Proposta di traduzione di un estratto di Pet Sematary, di Stephen King
Stephen King è uno scrittore statunitense nato nel Maine nel 1947
dove vive tuttora con la moglie Tabitha. I suoi romanzi e racconti hanno scalato le vette di moltissimi paesi: tradotto in numerose lingue, infatti, lo scrittore è amato e apprezzato dagli appassionati del genere horror di tutto il mondo. Per chi vuole avvicinarsi all’horror, i romanzi di Stephen King sono senz’altro un ottimo punto di partenza. Non è appellato come Re del terrore per caso, dopotutto. Le sue storie, frutto di una mente geniale, lasciano col fiato sospeso e fanno rabbrividire anche i più temerari dei lettori.
Chi non ha mai sentito parlare di Pennywise, il clown agghiacciante che, dai tombini della città di Derry, riesce a far avvicinare bambini indifesi per nutrirsi di loro? O dell’infermiera folle che costringe al letto il suo scrittore preferito dopo un incidente perché vuole che il personaggio di Misery non muoia nel libro che ama? O ancora, della liceale Carrie che è in grado di usare dei poteri soprannaturali e di vendicarsi con violenza di tutti i torti subiti? Questi incredibili personaggi non sono passati inosservati nel mondo del cinema che ha deciso di ispirarsi ai best seller dello scrittore del Maine per realizzare nel corso degli anni film e serie televisive. Uno dei più noti è sicuramente Shining, che vede il grandissimo attore Jack Nicholson protagonista. Per citarne altri, Il Miglio Verde con Tom Hanks, La Torre Nera, Misery non deve morire, IT … insomma, troppi per essere elencati tutti, come i suoi romanzi! Le sue incredibili storie sono una diversa dall’altra: alcune presentano elementi sovrannaturali, altre ci fanno tuffare in mondi paralleli, nessuna, ad ogni modo, viene dimenticata facilmente dai voraci lettori.
In quest’articolo proponiamo la traduzione di un estratto del capitolo 16 della prima parte del romanzo Pet Sematary pubblicato nel 1983.
Anche di questa storia molto nota sono state realizzate varie versioni cinematografiche, l’ultima del 2019 che vede in scena gli attori Jason Clarke e John Lithgow. Tramite questo frammento in particolare, il lettore è introdotto lentamente all’interno del mondo del re dell’horror. In questo estratto entriamo nei pensieri di Louis Creed (protagonista del romanzo), un dottore nell’università vicina alla casa in cui si è trasferito con la famiglia composta da sua moglie Rachel, i bambini Ellie e Gage, e il gatto Winston Churchill. Particolarità della nuova abitazione sono una pericolosa strada adiacente dove sfrecciano i camion, e un misterioso cimitero degli animali nel bosco. Svegliandosi di notte e scorgendo in casa il cadavere in vita di uno studente universitario morto, Louis si autoconvince che la visione sia solo frutto della sua mente, perché “The dead do not return”.
Alcune scelte traduttive:
Il testo è lineare, non presenta molte difficoltà traduttive se non in alcuni punti. In particolare, abbiamo deciso di tradurre “the moon sailed out from behind a cloud” con “la luna uscì allo scoperto da dietro una nuvola”, perdendo la metafora della nave del testo originale. Questa scelta è stata fatta in quanto in italiano non avrebbe avuto molto senso utilizzare il gergo marinaresco per parlare della luna. Per questo motivo il verbo “flooding” della frase successiva è stato cambiato in “riempendo” e non “inondando”. Per quanto riguarda la frase “His collarbone jutted whitely” abbiamo deciso di tradurla con “La sua clavicola sporgeva dalla spalla, impallidita dalla luce della luna” per esaltare il biancore delle ossa che vengono illuminate. Questo ci permette anche di rendere al meglio il significato del concetto in italiano e di rendere più fluida la lettura. Infine, “No way, baby” è stato reso con “Impossibile, baby”, lasciando inalterata la parola baby ed effettuando così una scelta di straniamento. Essendo una parola molto utilizzata nell’inglese americano e comunque molto nota, la scelta è stata quella di mantenere la vicinanza con la Source Language e non con la Target Language, in questo singolo caso.
Qualcosa lo svegliò parecchie ore dopo.
Un rumore abbastanza forte da farlo sedere sul letto e chiedersi se Ellie fosse caduta sul pavimento o se la culla di Gage si fosse rovesciata. Poi la luna uscì allo scoperto da dietro una nuvola, riempiendo la stanza di una fredda luce bianca, e Louis vide Victor Pascow sulla soglia della porta. Pascow aveva causato quel rumore spalancando la porta.
Il ragazzo era lì, con la testa sfondata dietro la tempia sinistra. Il sangue gli era colato sul viso in strisce marroni come le pitture di guerra indiane. La sua clavicola sporgeva dalla spalla, impallidita dalla luce della luna. Sorrideva.
“Andiamo, Dottore,” disse Pascow. “Abbiamo da fare.”
Louis si guardò attorno. Sua moglie appariva come un vago rilievo sotto il piumone giallo. Dormiva profondamente. Guardò di nuovo Pascow, che era morto ma in qualche modo non lo era. Eppure, Louis non ne fu spaventato. Capì il perché quasi subito.
È un sogno, pensò, e fu soltanto con quell’attimo di sollievo che realizzò che, in realtà, era rimasto terrorizzato tutto il tempo.
I morti non tornano in vita; è fisiologicamente impossibile. Questo ragazzo si trova in una camera mortuaria a Bangor col tatuaggio del patologo – un taglio a forma di Y – ricucito addosso. Il patologo probabilmente gli ha gettato il cervello nel torace dopo aver preso un campione di tessuto e gli ha riempito la cavità cranica con della carta pacchi per prevenire una fuoriuscita di liquido – cosa più semplice da fare rispetto al cercare di rimettere il cervello nel cranio come fosse un pezzo di un puzzle. Lo zio Carl, padre dello sfortunato Ruthie, gli aveva detto che i patologi lo facevano e gli aveva riferito altre strane informazioni che immaginava avrebbero fatto urlare Rachel di terrore dal momento che era terrorizzata dalla morte. Ma Pascow non era lì – impossibile, baby. Pascow si trovava in un frigorifero con un’etichetta attorno al dito del piede.
E sicuramente nemmeno lì indossa quei pantaloncini da jogging rossi.