Amor sacro e amor profano
-Come siete bella, quel vostro sorriso così grazioso, pieno di riserbo, è come quello delle figure sulle tombe etrusche, un sorriso ilare e mortuario
-Mortuario? Così parlate a chi vi ha salvato dalla morte?
-Ma soltanto per consegnarmi ad un’altra dolcissima morte, a quella dell’amore. Io sento che voglio annullarmi in voi mia saggia Minerva
(Dal Satyricon di F. Fellini)
Quando si parla di sensualità senza filtri, in modo esplicito, non si sta parlando di sensualità. Nessuno definirebbe sensuale un documentario incentrato su una relazione amorosa dal punto di vista scientifico. Come sono cambiati i canoni della bellezza, sono cambiati anche quelli della sensualità. Tuttavia forse potremmo cercare di individuare alcuni punti fermi rimasti invariati nel tempo, per tentare di definire ciò che è comunemente stato considerato come cifra di sensualità.
Sensualità e irraggiungibilità
Se la sensualità è ciò che genera attrazione, forse non è poi così cambiata nei tempi. Se l’attrazione è verso qualcosa che non si possiede e non si conosce, la sensualità deve avere in sé una componente di mistero e proibito per essere tale. Le storie di amori coniugali e felici non credo abbiano riscosso molto successo né oggi, né ieri. In generale sembra che questo aspetto richieda una certa “innaturalità” di una condizione, una logica complessa e artificiosa creerebbe la sensualità. Quindi non necessariamente sarebbe dipendente dai costumi più o meno libertini dei tempi. Nel medioevo la donna sensuale era la signora della corte, una donna bella, dotata di ogni pregevole facoltà e ovviamente irraggiungibile, alla quale il poeta si legava in un rapporto di subordinazione. Proprio il carattere irrealizzabile di questo amore determina lo struggimento dell’amante.
Il desiderio erotico
La sensualità della situazione si realizza quindi perché il rapporto non è mai consumato, la donna appartiene ad un altro uomo e al massimo il poeta può bearsi di un suo saluto o di uno sguardo. Noi lo definiremmo un amore platonico, ma in realtà il desiderio erotico traspare da questi versi, per quanto l’ambientazione sia vaga e i riferimenti indefiniti. Il conflitto interiore del poeta/ammiratore si accentua quando sente nascere in sé il conflitto tra amore e sacralità. La donna infatti viene divinizzata, paragonata ad un angelo e per questo ancora più distante e fonte di desiderio. Questa situazione promiscua tra sacro e profano sembra generare una sensazione proibita che alimenta l’ardore di molti poeti del tempo e non solo.
Amore e perversione
Basti pensare ad esempi più recenti come quello di G. D’Annunzio, nel suo romanzo più famoso, quando ci presenta le fantasie perverse del protagonista, tutte imperniate intorno all’idea della purezza sacrale della donna casta, profanata dalla fantasia perversa dell’amante. La sensualità sembra quindi sempre più lontana da una concezione di “amore come dovrebbe essere” e sempre più vicina alla distorsione di una situazione naturale. La stessa figura della donna come procreatrice non corrisponde in genere ad una immagine di donna attraente, ma è proprio la sua versione opposta che in generale nella letteratura ha suscitato più fascino. Le donne celebrate da tanti poeti maledetti sono bellissime e portatrici di morte, perché portano l’amante sull’orlo del baratro, verso il peccato e la dissoluzione.
Tensione verso l’ignoto
Innegabile è anche la carica erotica di una creatura che per eccellenza si colloca in una condizione liminare tra vita e morte, il vampiro, che in numerose pagine e pellicole ha incarnato il peccato e una sessualità che non si esprime naturalmente, ma tramite un bacio che dà la morte. Questa condizione di ambiguità tra sacro e profano, vita e morte sembra mettere l’uomo, o perlomeno gli autori che hanno celebrato la sensualità, in una condizione di tensione verso l’ignoto che proprio per il suo carattere ineffabile mantiene sempre accesa la fiamma della passione.
Articolo di
Deborah Cherchi