Due chiacchiere con Alessio, proprietario della libreria indipendente Il Mattone, nel quartiere romano di Centocelle
Il Mattone ha sempre rappresentato ai miei occhi un punto di riferimento fondamentale per questo quartiere. Molte volte sono entrata in libreria semplicemente per l’effetto tranquillizzante che sa infondere. Perciò, quando Egle si è trasferita a Roma, ho voluto condividere con lei un luogo che avrebbe potuto farla sentire a casa. Abbiamo quindi deciso di andare insieme a parlare con Alessio, che ancora una volta ci ha aperto le porte di questo suo piccolo angolo di mondo.
Perché “Il Mattone”?
I mattoni a vista sono ciò che caratterizza le pareti di questa libreria. Astraendo, il mattone è l’inizio di qualcosa, positiva o negativa: una casa o un muro. Ma il concetto che il mattone funga da base per qualcosa mi ha sempre affascinato. Ho voluto accostare mattone e libro, perché il mattone regge strutturalmente gli scaffali con i libri, e il libro… regge tutto il resto.
Il quartiere è molto legato alla tua libreria. Potresti parlarci di questo rapporto?
Una libreria di questo tipo ascolta molto le persone che vengono e che la sostengono. Cerco di accontentare tutti, e non solo per un discorso meramente commerciale. In questa libreria c’è molto di me, ma non è la mia libreria, è la libreria del quartiere. Quindi, ci sono libri che io a casa mia non terrei, ma qui ci sono ed è giusto che ci siano. Se una persona viene a chiedermi un libro che io non leggerei, è giusto che io ce l’abbia, accogliendo tutte le richieste a 360 gradi, dai libri di cucina all’edizione introvabile di una drammaturgia.
In una bacheca di fianco alla porta d’ingresso notiamo dei disegni, fatti da bambini. Molti ritraggono un Alessio sorridente, dietro al bancone, a testimonianza del fatto che anche i più piccoli sono molto affezionati a lui e a questo luogo.
Ci sono particolari iniziative che porti avanti qui al Mattone?
Collaboro con degli attori con i quali facevo una volta al mese uno spettacolo teatrale qui in libreria. Si mettevano le sedie e si accendevano due riflettori. Poi ho attivato un laboratorio di narrazione, qui ogni lunedì sera. Raccontavamo storie, non necessariamente scritte: non era un laboratorio tecnico. L’importante era avere idee e narrarle, a prescindere dal mezzo e dalla lunghezza.
Come hai vissuto gli ultimi due anni? Secondo i dati, si sono venduti più libri. Qual è stata la tua esperienza?
Confermo che con il lockdown la gente ha comprato più libri. Tuttavia, non sempre ha comprato in libreria. Ciò che ha favorito le librerie indipendenti è stata la legge che ha limitato gli sconti al 5%, per cui noi librai ci battevamo da sempre. Questa cosa permette di lavorare insieme alle altre realtà, come gli store online o le librerie di catena, con cui si può convivere se partiamo alla pari. Il lettore ha libera scelta di fare acquisti come vuole: se viene qua al Mattone è per i libri che scelgo e perché qui sta bene. Se si sente meglio altrove, è giusto che vada altrove. Che male c’è?
Croce e delizia del mestiere del libraio?
La delizia è tutto. Sinceramente, non c’è un aspetto del lavoro che faccio malvolentieri (perfino la parte burocratica!).
Un ultimo consiglio per i lettori?
Se incontrate un adolescente che non legge, non disperatevi, io non ho letto fino a 17 anni. Non farò altro che ringraziare la mia prof di Italiano: si parlava del Grande Fratello di George Orwell, e la prof ci disse che se proprio avevamo voglia di leggerlo potevamo andare anche in biblioteca. Lo disse senza aspettative, eravamo una classe di un tecnico industriale… Io andai a prendere 1984 in biblioteca, e sono diventato lettore con quel libro, il romanzo che mi ha fatto scattare qualcosa e ha cambiato la mia vita. George Orwell è il Mattone di questa libreria.
Diamo un’ultima occhiata intorno, prima di lasciare Il Mattone. Ogni dettaglio che Alessio ha scelto con cura di inserire nella sua libreria racconta qualcosa di lui e del percorso che lo ha portato fin qui. Qualcosa di nuovo si è aggiunto alla serenità che ci ha sempre trasmesso questo posto: il piacere di entrare in casa di un caro amico.
Un commento su “Menù Librari, Il Mattone – Intervista al libraio Alessio”