Commedia brillante in due atti di Cesare Cesarini
Dal 6 al 10 ottobre al Teatro delle Muse di Roma sarà in scena Il Don Giovanni, una commedia di Cesare Cesarini, liberamente tratta dalle opere di Molière e Da Ponte. Un Don Giovanni ormai in là con gli anni incomincia a ripensare alla propria vita e a tutto il male fatto ma, invece di pentirsi, rivendica il diritto al piacere e al divertimento. La morte sembra un evento che non lo riguardi.
La messa in scena del Don Giovanni
In una scenografia essenziale, disegnata come le maschere dal Maestro Piero Angelo Ottusi, si muovono gli attori di questo spettacolo diretto da Cesare Cesarini. Si tratta di una sorta di schermo bianco che prende colore a seconda dell’ora del giorno e dello stato d’animo dei protagonisti, uno schermo che servirà a tentare di filtrare la scena di sfrenato erotismo tra Don Giovanni e Zerlina. I protagonisti sono spinti solo dall’interesse e dalla mancanza di ogni sentimento umano. Interesse per il sesso dell’ormai attempato Don Giovanni. Interesse per il denaro da parte della bella Zerlina e di Sganarello. Ma non solo, l’interesse per uno status perso per Donna Elvira, l’interesse per la macchia sull’onore per Don Carlos.
La tradizione teatrale della Commedia dell’arte
Gli unici che sembrano avere ancora una scintilla di sentimento sono Gusmana (che paga ciò con l’alcolismo), Masetto (che lo sconta diventando vittima di un tradimento) e il mendicante che si vota però alla religione. C’è poi la statua del Commendatore, una statua di marmo che si anima in una sorta di nemesi all’interno di un mondo popolato dalla disumanità. Sembra non esserci speranza, solo arrivismo e solitudine. Il tutto però giocato su un ritmo incessante proprio della Commedia dell’Arte e del teatro delle marionette. Un intento morale, se proprio lo dobbiamo cercare, è nell’individuare ciò che l’uomo non dovrebbe essere e renderlo palese.
Costruito come un ingranaggio ad orologeria
Sull’aria del “Cartalogo” di W. A. Mozart, Zerlina è attratta da un Don Giovanni statuario. Sganarello cerca di dissuaderla illustrandole tutte le conquiste che il suo padrone ha fatto girovagando per l’Europa. In un continuo e rutilante cambio di situazioni ci si rende così conto che le conquiste di Don Giovanni sono sì innumerevoli, ma alla fine è come se egli conquistasse sempre la stessa persona. Donna Elvira, nobile chiusa in un convento di clausura, viene sedotta, sposata e abbandonata da Don Giovanni che scappa. Masetto e Zerlina sono due contadini fidanzati da sempre. La ragazza sembra molto attratta dalla figura di Don Giovanni e quando questi compare in scena lei si lascia docilmente sedurre, anzi lo incoraggia fino ad appartarsi con lui sulle note di “Là ci darem la mano”. Don Giovanni non si lega nemmeno a Zerlina e una volta conquistata è già pronto per nuove avventure, così a lei non rimane che tornare da Masetto e, con grande sfrontatezza seduttiva, riconquistarlo.
Atto secondo del Don Giovanni
Sganarello e Don Giovanni girovagando nei pressi della città si imbattono nel monumento funebre del Commendatore ucciso in duello dal nostro protagonista. Durante la cena La Statua del Commendatore, che era stata invitata da Don Giovanni a mo’ di sberleffo, si presenta, il protagonista sembra spaventato e sul punto di pentirsi della sua vita dissoluta, illustra invece a Sganarello la propria filosofia di vita. Il servo, indignato, imbastisce un discorso senza capo né coda ma ecco giungere Don Carlos, fratello di Donna Elvira, che intende lavare l’onta del disonore arrecata dal nostro alla sua famiglia. La Statua del Commendatore per compirà la vendetta finale.
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