Bolle di Sapone- una lente d’ingrandimento sulle inquietudini della vita moderna
“Bolle di sapone“, scritto e diretto da Lorenzo Collalti e recentemente tornato in scena al teatro Tor Bella Monaca, si rivela solo apparentemente uno spettacolo leggero, come suggerirebbe il titolo. Pur essendo 50 minuti ricchi di comicità, la sensazione che si prova tornando a casa dopo lo spettacolo, non è quella di aver assistito ad una rappresentazione comica per evadere dalla realtà. Al contrario, Collalti ci porta proprio dentro la nostra realtà, quella di tutti i giorni, applicando una lente di ingrandimento sulle piccole grandi cose della nostra vita, per analizzare e scomporre le nostre ansie e inquietudini quotidiane.
La vita solitaria di un “lui” e una “lei” qualunque
In una periferia qualunque abbiamo un “lui” e una “lei” qualunque che per caso, o per destino, si incontrano sulla panchina di un giardino pubblico. Non si sono parlati, anzi, hanno finto di non notarsi, ma qualcosa nelle loro vite è cambiato. La scenografia, scarna, non è usata come sfondo urbano alle vicende dei due protagonisti, ma concretizza in immagini il loro mondo interiore, fatto di ricordi, angosce e sogni. E’ così che veniamo a conoscere queste due esistenze isolate, troppo piccole e insicure per vivere in spazi così grandi e alienanti, due fragili bolle di sapone che rischiano di svanire nel caos della grande città.
Quando vivi in periferia, ma al calcetto preferisci Kafka
A ben vedere però questa bolla in cui “lui” e “lei” si sono chiusi non è solo un rifugio in se stessi, ma anche un modo per fuggire dalla banalità della vita, perché in effetti non sono affatto persone qualunque, ma hanno un mondo interiore inconfessabile. I due in fondo sono degli insospettabili originali. Hanno infatti una visione del mondo tutta loro che può arrivare a interpretare la realtà in modo del tutto inedito, come vedere nel il ciclo dei panni della lavatrice, una manifestazione in scala dell’entropia dell’universo, che potrebbe addirittura causare, nei più sensibili, una vertigine da angoscia esistenziale. D’altra parte non deve essere facile vivere in periferia, quando non ti piace il calcetto, ma preferisci Kafka.
Bolle di sapone, la storia di tutti noi
“Bolle di sapone” è quindi la storia di tutti noi, perché il rischio di chiudersi nella propria “comfort zone” è sempre dietro l’angolo, quando si perde la bussola nel labirinto del macrocosmo che la società contemporanea ha creato. Rimane da chiedersi se lasciare una porta aperta per far entrare, nonostante il timore, tutto l’imprevisto che si porta dietro ciò che è altro da noi stessi. Rimane da chiedersi se “lui” e “lei” saranno due linee parallele costrette a non incontrarsi mai, continuando a fissare la fontana di fronte a quella panchina, oppure sceglieranno di voltarsi l’uno verso l’altra.