Il romanzo che ha segnato il successo mondiale della scrittrice nigeriana
Per chi non la conoscesse già, Chimamanda Ngozi Adichie è una delle grandi voci della nostra generazione. La scrittrice nigeriana naturalizzata negli Stati Uniti è diventata, dall’inizio del 2000 ad oggi, un simbolo e la sua risonanza come public personae è talmente ampia da essere stata inserita da Time Magazine nell’elenco delle 100 persone più influenti al mondo del 2014.
I suo discorsi per le conferenze TedX sono stati visualizzati da milioni di utenti in tutto il globo e il secondo, dal quale è poi nato il libro Cara Ijeawele:perché dovremmo tutti essere femministi, è stato campionato da Byoncè in Flawless.
Adichie è stata definita l’erede naturale di Chinua Achebe, padre della letteratura africana in lingua inglese. La letteratura africana è piuttosto giovane e questo fa si che la sua influenza a livello mondiale sia sempre stata secondaria. Nell’ultimo cinquantennio però ha iniziato a proliferare quella che viene definita letteratura post-coloniale e la voce dell’Africa si sta piano piano ritagliando uno spazio a livello mondiale; in questo ha avuto un peso non indifferente l’autrice che con romanzi come “L’ibisco viola” e “Metà di un sole giallo” ha portato la letteratura nigeriana sotto i riflettori mondiali.
Una scrittura della crisi
Al di là della sua africanità e al di là della sua risonanza nel mondo pop la letteratura di Adichie è capace di parlare di temi essenziali quali la mancanza di certezze e la difficoltà di adattarsi in un mondo costantemente in cambiamento. I suoi romanzi superano il concetto di nazione e sono capaci di affrontare le crisi del giorno d’oggi.
Questo accade anche per “Americanah” il romanzo che l’ha portata al successo internazionale. La h alla fine del titolo non è un errore tipografico ma riflette una pronuncia storpiata che la protagonista e le sue amiche usano per prendersi gioco di coloro che, dopo aver avuto l’opportunità di studiare all’estero, tornano in patria cambiati, stravolti e assoggettati ai canoni occidentali.
Questa americanità ostentata è vista a Lagos come segno di raffinatezza e status quo ma il prezzo da pagare è la perdita della propria identità culturale. Se ne accorge in fretta Ifemelu che, dopo aver passato un’adolescenza a sognare l’America quando vi mette piede capisce che realtà e sogno spesso non collimano.
La stessa protagonista, che prendeva in giro le Americaneh per il loro accento falsamente Yankee, inizia a cambiare tutto di sé dal modo di parlare a quello di vestire a quello drastico di lisciare i capelli. Tale trasformazione, dolorosa sia psicologicamente che fisicamente, la porta a smarrirsi in un turbinio di nuove Ifemelu che però la soddisfano solo a metà. Di conseguenza la giovane taglia i ponti con la famiglia, che sente il meno possibile e che trova insopportabili, e soprattutto smette di rispondere all’amore della sua vita Obizne.
L’amore ai tempi dell’emigrazione
Adichie racconta una relazione a distanza in un’epoca in cui emigrare per trovare lavoro è una necessità non solo dei giovani africani ma anche dei giovani europei. L’instabilità alla base della società liquida porta tutti a recidere contatti, affetti e non fanno eccezione i due protagonisti dalla quale prospettiva è narrata la vicenda.
La costruzione di un’identità nuova, americana, e il processo di adattamento passa per una serie di traumi, grandi e piccoli, che sconvolgono le fondamenta di Ifemelu e dello stesso Obizne che rimasto da solo emigra nel Regno Unito. Il lavoro precario, mal pagato e praticato con documenti falsi li spinge sull’orlo del baratro e li obbliga a crescere in un modo diverso da quello che avevano immaginato.
La necessità di tornare
Ifemelu sentirà inaspettatamente il richiamo delle sue radici e questo la porterà a scrivere un blog sull’essere neri non americani negli Stati Uniti. Il successo di questo le darà sicurezza economica e la introdurrà all’interno dell’élite intellettuale della east coast. Questo però non basta e il senso di non appartenenza rimarrà sempre lì, come un sassolino nella scarpa che le impedisce di camminare bene.
Il viaggio di ritorno in patria non sarà di certo più facile ed un nuovo processo di adattamento a Lagos, che ormai è cambiata irreversibilmente, sarà traumatico quasi quanto il precedente trasferimento in America. In questo caso però Ifemelu è una donna fatta, consapevole di sé, una che detta le norme invece che seguirle. In tutto questo però Adichie non dimentica mai di sottolineare le sofferenze e l’umanità dei suoi personaggi.
Una generazione in bilico
Così questo continuo adattarsi, spostarsi e cercare sé stessi diviene molto più che semplice storia della letteratura africana ma sorpassa i confini nazionali e parla ad una generazione nata tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 che fatica a trovare il proprio posto nel mondo. Il crollo di tutte le certezze, di tutti i modelli e un mondo che diventa via via più piccolo rendono impossibile per Ifemelu trovare la rotta. Ciò non accade però soltanto ai protagonisti ma a tutti i loro coetanei che restano appesi ad un filo, in bilico tra il crollo di un governo militare e la nascita di un altro, tra la speranza di emigrare e la voglia di restare.
Infatti la cosa interessante è proprio la polifonia del libro che è capace di parlare non solo dei protagonisti ma mostra le storie di tutti quelli che li circondano senza mai banalizzare i personaggi minori.
La prosa di Adichie è asciutta ma di certo non arida. Le sue parole sono dotate di una luce interne che fa brillare la superficie delle cose, anche quelle brutte. Il mondo creato dalla scrittrice nigeriana brilla di una luce propria che conferisce a tutto il racconto una dimensione solida, reale. La tangibilità della storia è ottenuta dalla scrittrice tramite un uso del linguaggio variegato. I dialoghi spesso sono infarciti di parole Igbo ed elementi culturospecifici che alimentano il senso di veridicità del racconto. Anche il modo di parlare dei personaggi non africani però è altamente variegato e riflette lo status sociale del singolo, la sua provenienza, sesso ed età. Si ha la sensazione di essere calati in un mondo concreto fatto di sapori di spezie, odori gradevoli e non, colori brillanti e sensazioni solide che il lettore avverte sin nelle viscere.
Articolo di
Simona Ciavolella