L’eco della falena
Sabato 20 novembre, alle 21:15, al Teatro Pietro Aretino di Arezzo nell’ambito della rassegna Z GENERATION MEETS THEATRE, andrà in scena L’eco della falena, spettacolo ideato e creato da Ciro Gallorano, che vede sul palco Davide Arena e Sara Bonci. L’eco della falena, prima parte della Trilogia della memoria, è una ricerca sul tempo come ricordo, memoria felice e traumatica, che si fa assenza e mancanza, un tempo che scorre e porta via le persone care, che cura e invecchia il corpo, che trasforma le azioni in abitudine, un tempo che vorremmo possedere con violenza, ma che scivola dalle mani e si fa spesso paura del futuro in quanto ignoto. Nonostante i riferimenti letterari alle opere di Virginia Woolf, non ci sono personaggi né storia, ma figure e un luogo. Una donna ci guida nei meandri della sua stanza, che sta a rappresentare il suo mondo interiore. Sul fondo della camera ci sono due grandi porte chiuse, che rappresentano il futuro, uno spazio-tempo sospeso che ci invita a immaginare che cosa ci sia oltre. La donna è incapace di aprirle, forse per paura di ciò che non conosce, ma le porte si apriranno inevitabilmente per portare alla luce la memoria.
Il volto di Karin
Il volto di Karin, seconda parte della Trilogia della memoria, trasporterà la ricerca in un luogo dove il tempo cronologico si ferma e si fa da parte per dare spazio a quello dei ricordi. Lo spettacolo, ispirato alle opere di Ingmar Bergman, sarà per la prima volta in scena sotto forma di studio il 30 novembre alle ore 21:00 al Teatro Studio di Rovigo, come esito di una residenza che si terrà dal 23 novembre, ospite del Teatro del Lemming. Il volto di Karin prende il titolo dall’omonimo cortometraggio del regista svedese dedicato alla memoria della madre Karin Åkerblom, elegia iconografica al tempo che scorre e all’importanza di sedimentare la memoria, incarnata dalle fotografie.
Un luogo fisico, una stanza, sarà l’ambientazione che ospiterà un non-luogo, quello del sogno, unico in grado di rompere il tempo cronologico, di ricostruire la realtà del passato e farla coincidere con quella del presente. Nel sogno è possibile percepire come vive alcune persone che non ci sono più oppure che negli anni hanno mutato aspetto, è possibile avvertire noi stessi giovani, rivivere situazioni o sensazioni passate. Un’assenza può essere quindi colmata attraverso una realtà fittizia, quella onirica. La memoria è qualcosa di incorporeo, della quale il ricordo è una parte che ha la sua manifestazione privilegiata in un non-luogo, il tempo. Nella realizzazione delle scene verranno prese come riferimento le opere dell’artista danese Carl Vilhelm. L’ultimo capitolo della Trilogia sarà dedicato, invece, a À la recherche du temps perdu di Proust.