Vate, combattente, esteta e grande intellettuale, tutto ciò è Gabriele D’Annunzio – Pescara, 12 marzo 1863 / Gardone Riviera, 1 marzo 1938
È stata la voce più importante del Decadentismo italiano, da sempre considerato un personaggio stravagante con uno smisurato culto di sé stesso. Era soprannominato un “tombeur de fammes”. Aveva l’ossessione di possedere tutto, appropriandosene non soltanto fisicamente, ma anche letterariamente. La sua smania di possesso però, fu un’arma a doppio taglio: amava possedere, ma non amava essere posseduto. Odiava infatti la gelosia delle sue donne, tanto da arrivare al punto di lasciarle quando erano troppo invadenti. Come i superuomini dei suoi romanzi, il poeta vate voleva essere libero di passare da una storia all’altra, senza legami.
L’amore con Eleonora Duse
D’Annunzio ebbe un amore travolgente che durò anni, quello con Eleonora Duse. Eleonora Duse era un’acclamata attrice di teatro, considerata la più grande attrice teatrale dell’epoca ed era soprannominata “la divina”. Il primo incontro tra i due è avvenuto a Roma nel 1882, dove D’Annunzio le propose un vero e proprio incontro carnale che lei rifiutò con sdegno, ma quando pubblicò “Il trionfo della morte”, una delle sue opere più famose, lei ne rimase ammaliata, così decise di inviargli una lettera per chiedergli di scrivere un’opera teatrale per lei in cui sarebbe stata la protagonista. Nasce così un grande amore che durerà per dieci lunghi e difficili anni. Eleonora lo ama senza alcuna riserva e decide di far conoscere al mondo il talento del suo amato, interpretando a teatro quattro delle sue tragedie e finanziando gli spettacoli. Nonostante ciò, D’Annunzio continuò ad avere delle relazioni parallele con le sue amanti e fece un grande torto all’attrice sottraendole la parte della protagonista in un’opera teatrale che aveva scritto per lei: “La città morta”. Per la parte da protagonista scelse Sarah Bernhardt, questo per Eleonora fu una vera e propria umiliazione pubblica.
Il romanzo “Il piacere”
“Il piacere” è il primo romanzo di Gabriele D’Annunzio, scritto tra il luglio e il dicembre 1888 a Francavilla al Mare e fu pubblicato l’anno successivo dall’editore Treves di Milano. Il libro è segnato dall’entusiasmo dell’autore per la “conquista” della cultura dell’estetismo e della vita mondana romana. Il romanzo è articolato in quattro libri il cui protagonista è Andrea Sperelli, che per molti caratteri si identifica con l’autore, infatti la vita mondana ed estetizzante del giovane D’Annunzio si trasfigura in Andrea. Sperelli è un aristocratico, educato dal padre a costruire la sua vita come “un’opera d’arte”. Il romanzo si apre con l’incontro tra Andrea e la sua vecchia amante Elena Muti, che non vedeva da circa due anni e ora la ritrova sposata con il ricco inglese Lord Heathfield.
Ricorrendo a un flash back, l’autore narra le vicende della relazione passata tra Elena, una donna dalla sensualità dirompente e aggressiva e Andrea, il rinascere di quella passione nel protagonista e la voglia di riallacciare i rapporti. Al rifiuto di Elena, Andrea si rituffa nella vita mondana di Roma e ferito in un duello, decide di passare la convalescenza da una cugina, dove conosce Maria Ferres, una donna dolce, appassionata e curiosa, tutto l’opposto di Elena. Nel nuovo rapporto con Maria però, viene fuori sempre di più il desiderio e l’immagine di Elena, verso la quale Andrea prova un amore morboso, tanto da chiamare Maria con il suo nome mentre l’aveva tra le braccia. Il romanzo si conclude con l’effetto devastante di questo scambio di persona.