Acquistare un libro corrisponde a una perfetta conseguenza dell’operato del marketing dell’editoria o è ancora un atto di fiducia nei confronti della letteratura?
Quante volte capita di scorrere siti internet o andare a rovistare fra gli scomparti delle librerie con la voglia di comprare qualche romanzo trovandosi così a leggere titoli succulenti, con quarte di copertina allettanti ma con trame omogenee e monotone!? Succede spessissimo! Questo è un interrogativo che si potrebbe definire, quasi, come una questione relativa al “genere letterario”. Non solo questo, è un tema attuale anche in campo politico-sociale ma anche nel mondo parallelo della letteratura commerciale e non solo.
Libri, prodotti commerciali e basta?
Con il termine “genere”, in questo contesto, si vuole far riferimento alle differenti scelte compiute dagli autori relative alla categoria narrativa del romanzo. A sua volta, la scelta del genere, codifica conformando le scelte di un determinato codice linguistico deciso a mettere in luce le capacità dello scrittore. Bisogna riflettere sul ruolo e l’identità dello scrittore anche all’interno della società. È anche vero che oggi il mercato editoriale offre poche chance ai nuovi talenti. È uno dei valori principale della società: meglio puntare su qualcosa che già si conosce piuttosto che dare un minimo di fiducia a nuovi protagonisti. Giusto? sbagliato? Fatto sta che i giovani e gli editori indipendenti non hanno molta visibilità nel mondo letterario. Ci sono molto ostacoli. Il fattore commerciale, relativo alla percentuale della vendita, e del conseguente guadagno, esonda nelle acque prolifere dell’originalità sradicando completamente l’imprevedibile dote dell’ispirazione tale da farla annegare nelle acque profonde della monotonia e dell’analogia. Tutto ciò, ahimè, non dipende solamente dall’autore ma dalla consapevolezza e dalla voglia dei grandi editori di guadagnare credito a scapito dell’originalità.
La maggior parte dei libri pubblicati, oggi, hanno il sapore del commercio e poco di cultura. Sono libri che vengono scritti attraverso le manipolazioni dell’editore e dei correttori. Scritti più da loro che dall’autore stesso. S’impongono. Sono libri composti da parole e strutture narrative tutte uguali. Sembra quasi che non si riesca a guardare al di fuori di questa bolla creata dal mercato. Ormai va di moda scrivere tutti allo stesso modo e questo non è un dato di fatto ma una constatazione su cui riflettere. Si punta più alla quantità di possibili lettori invece che sulla qualità degli autori.
Generi letterari, esistete ancora?
Gli scaffali delle librerie sono pieni di traduzioni di libri tradotti e ritradotti ma soprattutto sono colmi di romanzi gialli e dalle investigazioni che non si sa a cosa portano…beh sì, tante serie tv. E quindi? I palinsesti dei canali televisivi ne sono la prova. Passando davanti le vetrine dei negozi di libri vediamo appesi manifesti con copertine di romanzi gialli, polizieschi o simili. Sembra quasi che per diventare scrittore si debba scrivere per forza romanzi gialli con quelle stesse trame, con quegli stessi personaggi e con quegli stessi giochi psicologici visti e rivisti. Queste investigazioni durano anni, e anni, e anni sembrano quasi non giungere mai a termine in quanto i casi, per la sopravvivenza dell’autore, sono infiniti. Una formula matematica improntata a risolvere i dilemmi della scrittura. Più che una formula direi una proporzione matematica in funzione del guadagno.
E(editoria): A (autore) = G (giallo): L (lettore)
È possibile che esista solo questo nella letteratura? È possibile che conti di più il fattore industriale piuttosto che l’originalità dell’autore?
La parola dello scrittore cos’è diventata? Un semplice ingranaggio di un macchinario o vogliamo provare a continuare a vederla come il prodotto della creatività di coloro che sono in grado di poter aprire gli occhi alle persone e far capire come va la società. La cosa principale di cui oggi si sente la mancanza è il culto della parola, non seguendo una questione estetica bensì rintracciandone propriamente l’assenza da un punto di vista etico. Oggigiorno chi è in grado di pronunciare o scrivere due parole diventa cantante, poeta o scrittore. Non si ragiona più sul significato della parola nemmeno la si ascolta quando la si pronuncia. La letteratura d’oggi soffre di questa mancanza. Soffre di quest’emozioni che non trepidano più nell’aria.
Le pagine del libro ormai sono pagine bianche fotocopiate su trame monotone e uguali con qualche tocco dell’editore in grado da non far sembrare tutto omologato. Si è parlato molto dei libri durante il periodo di lockdown dopodiché tutto è svanito nel nulla. Nella maggior parte dei casi si viene a parlare degli autori solamente quando questi passano a miglior vita e, in automatico, vengono ristampati e curati libri da loro scritti con pagine di commenti del curatore. Ma quando sono vivi dove sono, chi sono, come vivono? Ridiamo la giusta importanza alla letteratura, ridiamo valore alla parola, ritroviamo il gusto dello stile, proviamo a sperimentare la letteratura d’avanguardia.
La soggettività di chi ha scritto questo articolo deve essere messa in discussione tale da creare un dibattito su questo tema importante da non mettere da parte, e far passare in secondo piano soprattutto oggi dove alla letteratura non viene dato spazio come merita. Questo fatto implica una mancanza di qualcosa, forse di opportunità, e anche di cultura all’interno della società.