudizi della società. Le sue convinzioni sono frutto di ciò che gli è stato insegnato, di un’eredità culturale di cui non può essere ritenuto del tutto responsabile e con la quale coloro che si vogliono integrare devono fare i conti.
Inversione dei ruoli in Denti bianchi
Il rapporto tra i ragazzi ed Hamilton nasce all’insegna del sospetto, che viene da un solo lato: Hamilton è carico di pregiudizi, residuo di un passato coloniale. Mentre la disponibilità dei ragazzi è segno di forza e di vitalità, il pregiudizio è segno di debolezza, di un forte ancoramento al passato. In Hamilton c’è uno sfasamento tra ruoli e pregiudizi: egli ha gli stessi pregiudizi che ha avuto per tutta la vita, ma mentre durante l’impero britannico erano sinonimo di potere, adesso non lo sono più nonostante permangano. Inoltre le sue condizioni di vita sono molto più vicine alla condizione dell’immigrato di quanto egli non veda, vi è quindi una vera e propria inversione di ruoli: le sue condizioni di vita sono precarie e sono i ragazzi che offrono a Hamilton da mangiare, rovesciando i vecchi rapporti tra colonizzatore ed ex colonizzati.