Questo articolo è l’approfondimento da un punto di vista linguistico-traduttivo, sulle varietà di inglese e la Disney. In questa parte si analizza il film di animazione Brave
Brave è un film del 2012, ambientato nella Scozia medievale, diretto da Mark Andrews e Brenda Chapman, tredicesimo prodotto dalla Pixar Animation Studios, vincitore del premio Oscar 2013 come miglior film d’animazione. La pellicola è ambientata in Scozia, e tutti i personaggi parlano con differenti accenti scozzesi. Alcuni tra i doppiatori hanno origine scozzese, mentre altri sono americani, e la loro provenienza può in qualche modo influenzare l’accento dei personaggi, dal momento che, come afferma Trudgill, l’accento, che è definito come il modo in cui una lingua suona quando viene parlata, è influenzato della provenienza geografica e dei contatti che un parlante ha con altre varietà linguistiche ed altri accenti, e si differenzia dal dialetto che tiene in considerazione anche delle forme grammaticali e dei regionalismi. Gli scotticismi che ritroviamo sono legati allo Scots. Inoltre, la base da cui tutti gli attori partono, scozzesi o americani che siano è la varietà standard di inglese scozzese, -condizione indispensabile perché tutti i parlanti anglofoni possano seguire senza problemi la pellicola- che viene poi caratterizzata con gli accenti dei singoli personaggi.
Entrando ora nel vivo nell’analisi dei personaggi e delle loro varianti linguistiche, Merida, la protagonista della pellicola, è doppiata da Kelly Macdonald, attrice scozzese di originaria di Glasgow. Lo scozzese di Merida è uno Standard Scottish English, mantiene le caratteristiche dell’accento, tra cui la netta pronuncia delle vocali /ɛ/, /ɪ/, /ʌ/ davanti ad /r/, si mantiene il rotacismo stesso, ciononostante si sia indecisi sulla perfetta riuscita del rotacismo di Merida che è stato considerato più irlandese che scozzese. La pronuncia irlandese del fonema /r/ non è identica a quella scozzese: consonante può essere infatti pronunciata come approssimante alveolare /ɹ/ o, retroflessa /ɻ/.
Sin dalle primissime battute di Brave percepisce un atteggiamento ribelle ed infantile da parte del personaggio di Merida,
che ha 18 anni ed è stanca di subire le imposizioni di sua madre. Il suo ruolo, prima di principessa e poi di regina, prevede che lei parli uno Standard Scottish English, ma in realtà Merida nel suo parlato ha alcune espressioni appartenenti al dialetto Scots che si presentano in maniera piò o meno costante nelle sue battute, quali:
“Wee” aggettivo informale che significa “piccolo” – “Ye” usato come you – “Aye” come “sì” nelle affermazioni.
Ci sono poi un paio di momenti in cui la principessa è sola, o comunque non è ascoltata attivamente da nessun personaggio, in cui affianca delle frasi dialettali Scots per esprimere la sua frustrazione. Compaiono quindi espressioni quali:
“This scuffy witch gave me a gummy spell” o “Jings crivens, help ma boab.“
Questa scelta, sicuramente non lasciata al caso, sembra sottolineare come la classe sociale a cui Merida appartiene, e l’educazione impartitale dalla madre sin dall’ infanzia, richiedano un certo atteggiamento che lei riconosce, e che lascia perdere nel privato.
Dei genitori di Merida si sa poco delle loro origini
Il padre, re Fergus ha un accento di Glasgow. Mentre la madre, la regina Elinor parla in Standard Scottish English. L’approccio linguistico dei due doppiatori, Billy Connolly ed Emma Thompson, è molto diverso, anche e soprattutto in base al background dei due personaggi.
Re Fergus, il cui nome è composto dai termini gaelici fer (uomo) e gus (vigore, forza, fierezza), e il che rivela già molte informazioni sul tipo di personaggio, è il sovrano dei quattro clan di cui si parla nella storia, un personaggio che ne ha passate abbastanza durante il suo regno da essersi meritato il rispetto indiscusso dei suoi sudditi e dei suoi alleati, dai quali è stato proclamato re. Questo gli dà una discreta libertà di espressione. Sebbene sia un regnante, non dà molto peso all’etichetta del suo ruolo. Il suo scozzese ha degli elementi dello Scots fissi. Compaiono quando si esprime in pubblico, compaiono i termini che utilizza la principessa di Brave nel privato, e termini che condivide con leggerezza con suoi alleati –aye, lads, lass- che invitano a pensare che il suo modo di governare sia dettato dall’alleanza.
Probabilmente una resa adeguata del personaggio di Re Fergus non è un grande sforzo per Billy Connolly,
grande musicista scozzese e caposaldo della stand-up comedy britannica che ha portato l’accento di Glasgow in giro per il mondo. C’è inoltre un momento in Brave dove si esprime in gaelico. Questa scelta è certamente legata alla volontà dei registi, come già affermato in precedenza, di dare valore a tutta l’identità scozzese, dal momento che come afferma Sharon Macdonald, professoressa di sociologia all’università di York, in Imagining Culture: Histories, Identities and the Gaelic Renaissance, il Gaelico, sebbene non sia la lingua ufficiale della Scozia, è riconosciuto e accettato come simbolo dell’unicità della nazione, e anche probabilmente a dare un’indicazione circa la provenienza del regno del clan Dunbroch, che è pensato in una zona poco definita degli Highlands, la regione montuosa anche detta “Terra del Gaelico”. Ovviamente, però, il momento è molto breve perchè un personaggio di rilevanza nella storia che parli tutto il tempo un dialetto incomprensibile alla maggior parte degli spettatori sarebbe poco funzionale alla storia, nonché poco adeguato alla condizione sociale che ricopre.
Nel doppiaggio italiano di Brave, sfortunatamente, se da una parte il testo rimane fedele all’originale,
– i dialoghi sono tradotti fedelmente, e i nomi dei clan e dei personaggi sono mantenuti invarianti- alle varietà linguistiche presenti in Brave non viene assicurato un doppiaggio che le conservi a pieno. Dopotutto, è difficile e pericoloso tradurre un copione da una Source Language ad una Target Language, considerando le varietà linguistiche previste dalla Source Language e la presenza/ assenza di espressioni dialettali tipiche, senza rischiare di cadere nello stereotipo o nel grottesco. Chiaro afferma che le connotazioni stereotipiche del dialetto Italiano potrebbero contribuire a complicare le cose. La strategia più comunemente usata, continua, è quella di evitare o limitare di riportare dalla Source Language le varianti linguistiche e di proporre un prodotto omogeneo nella Target Language
Quello che si tende a fare, generalmente, nel doppiaggio italiano, è dare una cadenza leggera a personaggi già di per sé grotteschi. Quindi, nel caso di Brave, mentre i personaggi principali –Merida, la regina Elinor, re Fergus- parlano un italiano privo di accento, i tre personaggi più grotteschi di Brave, ovvero i tre capiclan, doppiati in Italiano dal pugliese Giobbe Covatta, il lombardo Enzo Iacchetti e il britannico naturalizzato italiano Shel Shapiro, presentano un accento non molto marcato, ma pur sempre caratteristico delle zone d’Italia da cui i doppiatori provengono, Nord e Sud. Con eccezione fatta per Shel Shapiro, che doppia Lord MacGuffin, il cui accento inglese è profondamente marcato, ma ciò avviene probabilmente per giustificare anche nella versione italiana il personaggio del giovane MacGuffin, che parla un Italiano completamente incomprensibile. Inoltre, quando si parla di doppiaggio bisogna sempre tenere a mente che lo scopo ultimo del mercato cinematografico italiano è quello di creare un prodotto doppiato secondo degli standard linguistici vicini al grande pubblico, e non solo ad una ristretta cerchia, in modo da attrarre il maggior numero possibile di spettatori.
Bibliografia
- M. Puthenmadom, What’s next? Scots, English, Gaelic and the Scottish Identity,
- Minutella V., British Dialects in Animated Films: The Case of Gnomeo & Juliet and its Creative Italian Dubbing.
- W. Paskin, The Princess and the Speech, (ultima cons. 23/08/17), http://www.slate.com/blogs/xx_factor/2009/06/01/whats_the_meaning_of_disneys_princess_tianas_accent.html
- Paterson, L., O’Hanlon, F., Ormston, R., & Reid, S. (2014). Public Attitudes to Gaelic and the Debate about Scottish Autonomy. Regional & Federal Studies. http://dx.doi.org/10.1080/13597566.2013.877449
- M. Puthenmadom, What’s next? Scots, English, Gaelic and the Scottish Identity,
- J. Stuart-Smith, The story of the Glasgow accent explained, http://www.scotsman.com/heritage/the-history-of-the-glasgow-accent-explained-1-4013218
- P. Trudgill, Dialects, Routledge, London and New York, 2004.
- R. Wiese, The representation of rhoticshttps://www.researchgate.net/profile/Richard_Wiese/publication/259082119_The_Representation_of_Rhotics/links/0046352d7cc9290063000000/The-Representation-of-Rhotics.pdf