Napoli Negra è il racconto corale di una verità indicibile
Napoli Negra di Vincenzo Sbrizzi, Iod edizioni, è il secondo volume della collana Cronisti Scalzi dedicata al giornalista Giancarlo Siani, vittima di Mafia. L’opera raccoglie al suo interno venticinque racconti di migranti che hanno attraversato un intero continente e successivamente il Mediterraneo per sbarcare sulle nostre coste, precisamente a Napoli. La città partenopea si è dimostrata, per la sua particolarissima conformazione socio-culturale, un luogo accogliente per molti di queste persone che hanno abbandonato tutto in cerca di un futuro.
Umano e disumano
L’indagine umana che Sbrizzi realizza tramite Napoli Negra è mossa principalmente da due fattori e lo si capisce benissimo sin dalla prefazione. Innanzitutto la voglia del giornalista di confrontarsi con uno dei temi più complessi della nostra contemporaneità: l’immigrazione. Il fenomeno dei migranti ormai è un tema pervasivo, nei mass media e nel discorso pubblico, ma spesso viene riportato semplicemente come una fredda lista di numeri. La dimensione umana viene scissa da questo fenomeno, che però reca sofferenza disumana in migliaia di vite. La prosa di Sbrizzi riesce, senza fronzoli e senza retorica, a riportare la cruda realtà dietro i freddi numeri del telegiornale.
Precarietà e accoglienza
Il secondo fattore che muove la curiosità di Vincenzo Sbrizzi è la realtà napoletana che lo circonda. Dall’opera infatti emerge una dimensione particolarissima del capoluogo partenopeo. Moltissimi migranti hanno scelto Napoli come loro seconda casa proprio per l’accoglienza ricevuta e per la capacità multiforme di questa città di fare spazio a tutti. Lungi dal citare luoghi comuni sull’accoglienza al sud e stereotipi stantii, Isaia Sales ,nella prefazione, rintraccia le ragioni antropologiche di questa caratteristica di Napoli. Sales definisce Napoli città-bazar e città-mondo, una città che favorisce l’integrazione di chi è in difficoltà. Non a caso gli immigranti si stabiliscono proprio nel centro storico di Napoli mescolandosi e andando a sostituire la popolazione napoletana a basso reddito. Ecco dunque il comun denominatore tra le due realtà, la precarietà di un certo tipo di popolazione napoletana coincide con la precarietà di chi attraversa il mare.
La prosa di Napoli Negra
Vincenzo Sbrizzi, attingendo dalla sua lunga carriera di giornalista, elabora le storie di venticinque migranti in una sorta di memoir o meglio in un coro di memoirs, che restituiscono un caleidoscopio di esperienze uniche e comuni allo stesso tempo. Uniche perchè ciascun individuo che partecipa alla costruzione di questo racconto collettivo porta con se un vissuto umano irripetibile. Un esempio è la storia di Justina e Chris che trovano l’amore sulla costa libica, si perdono e si ritrovano grazie ad una volontà incrollabile e all’aiuto delle organizzazioni di volontariato. La storia di Abrar che, con una laurea in tasca, deve accontentarsi di fare il lavapiatti poiché lo stato italiano non gli fornisce, dopo più di tre anni, i documenti. Storie comuni, invece, perché traversate inumane, torture e sofferenze sono più diffuse di quanto ci piaccia ammettere.
La critica alle istituzioni
Un elemento fondamentale dell’opera di Sbrizzi è sicuramente la diretta denuncia di tutte le storture legate a questo fenomeno. Il giornalista napoletano non risparmia nessuno, dalle istituzioni italiane a quelle europee, fino ad arrivare ai governi dei singoli paesi di provenienza di tutti i migranti. Non risparmia neanche se stesso e tutta l’opinione pubblica che si muove intorno la questione. La miopia dei paesi occidentali nei confronti dell’emergenza migratoria è complice di chi fa commercio sulla pelle degli altri esseri umani.
Mi hanno spiegato come è un lager in Libia o come si arriva in un container dall’Iran. Si sono spogliati di ogni pudore così come i loro aguzzini li hanno fatti spogliare di tutto.
L’autore
Vincenzo Sbrizzi, autore di Napoli Negra, è un giornalista di Torre Annunziata, classe 1984. Attualmente lavora per Napolitoday e Today del gruppo Citynews; ha lavorato per Striscia la notizia, Fanpage, Il Mattino, Roma, Optima Italia Dopo una laurea in Scienze della comunicazione alla Università Degli Studi Suor Orsola Benincasa con una tesi in Storia delle mafie, frequenta la Business School de Il Sole 24 Ore e la masterclass de The Guardian in social media e copywriting. Oltre a Napoli Negra ha pubblicato, insieme a Simona Melorio, il saggio “Torre Annunziata: tra camorra e deindustrializzazione”, edito da Editoriale Scientifica , con cui ha vinto il Premio Giancarlo Siani 2020.