Era il periodo a cavallo tra gli anni ’50 e gli anni ’60, quando Hugo Pratt in Argentina ha vissuto il suo sogno “americano”
“Hugo Pratt in Argentina” è un documentario, sceneggiato dal regista Stefano Knuchel e dallo scrittore Marco Steiner, presentato alla biennale del cinema di Venezia 2021. Si racconta, in 97 minuti, il lungo periodo argentino di Pratt; amori, esperienze fuori dal comune, feste bordo piscina e il clima teso della dittatura Videla. Pratt, fumettista italiano, è sbarcato a Buenos Aires nel 1950, con il sogno di raggiungere gli Stati Uniti, per scoprire poi che la sua America sarà proprio l’Argentina. Ad Acasusso, nella periferia di Buenos Aires, Pratt ha vissuto fino all’età di 28 anni. In questo lungo periodo di permanenza – 13 anni – il fumettaro di Malamocco ha incontrato persone provenienti da ogni parte del mondo e si è lasciato affascinare dallo stile di vita argentino e dal tango.
Hugo Pratt in Argentina, un documentario magico e malinconico
Lo sciabordio delle onde, la vista dell’oceano Atlantico e un giovane Hugo Pratt che racconta sono tra le prime immagini del documentario. Fin dai primi fotogrammi si entra in un mondo diverso da quello di oggi e si respira un’atmosfera raffinata e trasognata. Si entra nelle vita e nell’immaginario di Pratt, una dimensione che viaggia a metà strada tra la realtà e la fantasia. Molto interessante la scelta autoriale di unire la vera voce dell’autore, registrata durante l’intervista di Dominique Petitfaux risalente agli anni ’90, con quella di Giancarlo Giannini. Ci sono diversi momenti in cui ci si immedesima in Pratt, fino a farsi sopraffare dall’emozione, quando si ascolta Pratt stesso raccontare di aver capito che l’età della giovinezza, e quindi il periodo argentino, erano ormai giunti alla fine. Un documentario in cui immagini, suoni e voci articolano un ritratto prattiano non convenzionale.
Hugo Pratt in Argentina – Asso di picche, l’inizio del viaggio
In Argentina Pratt è arrivato insieme ai suoi amici fumettisti con cui aveva dato vita ad Asso di Picche; difatti grazie al contratto stipulato con l’editore Cesare Civita, Pratt e il gruppo veneziano hanno visto cambiare le loro opportunità lavorative. Questo in quanto, prima dell’arrivo di Pratt, e cioè negli anni ’40, il fumetto in Argentina, ha iniziato ad avere una sua evoluzione ed essere così sempre più apprezzato. Le storie del gruppo veneziano, costituito da Mario Faustinelli, Alberto Ongaro, Hugo Pratt e Ivo Pavone, sono riuscite a calamitare l’interesse e la curiosità di molti durante e subito dopo la guerra. Proprio per questo è stato possibile l’avvio della collaborazione con la rivista agentina Editorial Abril, inizialmente rimanendo nella Laguna.
L’arrivo in Sud America
Dopo un anno, Cesare Civita ha proposto a tutto il gruppo il trasferimento a Buenos Aires per lavorare direttamente presso la sede in Argentina. Le condizioni contrattuali ed economiche interessanti, soprattutto se paragonate a quelle del mercato italiano, hanno influito di molto sulla scelta dei fumettisti. Faustinelli e Pratt senza esitare troppo hanno traslocato da Venezia nel dicembre del 1950. Questo è stato l’inizio del sogno argentino. Una casa a buon prezzo ad Accassuso e il mestiere del fumettista. Tutto è diventato acor più affascinante, quando Pratt ha iniziato a lavorare con Héctor Germán Oesterheld. L’incontro tra Oesterheld e Pratt ha dato vita a tantissime e famose strisce che, dal 1957, hanno permesso la fondazione e il successo dell’Editorial Frontera. Come tutti i sogni anche quello argentino è poi giunto alla fine ma Pratt ha sempre custodito il felice e malinconico ricordo degli anni di Acasusso.
Hugo Pratt in Argentina è un viaggio verso il sogno, un periodo come fuori dal tempo, 13 anni di stasi tra le guerre, in cui Pratt è cresciuto come uomo e come disegnatore.