Diario dell’ultima notte: Ciano- Mussolini, lo scontro finale
La vicenda del conte Galeazzo Ciano in “Diario dell’ultima notte”, di Mauro Mazza edito La Lepre, è una tragedia già scritta dalla storia. Pur essendo la materia nota ai più, il romanzo riesce decisamente avvincente, sia per la ricostruzione storica estremamente accurata, che segue da vicino gli eventi italiani tra il ‘43 e il ‘44, con una lente di ingrandimento focalizzata sui personaggi ai vertici della politica fascista, sia per l’approfondimento psicologico dei protagonisti politici e morali di quei giorni. Un perfetto esempio di vero storico e vero poetico si potrebbe dire.
Il ritrovamento del diario di Antonio Basso
L’espediente letterario nasce dal ritrovamento, da parte del narratore, del diario di un giovane soldato, Antonio Basso, di servizio al Convento degli Scalzi a Verona, dove Ciano era tenuto prigioniero in attesa del processo. E’ la notte prima dell’esecuzione, Antonio ha il turno di guardia, ricorderà per sempre quelle ore di veglia di cui descrive minuto per minuto le sensazioni, lo stato d’animo turbato, la consapevolezza di essere uno tra pochi a non esaltarsi, per la morte di quelli che vengono definiti traditori della patria. Ai passi del diario, si alternano i capitoli del romanzo che partono dai retroscena del Gran Consiglio del fascismo.
Un errore fatale
Ciano appare un uomo vanesio, inebriato dal potere e dalla fama, ma ormai più dedito ai piaceri della vita che alle ambizioni politiche, da quando il suocero, dopo averlo innalzato a ministro degli esteri, ha deciso di ridimensionarlo con un ruolo di minor rilievo. Così il conte si pentirà in fretta della scelta di firmare quel documento che segnerà le sorti del fascismo e inaspettatamente della sua vita. Edda e Ciano, che conducevano vite invidiabili sotto i riflettori e avevano quasi in disprezzo la vita della gente comune, quando sentono intorno a loro farsi terra bruciata, quando tutti quelli che avevano ritenuto amici si dileguano, all’improvviso si rendono conto di quanto avrebbero preferito un’esistenza appartata e magari anche banale.
La speranza di una vita altrove
L’autore sa cogliere la dimensione privata di ogni personaggio, da quelli più marginali, a quelli che hanno fatto la storia. Anche Mussolini è colto nelle sue debolezze, nelle sue contraddizioni e nelle sue incertezze, ma la grande differenza che lo separa da Ciano è quella di essere prima di tutto un uomo politico, che sacrifica il sentimento alla ragion di stato. Ciano ha perso invece qualsiasi interesse politico, ha ripiegato sul vagheggiamento di una vita altrove: prima la speranza di un’esistenza semplice e serena con la moglie e i figli in un luogo sperduto, infine, nella disperazione delle ultime pagine, l’idea di una vita ulteriore.
Non c’è spazio per l’eroismo, tutti hanno sbagliato in quest’orribile guerra e neanche il protagonista può essere idealizzato, ha cavalcato l’onda finché ha potuto e ora è stato messo da parte. Tuttavia proprio il suo uscire dalle scene gli permette di guardare la realtà con occhi disincantati ed accettare la sconfitta, giudicare la miseria umana e l’insensatezza di una guerra fratricida.
Nel nuovo fascismo, adesso, sono gli estremisti a dettar legge. La violenza è oggetto di culto, non è più un mezzo cui fare ricorso quando le altre vie sono sbarrate. E il potere è finito nelle mani di chi grida più forte e vuole l’orrore come reazione all’orrore provocato dal nemico
Gli ultimi giorni
Sono pochi i personaggi “puri” in un mondo che sembra reggersi più sul tornaconto personale, che su grandi visioni ideologiche. Tra tutti spicca Frau Beetz, la spia tedesca che che amò Ciano, unica depositaria dei suoi ultimi pensieri.
Non è solo sesso, piuttosto la rivelazione quotidiana d’una complicità magica con quella donna che proprio i suoi nemici più feroci gli hanno messo accanto. Come se anche nella cattiveria più disumana, miracolosamente, possa essere germogliata una così dolce, amorevole umanità
A nulla vale conoscere in partenza il finale: come in Romeo e Giulietta si è portati fino all’ultimo a sperare che Giulietta si svegli prima che Romeo beva il veleno, allo stesso modo si spera in una deviazione dai binari della storia, che Mussolini riconsideri la sua decisione di mandare a morte il padre dei suoi nipoti, che quella richiesta di grazia venga firmata.
Se non l’avessi fatto fucilare avrebbero detto che volevo salvare mio genero. Oggi diranno che ho fatto fucilare il padre dei miei nipoti