Quando pensiamo alla ville lumière, immaginiamo subito i numerosi monumenti che si possono visitare,
come la famosa Tour Eiffel, la Cattedrale di Notre Dame de Paris, l’Arc de Triomphe, la Basilica du Sacré Coeur ecc… Passeggiare per le strade di Parigi, circondati dall’atmosfera magica e romantica della città, è una delle cose più sorprendenti che possiamo provare nella nostra vita. Se, invece, siamo già stati nella capitale della Francia molte volte e conosciamo a memoria ogni angolo nascosto, possiamo decidere di scappare per una giornata e di immergerci nella natura, non lontano da Parigi. Arriviamo in questo modo a Giverny, un piccolo paese della Normandia circondato dalla natura, sulle rive della Senna e, da qui, alla casa di Monet (Fondation Claude Monet).
Per raggiungere la casa di Monet, possiamo percorrere un sentiero dove incontriamo un busto raffigurante l’artista.
Non lontano c’è anche la possibilità di visitare la chiesa Sainte-Radegonde di Giverny e, accanto, il cimitero dove si trova la tomba di Monet.
Una volta all’interno della casa di Monet, le prime cose che percepiamo sono la calma e la serenità del luogo. In questo posto sembra di trovarsi in un altro mondo. Ci troviamo in un giardino magnifico, colmo di tantissime piante e fiori colorati, mentre il sole brilla nel cielo e gli uccelli cantano – sembra quasi la scena di un film – ma la parte migliore resta lo stagno coperto da ninfee. Qui possiamo passeggiare sul ponte che Monet ha dipinto più volte nella sua vita. Con un po’ d’immaginazione possiamo “vedere” l’artista intento a dipingere uno dei suoi famosi quadri. È un vero viaggio nel passato.
Infine, ritorniamo alla casa rosa dove ogni stanza è colorata e ammobiliata e le finestre si aprono sull’enorme giardino. Possiamo capire perché ci sono così tanti turisti: è un’esperienza unica.
Chi è Claude Monet?
Claude Monet è un’artista impressionista conosciuto in tutto il mondo. La sua produzione artistica è molto vasta: i suoi quadri donano delle emozioni uniche alle persone. Ha deciso di vivere l’ultima parte della sua vita (quasi 40 anni) a Giverny, dove è morto nel 1926, in questo luogo incantato che oggi abbiamo la possibilità di visitare. Una volta stabilitosi qui si è dedicato a dipingere le ninfee che possiamo vedere di persona alla Fondation Claude Monet. Abbiamo ereditato molte copie su questo soggetto.
L’artista del movimento dell’impressionismo del diciannovesimo secolo (di cui fanno parte Auguste Renoir, Edgas Degas e Paul Cézanne) è nato a Parigi nel 1840. Non ha trascorso tutta la sua vita in Francia: ha fatto molti viaggi e ha vissuto in Algeria e a Londra. È nel 1874, grazie al fotografo Nadar, che il movimento dell’impressionismo comincia a essere conosciuto. Monet partecipa al salon col suo quadro Impression. Soleil levant, ma inizialmente gli artisti non sono né apprezzati né compresi.
In quell’occasione vengono chiamati, per la prima volta, “impressionisti”
Nel 1880, Monet inaugura la sua prima esposizione individuale e nel 1883 si trasferisce a Giverny con Alice Hoschedé, che diventerà la sua seconda moglie. È qui che l’artista crea la serie delle Nymphéas, composta da 250 opere. Se in un primo momento Monet rappresenta numerosi elementi della natura, i fiori e il ponte sullo stagno, successivamente si concentra soltanto sulle ninfee. Il giardino che fa costruire e che si ispira alla tradizione giapponese, è un luogo dove l’artista, non più giovane, può riposarsi.
Questi quadri sono esposti in vari musei del mondo. Altre opere conosciute allo stesso modo sono Essai de figure en plein air, La Cathédral de Rouen, Les Coquelicots et Londres, le Parlement.
Note :
Articolo ispirato a un viaggio fatto nel 2018 (foto scattata in questa occasione).
Fonti :
- Claude Monet, Larousse – encyclopédie en ligne [https://www.larousse.fr/encyclopedie/personnage/Claude_Monet/133685]
- Mastromattei, Dario, Le Ninfee di Claude Monet: analisi completa della serie di quadri, www.arteworld.it, pubblicato il 28 Gennaio 2015, aggiornato il 30 Gennaio 2017, [ https://www.arteworld.it/le-ninfee-monet-analisi/]
Articolo di
Arianna Taddeo