Privacy Policy I Segreti di Dante di Gabriele Consorte, Emia edizioni - recensione - The Serendipity Periodical Dante Segreti
I Segreti di Dante di Gabriele Consorte, Emia edizioni

I Segreti di Dante di Gabriele Consorte, Emia edizioni – recensione

Dante, non il trattato sul Sommo Poeta che vi aspettereste – sfoglieremo assieme le pagine de “I segreti di Dante“, un trattato diverso dal solito

“Infatti, se anche uno dicesse per caso

una cosa massimamente compiuta,

lui stesso, comunque, non potrebbe saperlo:

non è che un’opinione, quella che c’è su ogni cosa.”

Senofane

È proprio con questa citazione che si apre I segreti di Dante di Gabriele Consorte, edito da Emia Edizioni, un libro con cui l’autore, fin dalle prime pagine, si pone un obiettivo molto chiaro ma tutt’altro che semplice: dire la sua. E non dire la sua su un argomento qualsiasi, magari poco trattato, o ignorato dai più. No, Gabriele Consorte con queste pagine vuole illustrare la sua personale interpretazione di alcuni passi della Commedia, il celeberrimo poema di Dante Alighieri. Nello specifico, sarà trattato l’Inferno. Un compito spinoso, se consideriamo il fatto che il Sommo Poeta è stato ed è – e con ogni probabilità continuerà ad essere – oggetto di molti studi e approfondimenti. Anzi, si può quasi affermare che la sua figura sia stata perfino oggetto di mitizzazione, arrivando a essere considerato sempre più come leggenda e meno come essere umano. È quasi impossibile approcciare un qualsivoglia scritto su Dante senza chiederci: “potrà mai dirmi qualcosa di nuovo?”.

Copertina de “I segreti di Dante”– Credits www.emiaedizioni.it

Nel caso del libro di Gabriele Consorte, la risposta è: “Sì”. D’altronde, l’autore si protegge furbamente dalle potenziali accuse di superbia, facendosi scudo dietro quella filosofia che ritroviamo proprio nella citazione di Senofane, incipit dell’opera: un’idea, verosimile o meno che sia, resta pur sempre un’idea.

Dante, un uomo che cerca la luce

Il libro è diviso in due parti, e fin dall’inizio della trattazione si può notare un modo diverso di parlare di Dante: l’Alighieri, infatti, non viene presentato come una figura astratta, un mito, o una leggenda. Viene descritto come un uomo, o, per usare le parole stesse dell’autore, “un uomo che cerca la luce“. Con questa semplificazione di Dante, Consorte sembra quasi volerlo strappare al cielo intangibile dei poeti immortali, per riportarlo a una condizione umana, più semplice da analizzare. Dietro questa scelta, tuttavia, non si cela una mancanza di rispetto, anzi. Per quanto sia difficile entrare in empatia con questa figura – è pur sempre una trattazione, d’altronde – anche i lettori arrivano a inquadrare Dante per com’era come uomo.

Dante e la lupa

Nella prima parte del libro, Consorte assume un punto di vista particolare. Senza mai staccarsi dalla serietà che spetta a una trattazione, sembra quasi divenire il terapeuta di Dante. Questa fragile mente sperduta, persa nei meandri di una “selva oscura” che altro non è che un labirinto mentale, viene seguita passo passo dall’autore, che ne studia i pensieri tentando di interpretarli. A tratti, sembra quasi che sia proprio lui a guidarlo verso Virgilio. Ma, prima di illustrare la sua tesi, Consorte ricapitola velocemente le interpretazioni più conosciute della selva e, soprattutto, delle famigerate tre fiere.

Dante e le tre fiere
Dante e le tre fiere

Le tre belve feroci, Consorte le vede come un’unica entità; un riguardo particolare viene riservato alla lupa, in cui gli studiosi hanno individuato i riferimenti più disparati, da un qualunque peccato alla curia romana. Ma nessuna di queste interpretazioni sembra convincere Consorte, per cui la lupa dantesca rappresenterebbe invece la città di Firenze. Questa visione, quindi, si collega bene all’idea di selva oscura come esilio (tema fondamentale per Dante). L’unico modo per raggiungere la luce – e qui ci si riallaccia alla definizione del Sommo Poeta con cui si apre il libro – è scrivere la stessa Commedia. Sulla chiusura della prima parte, Consorte si ricongiunge quindi al comune pensiero degli studiosi, individuando la causa della scrittura dell’opera nel valore catartico dipoesia e filosofia.

Le due chiavi- I Segreti di Dante

La seconda parte del libro è più intima, ma al tempo stesso anche distaccata. Viene trattato un argomento spinoso (è proprio il caso di dirlo), vale a dire una frase misteriosa pronunciata da Pier delle Vigne, nel canto XIII. Consorte, difatti, si interroga su cosa possano rappresentare “le due chiavi” con cui il suicida dichiarava di aver “serrato e disserrato” il cuore di Federico II. Inutile dirlo, innumerevoli sono le tesi già esistenti al riguardo, e l’autore non manca di riportarle. Ma, come un fulmine a ciel sereno, Consorte propone la sua personale soluzione. Da dove viene tanta sicurezza? È presto detto: l’autore avrebbe trovato l’intuizione in un documento analizzato ai tempi del liceo. Curioso, si potrebbe pensare, eppure non si può fare a meno di seguire questo ragionamento, spinti in particolar modo da quella furba umiltà con cui Consorte sottopone la sua ipotesi ai lettori.

L'incontro con Pier delle Vigne
L’incontro con Pier delle Vigne

Questa caratteristica merita il giusto apprezzamento. Consorte mescola sapientemente idee proprie e altrui con un buon risultato. Tuttavia, non è la cautela la migliore qualità di quest’opera, bensì la leggerezza. Si è così avvezzi a collegare Dante al concetto di “pesantezza”, che quasi non ci si accorge di essere arrivati alla fine del libro. Viene da sorridere al pensiero di Consorte, chino a studiare interminabili trattati su Dante, che decide di scriverne uno tutto suo, sotto forma di “libriccino” (come lui stesso lo definisce)! Se le idee dell’autore siano giuste o meno, non spetta certo a noi dirlo. Quel che è certo è che Consorte, nonostante sia all’inizio del suo stesso cammino, si offre di guidare il lettore attraverso queste pagine con passo svelto e sicuro. Un po’ come fece Virgilio con Dante, a pensarci bene.

L’autore de I Segreti di Dante

Gabriele Consorte, autore de "I segreti di Dante".
Gabriele Consorte, autore de “I segreti di Dante”

Se stupisce che qualcuno decida di scrivere un’opera su Dante Alighieri nel 2021, sorprende ancor più il fatto che l’autore abbia soltanto 26 anni. Bisogna ammetterlo: sapendo ciò, il potenziale lettore potrebbe farsi assalire dallo scetticismo, o semplicemente chiedersi perchè mai dovrebbe stare a sentire le idee di un giovane studioso, quando si ha accesso a biblioteche intere sull’argomento. Ma l’età dell’autore non deve distogliere dalla lettura, anzi: Consorte dimostra di conoscere, e – cosa a nostro avviso ben più importante – amare l’argomento trattato. In fin dei conti, sta solo dicendo la sua.

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