Vascello fantasma è l’ultima raccolta di poesie di Marietta Salvo, autrice messinese pubblicata nel settembre di quest’anno da Perrone Editore. Indispensabile, per chi si accostasse per la prima volta alla sua poetica, il commento in apertura del professore Antonio Di Grado. Esso ci introduce al luogo dell’anima poetica di Salvo, costruito su un linguaggio complesso ma coinvolgente, ricercato e mai banale. Di Grado sottolinea soprattutto il labor limae della creazione poetica/poietica: la poesia non è mai istintiva, nonostante giunga dalla parte più oscura dell’anima – anzi, proprio per questo, la scrittura è sempre scavo, lavoro, labour nel senso di travaglio.
Una poetica di presenze-assenze del Vascello Fantasma
Intravediamo, attraverso il vetro opaco delle poesie di Salvo – un vetro mai troppo limpido da svelare immediatamente tutti i significati nascosti – delle presenze fantasmatiche (il titolo della raccolta è perfettamente eloquente). Hanno nomi che a volte sono scritti con lettera minuscola, come a volersi perdere tra la foresta di significanti. Il più delle volte, un interlocutore si chiama semplicemente “Tu”. Ci ricordano le anime dell’Antologia di Spoon River, e questo perché le vere presenze in questa raccolta sono le assenze: la perdita, il ricordo, la morte. Ma l’assenza lascia tracce, lascia orme, alla stregua di un corpo, sempre al limitare tra il vuoto e l’esistenza:
Ci guardammo alla fine pensando che
l’oggetto dell’assenza non sfronda né suona
però racchiude uguale i suoi
sospiri.
“Paloma”, p. 78
Il luogo poetico
Il luogo della poesia è il luogo dell’anima. La poesia è come una struttura che posa le basi sulla psiche. Benché questa parte oscura è del tutto personale per ognuno, il dono di Marietta Salvo è quello di rievocare immagini e posti che sembrano riguardare ognuno di noi. Nella sua poesia c’è una fisicità che è sensualità, carnalità, sangue e ossa. C’è terra e c’è mare. Ci sono luoghi, come bar e auto nel traffico tetro, che però restano sempre al limitare del ricordo, dell’onirico e dell’inconoscibile: «il bar porta insegne illeggibili» (“Città costellata con ragazzi”, p. 33); «giardini | nascosti in verticale» (“Vascello fantasma”, p. 46).
Il linguaggio poetico
Consiglio al lettore di provare ad approcciarsi a questa raccolta come ho fatto io: leggendo le poesie ad alta voce. Così sarà naturale scoprire le intense relazioni tra le lettere, le assonanze, le parole ripetute più volte in più poesie. Questo costante rimando di significanti e significati costituisce un vero e proprio vocabolario poetico che dopo un po’ impariamo a riconoscere, proprio come se si trattasse dell’apprendimento di una lingua straniera. È la lingua della sua anima e quindi della sua poetica, e come ogni semantica ha una storia, una memoria, suoni e silenzi.