Rosso Antico è un romanzo-metafora che esprime la delusione della sinistra italiana di oggi
Oggi 21 gennaio esce, per Giulio Perrone Editore, il romanzo “Rosso Antico” di Simone Nebbia. Sebbene questo sia il suo esordio come romanziere, l’autore si muove nell’ambito della scrittura da anni; è scrittore e critico teatrale, ha fatto parte della redazione di “Quaderni del teatro di Roma”, ha scritto articoli e saggi pubblicandoli su “La Repubblica”, “Minima&Moralia”, “Il lavoro culturale”. Nel 2013 inoltre Nebbia è stato co-autore de “Il declino del teatro di Regia”, scritto con Franco Cordelli e curato da Andrea Cortellessa. Ha collaborato con il programma di “Rai Scuola Terza Pagina” e, alle volte, si esprime anche in musica, mostrando al pubblico il suo volto come cantautore.
Rosso Antico e i dubbi della sinistra italiana
Un sabato mattina come tanti il professor Luca Salomè si rigira nel letto tormentato dai pensieri. C’è un tarlo che da anni lo rode dentro, ma di questo il professore non si è mai reso conto e, proprio quel sabato, che smette di essere un giorno qualunque, Luca Salomè si guarda e si analizza. In lui si incarna la generazione che ha fatto il sessantotto, quella delle rivolte studentesche, delle occupazioni, della giustizia sociale; una generazione che però è invecchiata male e neanche se ne rende conto. Gli intellettuali come il professor Salomè hanno smesso i maglioni logori della giovinezza, che li tenevano al caldo durante le manifestazioni, per indossare giacche a costine e cravatte, adattandosi ai salotti borghesi. La lotta è diventata per loro puro esercizio retorico, roba da scrivere nei libri e non da fare; senza rendersene conto il futuro li ha accantonati e loro hanno smesso di essere “politici”. Sono diventati dei pezzi da museo, da tenere sotto vetro e tirare fuori solo per gli anniversari.
Anniversario di un’epoca ormai tramontata: il ‘68
È proprio un anniversario la causa scatenante delle crisi interiori di Luca Salomè, a cui viene commissionato un libro sul 1968; chi meglio di lui, che lo ha vissuto, può parlare di quel periodo e della sua eredità a distanza di mezzo secolo? L’incapacità del professore di scrivere anche una sola parola a riguardo, lo porta finalmente a farsi domande che teneva seppellite da sempre, questa ricerca interiore va di pari passo con un viaggio esteriore in una città anestetizzata, fatta di luoghi-nonluoghi.
I colori e la dimensione visiva del romanzo
L’intera vicenda del professor Salomè viene narrata in maniera esemplare da Simone Nebbia che mostra, con il suo romanzo d’esordio, una prosa ricca e densa di immagini. I colori sono un elemento fondamentale della narrazione; in questa gli oggetti si fanno potatori di significati simbolici oltre la loro mera fisicità. Infatti ritroviamo spesso il colore rosso a illuminare un dettaglio; oggetti carichi di significati politici, vestigia di ideali e lotte ormai abbandonate dal protagonista che spuntano qua e là. Un libro, un vecchio capo di vestiario, la chioma fluente di una donna sembrano tutti segnali che indicano la via da percorrere al vecchio professore ormai perso, come il sentiero di briciole di pane di Pollicino.
Piani paralleli
Elemento interessante all’interno del romanzo è la scelta dell’autore di inserire le pagine del diario privato di uno studente universitario, una sorta di alterego di Luca Salomè. Le confessioni e le riflessioni del professore, narrate in prima persona, si contrappongono alla voce in terza persona del narratore esterno. Ci troviamo di fronte una serie di piani paralleli che si sovrappongono e compenetrano, infatti, possiamo rintracciare tre piani principali all’interno della vicenda: il passato, il presente e il diario. Tale meccanismo, unito alla tematica della crisi interiore e dell’incapacità di proseguire con il proprio lavoro, ricorda le sovrapposizioni prospettiche che in 8 e 1|2 Fellini adotta per mostrare la scissione interiore del suo protagonista, Guido Anselmi, regista in piena crisi creativa ed esistenziale.
Crisi interiore di una generazione
Tramite la figura del professor Salomè, Simone Nebbia mette in scena la crisi della sinistra italiana che in mezzo secolo è arrivata a smarrire se stessa e ancora oggi non sa bene chi sia. “Rosso Antico” è un libro che parla della perdita di ideali di un’intera classe dirigente e per farlo sceglie la forma del romanzo. A differenza del protagonista, infatti, Nebbia decide di non scrivere un saggio ma racchiude quello che vuole dire in forma metaforica seguendo il consiglio di Zerilli, ex-compagno di lotte e migliore amico del protagonista.