Roberto Venturini autore di un romanzo surreale sulla perdita
Siamo tutti in attesa del vincitore del premio Strega 2021 ma il romanzo di Roberto Venturini, rientrato nella dozzina del premio letterario, è un’avventura surreale e magica nella quale addentrarsi in uno di questi pomeriggi di maggio.
L’anno che a Roma fu due volte Natale, il surreale in un romanzo sulla perdita. Il nuovo romanzo di Roberto Venturini è diviso in due atti più un finale conclusivo, come se fosse una vera e propria sceneggiatura, il romanzo di Roberto Venturini è rientrato meritevolmente nella dozzina del premio Strega. Il tema centrale di tutto il romanzo è la perdita: un’assenza provocata da un lutto che lascia un vuoto che i vivi, che rimangono sulla terra come creature monche, non riescono a colmare. Che poi chi ci insegna fronteggiare una perdita?
Un romanzo contaminato perché il citazionismo gli conferisce una forma non ortodossa, seppure al suo interno narra una storia famigliare che è il tema prediletto del romanzo tradizionale e borghese. Per citare un esempio banale I Malavoglia di Verga raccontano un nucleo famigliare e la sua decadenza. Al suo interno il romanzo di Venturini include vari generi: teatro, cinema, pubblicità. È pieno zeppo di citazioni che fanno parte del nostro immaginario comune, in particolar modo del nostro immaginario naziolnalpopolare.
E Roma dal Dopoguerra ad oggi si impone sempre di più in quanto patria indiscussa del nazionalpopolare. La città metropolitana con tutte le sue appendici, che le somigliano e allo stesso tempo se ne differenziano, come appunto il litorale laziale. Il romanzo infatti è ambientato a Torvaianica che nel dopoguerra diventa il luogo di villeggiatura dei divi di Cinecittà. Oggi è una località turistica che soffre della stessa malattia dei personaggi del romanzo: l’abbandono. L’anno che a Roma fu due volte Natale ha un gusto ben preciso che coinvolge le sinapsi del lettore.
Leggerlo significa riuscire a figurarsi i luoghi descritti, riuscire a sentire l’odore della neve sul mare, ascoltare il rumor delle strade di Roma, nell’affresco grottesco del bar da Vanda «un mio piccolo omaggio alla commedia all’italiana» ci dice l’autore. Le parole del romanzo sono così ben incastrate che le pagine esalano con precisione l’odore della polenta che Alfreda prepara per il suo fantasma, la coppia Vianello.
E anche quel fantasma è tangibile. È lo spettro che si nasconde nelle suppellettili dei gloriosissimi anni “80 – fra gli altri la macchinetta per fare il gelato. Cose a caso che colmano il vuoto lasciato nella vita di Alfreda, la protagonista accumulatrice del romanzo. Lo spettro che salta fuori appena gli oggetti vengono portati via potrebbe essere il fantasma del lutto non elaborato. È lo stesso spettro che appare ad Amleto quando ritorna al castello. Lo stesso spettro che le donne antiche sapevano scacciare via nel lamento funebre, sbattendo forte i piedi a terra e strappandosi i capelli dal capo.
Il fantasma di Alfreda è la coppia Sanda e Raimondo, personaggi che appaino nel suo soggiorno. E con questo espediente lo scrittore apre al lettore uno spazio speculare nel passato. La felicità della coppia televisiva, la loro bontà verso i non divi, diventa un rifugio sicuro per il dolore di Alfreda e grazie a loro può rivivere e idealizzare la sua vita di coppia, trascorsa con l’uomo che amava e adesso non c’è più.
La narrazione avviene sempre sul piano del presente e il passato non è uno spazio nostalgico nel quale abbandonarsi. Il lettore viene trascinato attraverso dei piccoli e angusti tunnel nel tempo anteriore. Gallerie scavate dalle vite dei personaggi che hanno il compito di restituire lo sfondo storico e sociale di Torvaianica dal Dopoguerra al oggi.
Carlo il pescatore burbero ha visto la prima urbanizzazione del litorale durante la quale le baracche dei pescatori fanno posto alle prime villette a schiera. E piano piano quel luogo si trasforma e viene animato dalla movida dei divi di Cinecittà. Marcolino è il bimbo immagine che è nato già nel benessere delle merci degli anni “80 ed ora da adulto ha «il potere d’acquisto di due ragazzini delle medie», come gli dice Francesca, il suo «sfogo».
Carlo il pescatore burbero ha visto la prima urbanizzazione del litorale durante la quale le baracche dei pescatori fanno posto alle prime villette a schiera. E piano piano quel luogo si trasforma e viene animato dalla movida dei divi di Cinecittà. Marcolino è il bimbo immagine che è nato già nel benessere delle merci degli anni “80 ed ora da adulto ha «il potere d’acquisto di due ragazzini delle medie», come gli dice Francesca, il suo «sfogo».
Ma non tutto è perduto, non tutto è assenza e abbandono. I fatti si svolgono in una realtà che ha una tensione utopica e surreale, una realtà dove l’impossibile diventa possibile: il Natale accade due volte nello stesso anno solare e sul mare cade la neve, come se Torvaianica si fosse spostata al circolo polare artico.