L’intervista ai librai di Nave Cervo, libreria indipendente di San Benedetto del Tronto (AP)
La libreria Nave Cervo, per fortuna, dista solo cinque minuti a piedi da casa mia. La casa in cui ho passato tutte le estati della mia infanzia, a San Benedetto del Tronto, la mia città natale. Per fortuna, solo altri cinque minuti mi separano dalla stazione da cui dovrò partire fra meno di un’ora. All’ansia della prima intervista della mia vita si aggiunge anche quella di perdere il pullman per Roma. La strada è vuota, ne approfitto per prendere un respiro e scattare qualche foto all’esterno della libreria. Entro. Lidia e Marco mi accolgono e mi mettono subito a mio agio. L’atmosfera è confidenziale, chiacchieriamo girovagando tra gli scaffali, mentre si preparano all’apertura pomeridiana. La libreria è una macchina sempre in movimento.
La vostra libreria ha un nome curioso. C’è una storia dietro?
L: Pochi anni fa è uscito un libro illustrato dei Fan Brothers, che ci piacciono tanto, intitolato La Nave Cervo. Quando abbiamo letto questa nuova storia tanto attesa, abbiamo scoperto che i protagonisti si chiamavano come noi: Lidia e Marco. E a sorprenderci non è stato solo la coincidenza di trovare i nostri nomi all’interno di un albo illustrato, ma soprattutto il senso della storia che univa questi due protagonisti. È una storia non solo di amicizia, ma anche di viaggio, di cambiamento e di crescita. Ed è quello che volevamo fare noi: cambiare, rimanendo ugualmente nel mondo dell’editoria, ma salpando per lidi inesplorati, da soli e insieme, con la nostra libreria. Quindi, una volta deciso di iniziare con quest’avventura, il nome è venuto da sé.
Quindi vi siete conosciuti proprio grazie ai libri?
L: Sì, lavoravamo insieme in una libreria di catena. Poi abbiamo deciso di licenziarci e aprire una libreria nostra, che ci permettesse di ricercare e di scegliere autonomamente autori e titoli, ma, soprattutto, di avere un rapporto diverso con i lettori. Ci fa piacere anche quando le persone vengono semplicemente a fare un giro nella nostra libreria, che dev’essere anche questo: un posto in cui fermarsi, confrontarsi, e non solo un negozio dove acquistare e basta.
M: Volevamo restituire la dimensione umana alla libreria. Abbiamo avvertito fin dall’inizio che qui a San Benedetto c’era una vera esigenza di una libreria indipendente, un posto alternativo al centro commerciale.
A proposito di dimensione umana, potete parlarmi un po’ dei vostri lettori affezionati?
M: Molti lettori li conoscevamo già grazie alla nostra esperienza precedente. Quelli che ci vengono a trovare più spesso sono lettori forti, anche, per certi versi, ricercati, da cui – e questo è il lato bello del lavoro – si impara molto. Una grande difficoltà del mestiere di libraio è proprio il concetto di ignoranza specifica. Più libri hai, più cose devi conoscere.
L: Per quanto riguarda il settore in cui sono specializzata io, vengono bambini e famiglie che cercano sempre degli albi di qualità, delle storie belle, che possano aiutare la promozione della lettura all’interno della famiglia stessa. I nostri clienti sanno che qui possono ricevere un consiglio per affrontare temi anche difficili, specialmente quando i bambini sono piccoli. Oppure possono trovare storie divertenti e di qualità, per avvicinare i bambini alla lettura fin da piccoli, per abituare la loro vista alla bellezza.
La libreria, mi racconta Lidia, fa anche parte di un progetto nazionale, “Nati per Leggere”, che si basa sul volontariato di lettori formati, per promuovere la lettura in famiglia per la fascia d’età 0-6 anni. Specialmente durante il periodo estivo, Nave Cervo ospita incontri con editori chiave dell’editoria per l’infanzia, impegnandosi per promuovere libri che trattano anche argomenti attuali e complessi, come stereotipi di genere, violenza, inclusività.
Come si comportano i piccoli lettori in libreria?
M: Che poi sono i lettori più forti!
L: Abbiamo creato quest’angolo lettura proprio perché, per me, la cosa principale, quando entra una famiglia con dei bambini e delle bambine, è lasciarli liberi di poter sfogliare i libri. Un’altra cosa molto bella, avendo messo i libri in basso, è vedere i bambini che guardano, cercano, e mano a mano sviluppano anche dei gusti personali. Possono anche fermarsi a leggere qui, perché, come abbiamo detto all’inizio, la libreria non deve essere solo un posto dove acquistare, ma un posto dove poter godere della bellezza dei libri, dove poter passare dei momenti felici con i propri genitori, nonni, zii.
Qual è l’aspetto che vi piace di più del vostro mestiere?
M: Una soddisfazione grande, anche se magari effimera, è sicuramente quando qualcuno ritorna e ti dice “Cavolo, il libro che mi hai consigliato era proprio quello giusto”, o “Il regalo che mi hai fatto prendere è stato molto apprezzato”. Quello forse è l’attimo di gioia pura.
L: O quando ti dicono che non vogliono regalare libri perché bambini e ragazzi non leggono, e invece poi, dopo tanti sforzi, riesci a convincerli che non è così. Quando tornano entusiasti perché hanno scoperto che il bambino in realtà ama leggere, serviva solo il libro giusto.
La cosa più bella è riuscire a far avvicinare alla lettura anche quelli che pensano che sia noiosa e lontana da loro, perché la lettura è e deve essere per tutti, non per pochi.
E quali sono le difficoltà più grandi nel portare avanti una libreria indipendente?
M: Ci sono clienti difficili da gestire, a volte. Ma, come ricorda il buon Montroni in Vendere l’anima, non puoi mai lamentarti dei clienti, perché l’unica ragione per cui esisti è questa qui. Però, certe volte…
L: E poi penso che le piattaforme di e-commerce abbiano abituato le persone ad un distacco con i venditori e i librai, che è quello che noi vogliamo combattere. Sono diventati impazienti, della serie “ordino il libro e deve arrivare domani”. E poi c’è la questione scontistica… È difficile far capire che le librerie indipendenti non è che non vogliono fare gli sconti, è che sono impossibilitate.
M: Che poi non vogliamo comunque farli, eh, perché siamo tirchi.
In fondo, siamo marchigiani – mi intrometto provocatoriamente.
Nave Cervo ha aperto i battenti in un momento paradossale per iniziare un’attività commerciale: 21 marzo 2020, in pieno lockdown. In realtà, a posteriori, sembra che le librerie italiane abbiano incredibilmente giovato di questo periodo.
Voi come lo avete vissuto?
M: Per noi ciò che ha inciso è sicuramente il servizio, perché abbiamo aperto facendo consegne a domicilio. Abbiamo ricevuto più di 60 indirizzi in tutta l’area prima ancora che la libreria aprisse.
L: In più, abbiamo pensato anche a realizzare delle bibliografie personalizzate in base ai gusti, alle esigenze e alle fasce d’età dei lettori. I clienti ci davano qualche indicazione su di sé, e noi facevamo quello che di solito facciamo dal vivo: mandavamo loro dei consigli personalizzati per aiutarli a scegliere i loro prossimi libri. L’iniziativa è piaciuta molto, in due settimane ho preparato più di 100 bibliografie.
Saluto Lidia e Marco ed esco dalla Nave Cervo piena di entusiasmo, ispirata dalla fermezza nei loro ideali e dal contributo culturale che il loro progetto sta riuscendo a portare in città.