Uguaglianza: la nostra Costituzione all’articolo 3 sancisce in modo perentorio che:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione e opinione politica”. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di qualsiasi ordine che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.
Ciò si ispira a principi cardine dell’illuminismo, che per la prima volta vennero applicati nelle costituzioni ottocentesche. Tutto questo se ben garantito da un punto di vista formale, non lo è da un punto di vista sostanziale. L’uguaglianza, in Italia, come del resto in altri paesi del sud Europa fatica ad affermarsi di fatto. Si pensi che permangono soprattutto per le donne grosse difficoltà ad emergere nelle carriere politiche e istituzionali. Infatti nel nostro parlamento ci sono più uomini che donne. Invece nei paesi anglosassoni e del nord Europa i fiocchi rosa arrivano a divenire leader di partiti e addirittura presidenti di stati.
Discriminazioni sociali e di genere
Inoltre si ricordi come i senatori Barani e D’Anna insultavano la senatrice Barbara Lezzi, perché non d’accordo con il testo di legge in esame al senato quel giorno. Anche a livello retributivo la situazione è abbastanza discriminante. Poiché lo stipendio di una donna è pari al 70, 80% della paga maschile. Tuttavia la situazione diviene ancora più torbida nel settore privato, basti considerare che una donna in gravidanza viene licenziata o convinta a dimettersi con il pretesto che il suo stato danneggerebbe la produzione o il servizio erogato.
Altra categoria fortemente discriminata è quella dei gay. Le cronache ci riportano quasi quotidianamente episodi di vessazioni, aggressioni nei loro confronti per il solo fatto di avere gusti sessuali che si discostano dalla presunta norma. Anche per loro, almeno nel Bel Paese l’eguaglianza è ostacolata da innumerevoli barriere. Di ogni tipo, che sono frutto di pregiudizi e retaggi culturali di qualsiasi natura. Le coppie gay ancora non possono regolarizzare le loro unioni a causa di resistenze della politica più conservatrice, che adducendo convinzioni pseudo religiose sulla famiglia tradizionale ne impedisce il loro pieno riconoscimento.
Teoria e pratica dell’uguaglianza
Un ulteriore gruppo sociale oggetto di disparità è costituito dai migranti. Questi arrivano in Italia per avere un futuro migliore in termini occupazionali, fuggendo talvolta da guerre e carestie. Loro essendo sfruttati, mal pagati in lavori usuranti che in molti casi i cittadini italiani rifiutano di svolgere, vengono additati di togliere lavoro agli italiani. Anche qui la politica ha le sue colpe, tant’è che soprattutto partiti di destra danno loro la colpa di crimini orrendi, quando il più delle volte ciò non corrisponde affatto al vero.
Da questo breve excursus si può ben affermare che la politica, le istituzioni e la società faticano ad accettare il diverso e l’altro da sé. Altro che come già affermava Levinas agli inizi del novecento non può che arricchirci, all’interno di una società sempre più fragile, che proprio attraverso la sua fragilità diviene più forte. Pertanto come si evince per affermare l’effettiva eguaglianza non vi è bisogno solo di leggi calate dall’alto ( nella maggior parte dei casi mal recepite dai cittadini), ma serve una rivoluzione culturale che parta dal basso, coinvolgendo tutti all’interno di una società globale e universale che abbia come regola fondamentale il rispetto per il prossimo, chiunque esso sia.
Articolo di
Lucio Altina