Recensione di “Le tre notti dell’abbondanza” di Paola Cereda, edito Giulio Perrone
Paola Cereda, nel suo romanzo “Le tre notti dell’abbondanza”, edizione Giulio Perrone, 2020, ci invita a Fosco, un paesino in Calabria bagnato da un mare vietato a chiunque. Fosco si apre proprio con questa immagine, quella di una scaletta che scenderebbe al mare, ma è stata recisa a metà, come un grosso divieto verso i sogni. Fosco è quel posto dove non devi chiederti chi sei, perché alla tua nascita è stato già deciso. Il paese ruota intorno a zi’ Totonnu, a capo della malavita. È lui che decide chi vive, chi muore, dove si fermano i santi durante le processioni e cosa è concesso a Fosco e ai suoi abitanti.
È in questo paese che incontriamo Irene Ruscio, che ha 15 anni, una bambina nel corpo di una donna, non ama studiare e passa il tempo a disegnare la vita che le scorre davanti, su un quaderno arancione, dopo aver lavorato nella pizzeria del padre. Nella sua famiglia è quella strana, quella che ha ancora la voglia di sognare nonostante non potrà essere quello che Fosco ha deciso per lei. A Irene non è dato di conoscere il mondo fino a quando a Fosco non arriva Rocco, il figlio di un morto. Insieme a lui impara l’amore, la gentilezza. Una sera, durante i loro incontri, alle loro orecchie arrivano discorsi che non dovrebbero sentire: la rivalità tra zi’ Totonnu e la famiglia dei Lorida.
Erano in pochi a conoscere Fosco. Arroccato su una falesia a picco sul mare, si raggiungeva percorrendo una strada a una sola corsia, stretta tra i monti e la costa. Ci si arrivava in punta di piedi o tra il fracasso di un motore acceso. Il paese sentiva e, a suo modo, sapeva accogliere
Le realtà che vengono alla luce protette dal buio
E’ appena arrivata al punto di non ritorno con il rapimento di una donna incinta, a cui segue una richiesta di riscatto. Totonnu deve prendere una decisione delicata, e dopo essersi ritirato per riflettere, decide di organizzare le tre notti dell’abbondanza. Un momento in cui la comunità di Fosco si riunisce in montagna e ammazza un maiale, a fine anno. Il periodo però è sbagliato, siamo in agosto, manca la neve, il freddo, manca il maiale. Nessuno può però contestare la decisione di zi’ Totonnu. Fosco partecipa quindi a queste tre giornate così diverse dalla tradizione, che cambieranno le sorti di tutta Fosco. Vita e morte, presente e passato, gioie e dolori, tutto è mischiato in tre notti indimenticabili.
La penna di Paola Cereda
Un apprezzamento particolare, tra i tanti, va alla penna dell’autrice di questo romanzo, che ci regala una narrazione di una scorrevolezza che sembra seguire le onde del mare. La fermezza delle scelte lessicali si unisce alla sinuosità con cui scorrono e i personaggi accompagnano il lettore, così, come se lui stesso, fortunato, avesse il privilegio di potersi avvicinare al mare e sentirne le onde. Il lessico calabrese dà colore e ruvidezza a una realtà che esplode tanto nel testo, con tutta la sua esplicitezza, quanto nel sottotesto, in tutto un non detto che però arriva al lettore forte e chiaro.
Paola Cereda
Nata e cresciuta in Brianza, si è laureata in Psicologia a Torino con una tesi sull’umorismo ebraico. Si è specializzata in diritti umani e cooperazione internazionale, in particolare in progetti artistici e teatrali nel sociale.
Ha viaggiato e lavorato in molti paesi del mondo. Attualmente vive a Torino e collabora con ASAI, Associazione di Animazione Interculturale, dove si occupa di progetti artistici con minori italiani e stranieri. Cura la regia e la drammaturgia della compagnia teatrale integrata assaiASAI, nella quale recitano ragazzi di età, provenienze e abilità differenti. Vincitrice di numerosi concorsi letterari, è stata finalista al Premio Calvino 2009 con il romanzo Della vita di Alfredo (Bellavite). Il suo romanzo Le tre notti dell’abbondanza, è stato pubblicato nel 2020 per Giulio Perrone Editore fa parte della collana Hinc.
Giulio Perrone Editore
La casa editrice romana, fondata a Roma nel 2005 da Giulio Perrone e Mariacarmela Leto ha il desiderio di creare una realtà culturale fresca e nuova, seguendo la scia delle case editrici indipendenti a Roma. I titoli proposti per le collane di Giulio Perrone –Biotòn, Fuori Classe, Hinc, Le nuove onde, Passaggi di dogana, Poiesis, Saguni -sono freschi e contemporanei, frizzanti ed energici, esattamente i loro autori.
Recensione di
Martina Russo