Il locus amoenus e il locus terribilis in contrapposizione ne “Il Signore degli Anelli”
Il 29 Luglio del 1954 veniva pubblicato per la prima volta “Il Signore degli Anelli”, romanzo di fantasia di J.R.R. Tolkien destinato ad entrare negli Annales della letteratura moderna, tanto da vedere una trasposizione cinematografica con un totale di trenta candidature agli Academy Awards, delle quali 17 vittorie. Ma oltre all’enorme franchise derivatone, Tolkien è di sicuro riuscito a entrare nel cuore degli appassionati per le proprie abilità descrittive, che quasi non richiedono sforzo di immaginazione da parte del lettore per dipingere nella propria mente i paesaggi narrati in nero su bianco.
Il locus amoenus e il locus terribilis, topoi delle rappresentazioni naturalistiche sin dalla letteratura classica, vengono infatti messi in antitesi a seconda del protagonista che le abita o che le attraversa nel corso delle proprie imprese. Basti pensare alla Terra di Mezzo, dove gli Hobbit vivono pacificamente senza preoccuparsi di cosa accada al di fuori del proprio giardino, in contrapposizione con Mordor, terra del famigerato Sauron, da secoli in cerca di rivalsa e di dominio su tutte le razze del Mondo.
Come in J.R.R. Tolkien la natura diventa amica o nemica
La Natura non diventa solo il corollario delle avventure della celeberrima Compagnia dell’Anello, bensì parte attiva nel contrastarne o agevolarne il percorso. Perfette esemplificazioni sono il tentativo di Saruman, con l’aiuto della magia, di scagliarvi contro la furia delle montagne innevate, costringendoli a optare per le miniere di Moria. Le grandi aquile, aiutanti da prima di Gandalf nello sfuggire dalla malignità dello stesso Saruman, successivamente degli Hobbit a tornare a Gran Burrone (Forraspaccata in edizione Adelphi, ndr). Le farfalle, fedeli messaggere del mago grigio e infine, più significativo di tutti, gli Ent.
Questi sono grandi alberi della foresta di Fangorn che, dopo anni di sfruttamento da parte degli Orchi di Isengard, per costruire dighe e alimentare fornaci, si ribellano – spronati da Merry e Pipino. Gli Ent si riappropriano del loro habitat naturale, vendicando le anime degli amici sacrificati per fini oscuri. L’autore rappresenta quindi la Natura come deus ex machina e come antagonista, alleato oppure nemico, a seconda dell’utilizzo che le creature terrestri ne fanno, così come in relazione alla bontà d’animo del personaggio coinvolto. J.R.R. Tolkien si potrebbe forse considerare, di conseguenza, non solo un autore modello per la letteratura fantastica contemporanea, ma anche un precursore della attuale lotta al cambiamento climatico.
Consigli di lettura
La Natura ha sempre avuto un ruolo centrale come oggetto di ispirazione per Tolkien. Lo stesso autore, infatti, durante numerose interviste, ha sempre affermato di amare boschi e forsete e di trascorrervi innumerevoli ore. Durante i suoi numerosi viaggi, egli ha sempre attinto dal circondario gli elementi necessari per le proprie opere. Questo significa che la presenza naturalistica nei suoi racconti, non solo diventa un’allegoria del confronto tra alleato e nemico, ma anche un vero e proprio riscontro culturale nella realtà.
Chi si è ampiamente occupato di questo argomento, fino a redigerci un libro – che si potrebbe forse considerare un vero e proprio “manuale” – è stata proprio l’Associazione Romana di Studi Tolkieniani. Nel 2012, infatti, l’associazione ha firmato il proprio esordio editoriale con Paesaggi della Terra di Mezzo, Immaginario naturale e radici culturali nell’opera di J.R.R Tolkien, edito da Aracne Editrice. Per chi volesse approfondire questo argomento, di materiale a sufficienza in cui immergersi ce n’é, e la redazione è sempre disposta ad accogliere e condividere ogni genere di curiosità e approfondimento in merito!