“Isole”, guida (anche) per chi non può uscire da quattro mura. Una passeggiata per le strade di Roma, in una città che non avete mai visto prima
“Isole, guida vagabonda di Roma” di Marco Lodoli non sembra la lettura ideale, almeno all’apparenza. Delle apparenze però non ci si deve fidare mai troppo e, nonostante quello che recita il suo sottotitolo, “Isole” è molto più di una semplice “guida”. Marco Lodoli tramite questo libro ci trasporta un passo dopo l’altro nella sua città e la descrive con incredibile precisione.
Questo libro si rivela non solo una lettera d’amore a Roma (una lettera incredibilmente onesta e scevra di qualsiasi idealizzazione) ma è anche un invito a vedere oltre, a viaggiare tanto con il corpo che con la mente e soprattutto a “pulire lo sguardo”. Il libro è soprattutto un vagabondaggio interiore, il cervello che raccoglie stimoli esterni riesce ad andare ovunque e ogni angolo nascosto diviene l’input che porta ad una riflessione più ampia. Queste divagazioni mentali però non hanno la pretesa di inculcare una qualche “verità” al lettore e forse questo è il più grande pregio dell’opera.
Schegge di città
Marco Lodoli in “Isole” mette in successione delle schegge, dei frammenti, che riuniti insieme riescono a darci un’immagine della città eterna molto lontana dagli stereotipi. In questa forma caleidoscopica che va dalle vie del centro a Torre Maura, dal Gianicolo descritto da Leopardi al Mandrione di Pasolini, l’autore riesce a restituire una città polifonica, viva e sconosciuta a molti. Proprio l’utilizzo del frammento riesce a darci l’immagine completa di una città come Roma che non può essere ritratta in maniera unitaria.
Queste schegge racchiudono la città interiore dell’autore e ci mostrano come la capitale d’Italia possa cambiare a seconda del punto di vista. Il lettore viene preso per mano e accompagnato sia in piccole chiese nascoste, gioielli custoditi gelosamente nelle loro custodie di velluto, pronti a risplendere davanti agli occhi meravigliati di chi va a visitarle, sia attraverso quelle piazze più periferiche, “aperte come piaghe”[1], che ci sbattono in faccia la realtà di Roma e del mondo in generale.
Perchè “Isole”?
In questa città, bella e brutta allo stesso tempo, ma soprattutto profondamente umana ed intima sono riuscita a riconoscere le “mia” Roma che finalmente viene descritta con parole lontane dai cliché, raccogliendo tutte le voci che animano la città e restituendoci un coro eterogeneo che ce la racconta in maniera poetica. Iniziare a leggere la guida di Lodoli in un periodo in cui sono obbligata a restare tra quattro mura mi ha permesso di fare lunghe passeggiate mentali all’interno di spazi conosciuti e non. Infatti, come detto prima, il vagabondaggio a cui si allude nel titolo è tanto fisico quanto mentale. All’inizio del libro lo scrittore definisce il concetto di “isole” da cui l’intera opera prende il titolo affermando
Ogni tanto cerco di riconoscere un’isola nel grande mare della città: e possono essere quadri o alberi, libri o angoli in penombra, statue o fontanelle, luoghi che quasi si nascondono per non essere cancellati[2]
Isole come formae mentis
Se ci riflettiamo bene l’idea di ragionare per “isole” esprime una formae mentis utile a guardare sé stessi e gli altri, ci aiuta a mettere le cose in prospettiva e a trovare la bellezza intorno a noi. Per Lodoli le isole sono dei luoghi romani, incontrati per caso o conosciuti da sempre, forse riscoperti grazie a dei dettagli balzati agli occhi all’improvviso. Una volta adottata questa logica però il concetto di isola si può applicare a tutto, la bellezza può essere scoperta negli angoli di casa, in un gesto quotidiano delle persone con le quali dividiamo la quarantena o nelle notizie straordinarie di questi giorni particolari che riceviamo tramite i mezzi di comunicazione di massa.
“Isole” più che una guida è un invito a guardare il mondo con attenzione e con poesia. A staccarsi di tanto in tanto dalla prosa del quotidiano, anche solo per pochi minuti, e scalfire la superficie. Questo libro è un invito a guardare meglio dentro e fuori di noi apprezzando la straordinarietà dell’ordinario, la bellezza del brutto e la profondità che a volte si nasconde dietro le cose superficiali.
Note
- [1] Lodoli, M., (2005) Isole. Einaudi editore, Torino p 28
- [2] Lodoli, M. , op. cit., p4
Articolo di
Simona Ciavolella