Canto di Natale è il racconto di un uomo talmente avaro da definire il Natale come un periodo di pausa inutile
Se pensiamo al mese di dicembre, quasi istantaneamente ci vengono in mente alberi, regali, luci colorate e grandi scorpacciate. Io non sono una grande fan del Natale, ma vorrei comunque raccontarvi una storia a tema. L’unica cosa che mi fa apprezzare un pochino il Natale è l’esistenza di Ebenezer Scrooge, il protagonista del racconto Canto di Natale (A Christmas Carol), scritto da Charles Dickens nel 1843. Esatto, la figura più natalizia che mi viene in mente è quella di un uomo anziano burbero, cinico ed egoista. Ma più avanti vi spiego perché.
Canto di Natale mi ricorda la mia infanzia, soprattutto grazie a Canto di Natale di Topolino, versione animata targata Disney del 1983. Chi di voi non ricorda il povero Timmy che sta male e che, con la sua piccola gruccia, si avvicina al tavolo per la cena? Quanti traumi mi ha provocato quella scena! Se non avete capito di cosa parlo (impossibile, ma mai dire mai), Canto di Natale è il racconto di quest’uomo ricco e benestante, Ebenezer Scrooge, talmente avaro e taccagno da definire il Natale come un periodo di pausa inutile, durante il quale non può guadagnare altri soldi. La sera della Vigilia, però, riceve la visita di tre spiriti per indirizzarlo sulla buona strada.
Passato, presente e futuro di Ebenezer Scrooge
Il primo è lo spirito dei Natali passati, che ci dà una visione completa dell’infanzia di Ebenezer Scrooge: un bambino solo e incompreso che colma le sue lacune sentimentali con un crescente desiderio di ricchezza. Il secondo, lo spirito del Natale presente, mostra all’anziano la miseria delle sue conseguenze. I suoi dipendenti, infatti, sono costretti a festeggiare con il poco necessario per sopravvivere, mentre tante altre persone vivono un’esperienza simile a causa della povertà che li perseguita. Arriva, infine, lo spaventoso e tetro spirito del Natale futuro, grazie al quale vediamo che Scrooge è destinato ad una morte triste e solitaria, senza affetti e senza amore. Ovviamente, l’uomo si spaventa e comincia così la sua redenzione a tratti manzoniana, che cambierà per sempre la sua vita e i suoi Natali futuri.
I fantasmi del presente
Quello dell’anno 2020 è stato il primo Natale in zona rossa. Pochi giorni prima del 25 dicembre dello scorso anno, ho avuto modo di leggere un articolo de Il Sole 24 Ore che affrontava la differenze economiche tra le festività natalizie passate, presenti e future. Insomma, il paragone con le sorti del povero Scrooge era inevitabile. Nel nostro “sogno”, però, non sono stati tre spiriti a mostrarci cosa succedeva, ma una pandemia globale che ha bloccato le nostre vite e le nostre abitudini. I natali passati erano stancanti, sfarzosi, pieni di eventi e persone. Le vacanze, i parenti, i regali. Non so se voi l’avete mai vissuta, ma non dimentico l’ansia del dover organizzare le notti della Vigilia e di Capodanno con gli amici. So che tanti di voi amano il Natale e lo vivono con profonda spiritualità (anche religiosa), ma proviamo ad analizzare questo momento dell’anno con gli occhi del consumismo: puro e semplice caos, pezzi di significato che volano via come coriandoli nel vento.
Il fantasma dell’anno scorso
Lungi da me fare inutile retorica sul capitalismo e quello che comporta, ma arriviamo al Natale presente (che oggi, nel 2021, è del passato): per me, non è stato così spaventoso. Non ho potuto vedere e salutare i miei cari, i miei amici, sono stata da sola con la mia famiglia e alle 22 avevamo già finito di mangiare, quasi trepidanti di andare a dormire per la noia. So che questa cosa è successa anche a qualcuno di voi. Stranamente, ho di nuovo respirato aria di Natale, di unione e socialità, ma in qualche modo rappresentata da un ambiente più piccolo e più ristretto, più vicina a quello che davvero significa per me questo giorno. Nessun caos, nessun rumore, nessuna burrasca.
Appena in tempo per non perdersi, cosa abbiamo imparato da Ebenezer Scrooge
Per altri, invece, è stato un Natale di rottura vera: c’è chi lo ha passato in ospedale, chi senza un lavoro, chi completamente da solo. Un malessere che accomunava quasi l’intera popolazione globale nel giorno più felice dell’anno. E si sa cosa comportano le rotture: nuove rinascite. Non so dirvi come sarà questo Natale “del futuro” 2021, ma posso affermare con certezza che sarà diverso dai Natali passati. Non per questo meno sentito, anzi. Se ho imparato qualcosa dal mio fantomatico spirito, è vivere il senso delle cose, non cercarlo in artifici e imposizioni. Per questi motivi appena elencati mi sento così vicina all’uomo contemporaneo Ebenezer Scrooge. Lo prendo quasi come esempio di vita per essere riuscito a fermarsi in tempo prima di perdersi, e di perdere.
Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente.