Natura è ciò che vediamo: la poesia di Emily Dickinson
Natura è ciò che vediamo è un componimento breve e quasi del tutto sprovvisto di punteggiatura. L’uso delle lettere maiuscole è volto ad enfatizzare le parole, e i trattini vengono usati per spezzare le frasi e simulare il ritmo del respiro. Questo è lo stile che caratterizza tutte le opere di Emily Dickinson, uno stile privo di regole che influenzerà anche la lirica moderna. La poetessa descrive tutto quello che vede attraverso i suoi occhi, ma va anche oltre descrivendo quello che sente dalla sua anima, infatti “la natura è ciò che conosciamo ma non possiamo esprimere”. La natura comprende le cose più semplici che ci circondano quotidianamente, descritta come un mondo infinito e variegato.
Natura è ciò che vediamo –
La collina – il meriggio –
Lo scoiattolo – l’eclissi – il calabrone –
Ma no – la natura è il cielo –
Natura è ciò che sentiamo –
L’uccellino – il mare –
Il tuono – il grillo –
Ma no – la natura è l’armonia –
Natura è ciò che conosciamo –
Ma non possiamo esprimere –
La nostra saggezza è impotente –
Di fronte alla sua semplicità.
Emily Dickinson
Emily Dickinson: cenni biografici
Emily Elizabeth Dickinson, nota come Emily Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 – Amherst, 15 maggio 1886) è una poetessa statunitense, considerata una fra le più grandi degli ultimi due secoli. Ancora oggi, i suoi testi colpiscono per la profonda sensibilità e per i contenuti fortemente innovativi della sua poesia. Provenendo da una famiglia borghese e puritana, Emily ha ricevuto sin da bambina un’educazione rigorosa, ed è proprio la poesia che le ha permesso di far emergere le sue passioni più nascoste. Influenzate dal Romanticismo, queste passioni trovano il loro sbocco nelle meraviglie della natura. Le era stato insegnato che leggere era una cosa sconveniente per una donna e i suoi genitori avevano paura che i libri potessero disturbarne la virtù, così il padre la costringe a lasciare la scuola superiore dopo appena un anno, preoccupato del potere che la conoscenza potesse avere sulla figlia. La stessa Emily abbandona con piacere il seminario femminile “Mount Holyoke” dopo aver dichiarato pubblicamente di non essere cristiana. Continua così i suoi studi da autodidatta e passa molto tempo ad osservare la natura nel suo giardino e dalla sua finestra.
Il ritiro in solitudine
Dopo i venticinque anni, Emily Dickinson si ritira in una vita solitaria e comincia a dedicarsi con passione alla poesia, intesa come un cammino di crescita spirituale verso l’intima conoscenza di sé. La sua poesia nasce proprio dalla contemplazione della natura, dalla meditazione e dallo studio dei suoi autori preferiti come Shakespeare ed Emily Bronte. La poetessa percepisce le relazioni tra tutte le cose naturali, infatti un critico letterario ha scritto di lei: “percepisce il rapporto tra una goccia di rugiada e un’alluvione, tra un granello di sabbia e un deserto”. La sua acuta osservazione l’ha aiutata a comprendere l’universalità dell’esperienza umana, per lei, infatti, c’era sempre una verità universale nella natura. Compie una sorta di rivoluzione isolandosi da una società a cui non sentiva di appartenere.
Nella società ottocentesca, soprattutto in quella da cui proveniva la Dickinson, era disdicevole che una donna si dedicasse alla poesia, infatti l’autrice ha pubblicato solamente sette dei suoi componimenti mentre era in vita. Tutti gli altri testi sono stati pubblicati dopo la sua morte, grazie al ritrovamento da parte della sorella Vinnie di un raccoglitore che conteneva le sue poesie su fogli di carta cuciti insieme tra loro. Successivamente, sono state ritrovate anche molte lettere che Emily conservava nella sua stanza. Tutte le sue opere sono state raccolte e pubblicate in unico volume per la prima volta nel 1955. Oggi le sue opere sono un punto di riferimento per la letteratura di tutto il mondo.
Articolo di
Isabella Amicuzi