Maledetta Balena, l’incredibile graphic novel di Walter Chendi
Maledetta Balena è una graphic novel di Walter Chendi scritta pubblicata nel 2016 da Tunué. L’albo inchioda il lettore alle sue pagine tramite una narrazione avvincente e dalle tinte noir. La narrazione, sapientemente dominata dal fumettista, si sviluppa in un crescendo che parte da una calma surreale per proseguire in un climax ascendente capace di incollare letteralmente il lettore. All’interno di Maledetta Balena non è presente nessun cetaceo eppure i punti di contatto con l’opera di Hermann Melville sono molteplici, primi tra tutti l’ambientazione in mare ma soprattutto l’ossessione del protagonista.
L’ambientazione e il tratto iper-realistico
L’impatto visivo con l’opera di Walter Chendi è spiazzante. Il tratto del fumettista risulta ordinato, pulito e precisissimo tanto da che a colpo d’occhio non lo si riconosce come appartenente alla tradizione italiana. In realtà Chendi si rifà chiaramente ad un altro grande del fumetto italiano, Vittorio Giardino, che rielabora il tratto ordinato e apparentemente freddo della linea franco-belga. Chendi disegna con un tratto iper–relistico delineando ogni minimo dettaglio. Questa scelta estetica non è accessoria ma va di pari passo con la narrazione che ci da una panoramica interessantissima della Seconda Guerra Mondiale a partire da un piccolissimo pezzettino di puzzle. Una vicenda che racconta uno spaccato d’Italia, una storia nella Storia.
Il surrealismo di Maledetta Balena
La prima tavola di Maledetta Balena raffigura un gabbiano, il tratto vividissimo come volesse uscire fuori dalla pagina. Il gabbiano, appollaiato ai piedi di un letto d’ospedale, ci parla. Introduce la storia e vola via. Già da questo incipit possiamo capire la chiave surrealista che Walter Chendi decide di adottare all’interno di Maledetta Balena. L’intera vicenda si svolge su due piani temporali distinti e due ambientazioni molto diverse. Siamo nel 1943 e il soldato Giovanni Dardini viene asseganto come cuoco su una nave ancorata a largo, all’improvviso una stanza d’ospedale dove gli spettri di un passato lontanissimo tormentano il protagonista, spettri come il gabbiano della prima tavola. I piani temporali della vicenda si rincorrono e si sovrappongono mostrando un’incredibile gusto surreale e al contempo grottesco che si mescolano con maestria.
I mostri che ci portiamo dentro
Un titolo come Maledetta Balena non può che ricordarci un celebre antenato letterario, capostipite della tradizione del romanzo americano, Moby Dick. La maledizione scagliata dal capitano Achab, sul punto di arpionare la balena e di affrontare gli abissi oceanici con la stessa, è rimasta nella memoria di tutti coloro che hanno letto il libro. Come detto prima però nella graphic novel di Chendi non è presente nessun cetaceo, la balena di cui si fa menzione nel titolo è infatti la nave Kosborg sulla quale viene arruolato il protagonista. Però la balena a cui si fa riferimento nel titolo deve intendersi in maniera più ampia. La balena è forse il mostro che il protagonista si porta dentro, l’orrore della guerra, delle morti inutili e la violenza gratuita.
Lo stress post traumatico
Lo stress post traumatico è un altro mostro che possiamo rintracciare all’interno dell’albo, un mostro immenso che altera costantemente la percezione della realtà di Giovanni. Da qui il gusto surrealista di Chendi che mostra i due piani temporali sovrapporsi. Una narrazione cruda che tratteggia tutti gli orrori della guerra in maniera realistica a partire dai corpi maciullati dalle bombe messi in primissimo piano. Il gusto grottesco e alle volte spalatter delle tavole evidenzia in maniera straordinaria l’orrore della guerra e le sue conseguenze.
La banalità del male
Terzo e ultimo mostro che riusciamo a trovare all’interno di Maledetta Balena è l’ottusità dei personaggi, la loro indifferenza di fronte al male e il loro comportamento individualista. La Kosborg è infatti una nave piena di segreti e soprattutto di disonesti, per un motivo o per un altro tutti sulla nave mentono. Derubare lo stato, il prossimo o il proprio compagno sono atti considerati dai personaggi di Maledetta Balena. Uccidere per tornaconto non è poi così grave agli occhi di molti membri dell’equipaggio. Il cinismo la fa da padrone, non è forse questo il mostro più grande di tutti?