Porta l’enigmatico nome di IVAS, il progetto musicale nato in provincia di Salerno nel 2013, da quella che potremmo definire una con-fusione vincente degli stili e delle idee di sette ragazzi conosciutisi tra i banchi di scuola.
Il sound e l’impronta musicale della band risentono fortemente delle influenze provenienti dal filone psychedelic rock anni ’70, che, tuttavia, non gli impediscono di combinarsi armonicamente anche con le atmosfere più tipicamente soft-rock, incrociando costantemente sonorità che vanno dal dream rock allo stoner.
I modelli di riferimento sono molteplici e ricoprono un inventario di combinazioni sonore abbastanza ampio, il che si tramuta in terreno fertile per la continua sperimentazione a partire dal rimescolamento degli stessi. La continua ricerca di una commistione e di una sintesi tra gli stili e le molteplici influenze che fanno da background, si riflette principalmente nell’ampia composizione della band, strumentalmente eterogenea: Fabiana Mariniello (voce), Davide Marra (chitarra), Stefano Cavuoti (chitarra), Gianmario Sabini (batteria e percussioni), Vincenzo Pecoraro (basso), Alessandro Caggiano (tastiere), Luigi D’Auria (sassofono).
Il 2018 è un anno importante per la band, perché segna il rilascio del primo EP omonimo per l’etichetta indipendente FUFFA RECORDZ: un intenso complesso di quattro trame musicali che ”vogliono riprendere il concetto pinkfloydiano di psichedelia”.
Quattro tracce distinte, dunque, ma strutturalmente invischiate tra loro, attraverso un gioco di richiami e rimandi sonori. Sono i momenti analogici di una medesima esperienza percettiva colta nel suo dispiegarsi nello spazio, così come le quattro stagioni rappresentano i momenti distinti di una medesima esperienza, quella del tempo e del suo fluire.
Il testo che segue è tratto dall’omonimo brano ”Sul Fondo” pubblicato di recente da IVAS.
Sul Fondo
Sto fermo, qui, da ore
Quasi attento a non far rumore.
Per paura di svegliare quei pensieri che in giorni meno buoni fan sì che mi tremino le mani.
Sto sul fondo, tra le cose che ho perduto.
Scavo a fondo tra quel che ho dimenticato.
Mi nascondo dai rumori e dalle voci che ogni tanto gridan così forte che io non mi sento,
Non mi sento.
Non mi sento e mi perdo.
Sto fermo a contemplare spazi vuoti, disimparo a parlare e a reagire.
Sto qui fermo ad aspettare la marea, per potere andare via, per potere risalire.
Sto sul fondo
Non ricordo quanto tempo fa ho chiuso fuori il mondo ed io, solo, resto qua
E non c’è nessuno che possa sentire il vuoto tutt’intorno che rumore fa.
Mi leva il sonno, e perdo il conto
Non riesco più a pensare, a immaginare quel che c’è aldilà.
Non mi sento e mi perdo.