Isabel Archer e la scoperta di sé
Il primo riconoscimento della protagonista occupa un bel po’ di pagine – da quando confessa a Henrietta di essere infelice fino alla visione dello spettro – e consiste nella cognizione del suo malessere. Ma è nella sua seconda agnizione che è nascosta la chiave di lettura del personaggio di Isabel.
Sto parlando della scena che chiude l’opera, quando la fanciulla si trova davanti a Caspar Goodwood e “the confusion, the noise of waters, and all the rest of it, were in her own head”. Il suo corteggiatore funge da catalizzatore, essendo colui che la aiuta a riconoscersi. Difatti, non appena le urla contro la verità di cui Isabel è oramai consapevole dopo la sua prima anagnorisis, dicendole che avrebbe avuto paura di tornare a casa da suo marito e sottomettersi a lui, pur facendo finta di non avere il cuore spezzato, la fanciulla intende le parole di questi come fossero una cometa che appare all’improvviso nel cielo:
She could not have told you whether it was because she was afraid, or because such a voice in the darkness seemed of necessity a boon; but she listen to him as she had never listened before; his words dropped deep into her soul.
Un lampo illuminante – anagnorisis
Isabel Archer cade tra le braccia di Caspar Goodwood e si lascia travolgere da un bacio, che come un bianchissimo lampo la illumina, e “when it was dark again she was free”. È questo l’attimo in cui la protagonista riconosce se stessa. Forse una delle scene di anagnorisis più belle che mi sia mai capitato di leggere, un po’ biblica, un po’ dantesca. Dopo le tenebre, la luce. Dopo aver attraversato l’inferno si risale in superficie a riveder le stelle. Poi in seguito alla repressione, il bacio. Infine la schiavitù, la libertà. “Il riconoscimento è il lampo illuminante attraverso il quale passa”. Ed è proprio quel bacio “like a flash of lightning” che fa luce nell’oscura coscienza di Isabel. Generando il suo destino ultimo dal quale dipenderà il proprio successo.
Sembrerebbe essere un caso. Ma come Boitani, riportando il pensiero di Aristotele, definisce l’anagnorisis un lampo illuminante, allo stesso modo Henry James descrive il momento di intimità tra Isabel e Caspar, grazie al quale si muove l’agnizione di Isabel attorno al proprio Io. È soltanto grazie alla riscoperta di sé, di quella donna forte, libera, indipendente, che Isabel può tornare indietro e salvare Pansy dal suo tremendo e infelice destino di donna nevrotica. Sebbene il finale dell’opera sia aperto, dopo queste mie osservazioni penso sia più che lecito credere fermamente che Isabel torni a Roma. Questo per sottrarre la giovane fanciulla a una triste esistenza.
Un’analisi freudiana dell’ anagnorisis
Nella psicoanalisi freudiana il riconoscimento è un fenomeno interiore che ha a che fare con i processi che avvengono nell’inconscio, soprattutto nei soggetti repressi, e che spesso consiste nel ritrovare ciò che è già noto. Il Wieder-erkennen è la riscoperta di ciò che è familiare. Non era già noto a Isabel che Caspar Goodwood fosse un bellissimo giovanotto? Non gli aveva annunciato che un giorno, forse lontano, le avrebbe fatto piacere rivederlo? E Isabel non conosceva già quella che era stata un tempo?
Difatti, ciò che sostiene Freud è soltanto un’ulteriore conferma di quanto ho affermato finora, ovvero che soltanto dopo aver vestito gli abiti di più donne, la nostra eroina rindossa il primo che aveva provato; solamente dopo aver compiuto un lungo viaggio dentro di sé, ritorna a qualcosa di familiare: la vera Isabel. Se Donatella Izzo si esprime in termini di “consapevolezza” della protagonista, rispondendo a Bottiroli, il quale tratta l’errore di Isabel nell’aver scelto Osmond come compagno di vita, io rispondo parlando di riconoscimento in termini aristotelici e freudiani: The Portrait of a Lady diviene, così, il nostos della protagonista che torna a sé.
Le radici emersoniane del femminismo di Isabel
L’ultimo importante aspetto sul quale vale la pena soffermarsi riguarda il fatto che dalla consapevolezza di Isabel Archer, come vuole Donatella Izzo, o dalla sua anagnorisis, come abbiamo visto poc’anzi, dipenda non solo la libertà della protagonista, ma anche quella di altre donne, e forse proprio quella di Pansy Osmond. Stando al pensiero di Izzo, con cui mi trovo perfettamente d’accordo, sebbene il finale del romanzo venga effettivamente lasciato immaginare al lettore, tornare da Osmond implicherebbe una profonda complicità con il sistema patriarcale e con le convenzioni sociali. E dunque, essendo il romanzo spiccatamente anticonvenzionale, è lecito pensare che Isabel rimanga fedele non tanto al marito, quanto a Pansy.
D’altronde, considerando quanto ho affermato finora, non potrei ipotizzare un epilogo diverso. Altrimenti sarei incoerente con tutto ciò che ho dimostrato e che sto per dire. Che senso avrebbe riconoscere se stessa, la propria condizione di infelicità, risalire in superficie per poi precipitare nuovamente nel baratro? Quale sarebbe il senso di aver proposto a Pansy di fuggire via con lei? E che significato avrebbero le parole di Henrietta, che rivolgendosi a Caspar Goodwood al termine dell’opera, gli dice che deve avere pazienza? La risposta è: nessuno.
Ciò che intendo dimostrare è come dall’anagnorisis di Isabel – che in termini freudiani consiste nel riaffiorare di ciò che era un tempo familiare – oltre a riemergere quel lato della protagonista colmo di indipendenza, forza, libertà di pensiero e di azione che lei stessa aveva messo da parte, respingendolo nel suo inconscio, riappare anche un sentimento solidale. Anch’esso già noto alla fanciulla, poiché lo manifesta all’inizio del libro, che costei riscoprirà soltanto dopo aver riconosciuto se stessa al termine del suo viaggio introspettivo. Inoltre, mi pare ovvio affermare che la solidarietà che Isabel Archer dimostra nei confronti delle donne è la manifestazione del suo spirito femminista, che potremmo in qualche modo collegare al pensiero di Emerson.
Articolo di
Claudia Ricci