L’amore è una scusa torna in scena
Dopo il brillante successo degli scorsi anni, torna sul palcoscenico del Teatro Lo Spazio, dal 4 al 7 novembre, L’amore è una scusa. Lo spettacolo scritto da Maria Carolina Salomè, con Alessandro Molinari, Maria Carolina Salomè, Federico Scribani e la regia di Massimiliano Vado.
Cosa succede se tre amici che si conoscono da trent’anni, decidono di incontrarsi per fare musica? E se uno di loro è un anno che non esce di casa, dopo la separazione dalla moglie, mentre l’altro è un attore cantante sempre in fuga da storie d’amore ingarbugliate e il terzo, anzi la terza è un’amica del cuore?
Federico e Carolina cercano di motivare Alessandro, l’amico musicista in un momento di evidente difficoltà esistenziale coinvolgendolo in un progetto per uno spettacolo musicale. Ripercorreranno i trent’anni di amicizia che li lega finendo inevitabilmente a parlare della gioventù, di ricordi, di sentimenti, di donne, di uomini, di visione maschile e femminile dell’amore. Attraverso le canzoni toccheranno le varie tappe di una storia d’amore, dai suoi felici momenti iniziali, al suo struggente tramonto, in un’atmosfera ironica e delicata, per poi comprendere che in fondo l’Amore è solo una scusa per ritrovarsi.
Parola alla regia
“Nella concezione romana di teatro contemporaneo, spenti i fasti polverosi del passato, si fa spazio una programmazione a moduli, della rappresentazione, poco viziata da storicismi pleonastici e molto incentrata sulla necessità interpretativa degli attori. È chiaramente un segno dei tempi”
Massimiliano Vado, regista
“I testi nascono dall’esigenza personale e non dalle liste di presentazione al ministero, i progetti si sviluppano attraversando l’entusiasmo di un gruppo e sfruttandone le reali capacità, anziché essere il prolungamento egotico di un adepto fedele del teatro di regia; gli spettacoli che nascono sono operazioni a cuore aperto, non cartellini da timbrare: si fanno perché altrimenti non si respira, li si mette in scena perché altrimenti non può essere.
Aggiungerei che finalmente questo stato delle cose, per quanto doloroso, è una conseguenza di decenni di subordinazione del mondo dello spettacolo all’amoralità di funzionari poco attenti.
Tenendo fede a questo assioma, per cui si creano assembramenti spontanei che mantengono centrale un desiderio di collaborazione, nasce “L’amore è una scusa” che, con incredibile e contagioso ottimismo, azzarda un palese recupero di forme e contenuti appartenuti al secolo scorso ma totalmente validi anche per il teatro contemporaneo. Il teatro che si vanta di essere e non rappresentare. Quel teatro che conta più sul talento comune che sul capocomicato. Il teatro utile per cui costituisce reato anche solo pensare di formalizzare ogni deriva.
Il teatro che ti fa andare a teatro.
Condizione necessaria e sufficiente è naturalmente quella per cui all’interno di questo gioco rappresentabile trasporti i compagni di giochi di allora, pur proiettando con loro la maturità artistica in cui hanno deciso di nuotare. Basta un pianoforte per recuperare un pezzetto di memoria, un incontro casuale fa nascere nuovi ulteriori brandelli di teatro o di dialogo o di cinema o soltanto respiri comuni. Canzoni che scandiscono le sequenza e che diventano parodie e ricordi maturi, chiacchiere e confronti a rimarginare le distanze di tempo e come unico collante richiesto, farei valere l’amicizia e la confidenza dei tre interpreti.
Bisogna guardare avanti e fidarsi di quello che si sta facendo
suggerisce la protagonista ed è esattamente quello il canale che mi interessa solcare: la pertinenza dei sentimenti, l’inaccessibilità rivelata dell’anima, una miniaturizzazione voluta, programmata. Non serve altro, anzi non c’è spazio per altro. Per far sentire quanto vale un abbraccio basta il fluire di questo spettacolo.
Fantastico e affascinante