I Ricordi (1946)
I ricordi, un inutile infinito
Ma soli e uniti contro il mare, intatto
In mezzo a rantoli infiniti..
Il mare,
voce d’una grandezza libera,
ma innocenza nemica dei ricordi,
rapido a cancellare le orme dolci
d’un pensiero fedele…
Il mare, le sue blandizie accidiose
Quanto feroci e quanto, quanto attese,
e alla loro agonia,
presente sempre, rinnovata sempre
nel vigile pensiero l’agonia..
I ricordi,
il riversarsi vano
di sabbia che si muove
senza pesare sulla sabbia,
echi brevi protratti,
senza voce echi degli addii
a minuti che parvero felici…
Ungaretti: un poeta rivoluzionario
Parte della grande importanza e fama attribuita ad Ungaretti è data soprattutto per il suo manifestarsi, sin dalla prima raccolta (“Porto Sepolto” 1914), come poeta rivoluzionario nonché poeta delle emozioni forti, esposte con componimenti brevi a volti costituiti da una sola frase. Queste emozioni infatti hanno bisogno di immediatezza espositiva e Ungaretti le sottolinea ad esempio eliminando la punteggiatura e usando analogie, tracciando in questo modo la strada alla poesia ermetica.
Con la pubblicazione della raccolta “Allegria” del 1919 Ungaretti rivendicava la radicale novità della propria scrittura, del proprio verso, della propria essenzialità, ben lontani da quella “manata di parole essenziali” elargite da Marinetti nel Manifesto del Futurismo.
Nel 1947 vengono pubblicate le liriche che fanno parte de “Il dolore”. Questa raccolta nasce da eventi drammatici vissuti dal poeta come la deportazione dei suoi connazionali nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale, la perdita del ruolo di poeta “ufficiale” e la sospensione dalla cattedra universitaria, ma soprattutto la morte del fratello e successivamente del figlio di nove anni avvenuta del 1939. In un’intervista televisiva Ungaretti afferma difatti che questa raccolta sia stata scritta dolendo e piangendo, ma nonostante ciò dichiara sia il libro che più ama.
I “ricordi” è una delle sei sezioni de “Il dolore”, da cui prende inoltre il nome della poesia esaminata,. Qui, lo stile pare essere dimesso, quasi prosastico, in cui il poeta di mette a tu per tu con il lettore. La poesia “I ricordi” è stata pubblicata dapprima il 7 aprile del 1946 su Il Costume Politico Letterario, rivista nata a Roma sotto la direzione di Velso Mucci.
Una canzone “tradizionale”, ma non troppo
Se si analizzano le diverse forme strofiche italiane si può notare che lo stampo con cui Ungaretti ha scritto questa poesia è identificabile con la canzone, genere metrico composto da un numero variabile di strofe di endecasillabi e settenari.
Volontà di Ungaretti era quella di tagliare i ponti con la metrica tradizionale, motivo che si concretizza con l’uso del verso libero, innovazione a livello metrico del Novecento. Usare il verso libero prevedeva l’eliminazione della rima, difatti leggendo “I ricordi” ne si può notare la pressoché assenza, ad eccezione di due parole-rima (o rime intere) quando il poeta ripete ai vv.11-13 il termine <agonia>e ai vv.16-17 il termine <sabbia>.
In sostituzione alla rima vi sono somiglianze di suoni imperfette quali le assonanze e le consonanze (rispettivamente le vocali e le consonanti finali dei vocaboli coincidono), ad esempio ai vv.6-7 con <ricordi> e <dolci> e ai vv.1-2-3 con <infinito>, <intatto>, <infiniti>.
Struttura circolare
A livello strutturale il testo ha un disposizione circolare che vede il tema iniziale, “I ricordi“, riproporsi nella strofa conclusiva. Invece per quanto riguarda il livello lessicale, come già accennato nella nota introduttiva, il linguaggio è umile, quindi molto semplice: pertanto il registro linguistico della poesia è informale. Dunque non vi si presentano particolarità lessicali, ad eccezione di una sorta di arcaismo: <blandizie>,termine usato nel XIV secolo. All’interno del componimento vi sono due campi semantici che collegano e uniscono le restanti immagini: i ricordi e il mare. Questi due concetti sono inseriti esplicitamente da Ungaretti all’interno de “I ricordi” al fine di identificarne al meglio il significato e di creare delle reti logiche. Le parole del campo semantico dei ricordi sono <un pensiero fedele> e <vigile pensiero> ; le parole del campo semantico del mare sono <una grandezza libera>, <il riversarsi> (immagine del mare che si riversa sulla riva) e la <sabbia> (componente del mare).
La semplicità sintattica
con cui Ungaretti ha scritto questa poesia si può riassumere con l’uso prevalente della paratassi nella costruzione delle prime tre strofe, dove i periodi sono uniti dalle congiunzioni <ma> ed <e> e dalla punteggiatura. L’ultima strofa invece segue una costruzione ipotattica, quindi un periodo più lungo dove una subordinata viene introdotta dal pronome relativo che (<che si muove>), all’interno della quale si notano verbi all’infinito, all’indicativo, al participio passato.
Giuseppe Ungaretti è ricordato soprattutto per la sua capacità di evocare emozioni attraverso le parole. Ne “I ricordi” difatti non mancano le strutture di ripetizione che servono a sottolineare il concetto che si vuole trasmettere.
Figure di suono
Il testo è costituito in gran parte da allitterazioni che, oltre a dare una musicalità al componimento, generano sensazioni nella mente del lettore. L’allitterazione della lettera I nella prima strofa, ad esempio, suggerisce un senso di chiarezza che, combinata alla ripetizione della R e della T, produce suoni rigidi e netti. Un secondo esempio lo si può notare nell’ultima strofa di questa poesia dove invece è presente la reiterazione della lettera S: <Senza peSareSullaSabbia> la quale reca un senso di scorrevolezza e fluidità al verso e soprattutto al significato che l’immagine figura.
Appena si legge questa poesia si può notare la presenza dell’anafora. Si osservi che <I ricordi> del primo verso sono in rapporto anaforico con <I ricordi> del verso 14; si osservi che <Il mare> del verso 4 è in rapporto anaforico con <Il mare> del verso 9. Altra figura di ripetizione viene messa in evidenza al verso 10 con la ripresa del vocabolo <quanto> per ben due volte: si tratta dell’epanalessi.
Ne “I ricordi” presenziano inoltre caratteri contrastanti che confluiscono nell’ossimoro: <inutile infinito> (v.1; come può essere di poco valore un qualcosa di incommensurabile?), <soli e uniti> (v.2), <brevi protratti> (v.18).
“Terra Promessa” e “Il dolore” nella stessa direzione
Spesso in un componimento di Giuseppe Ungaretti si presentano convergenze con altri suoi testi scritti. Un primo esempio lo si può avere in questa poesia le cui immagini finali: << I ricordi, il riversarsi vano di sabbia che si muove | senza pesare sulla sabbia >> collimano con l’incipit di “Variazioni su nulla“in clausola alla “Terra promessa“: << Quel nonnulla di sabbia che trascorre | dalla clessidra muto e va posandosi >>. Tanto è vero che “Il dolore” e “Terra promessa” si intrecciano sin dalla partenza di Ungaretti per il Brasile e questo collegamento durerà fino alla vigilia delle due separate edizioni.
Nelle due raccolte trionfa l’eternità dell’arte. Ungaretti infatti tramite la propria poesia voleva ricordare le proprie amicizie, i propri cari e il ruolo che questi ebbero nella sua vita, cosi da renderli eterni. Un collegamento possibile con l’immortalità dell’arte lo si può trovare nell’argomento della reminiscenza, del ricordo.
Effettivamente questa sua volontà di recare eternità a situazioni e a relazioni intime lo si può trovare anche nella poesia “In memoria” all’interno de “L’allegria” dove Ungaretti rievoca la vita del suo amico suicida Mohammed Sceab e dove la guerra diventa un momento che lo induce a commemorare i ricordi della vita civile.
La poesia è poesia quando porta in sé un segreto
vv.1-3: <<I ricordi … infiniti>> i ricordi all’interno di questo componimento sono un qualcosa che non ha una misura, un qualcosa che rimane eterno (<infinito>) nella mente del poeta, a cui tuttavia affianca l’aggettivo <inutile>,quindi essi sono infruttuosi, probabilmente perché essendo astratti non portano a nulla di concreto. I ricordi, soli ma uniti, vanno contro il mare.
Si deduce che il mare per Ungaretti sia una forza così potente che, anche se “assalito” da un’altra potenza (quale i ricordi), non viene alterata, anzi rimane immutata (<intatto>). I ricordi sono immersi nel suono dei rantoli, ossia i respiri affannosi dei moribondi: si deduce che rimandino alla tragica morte del fratello e del figlio avvenute pochi anni prima della stesura del componimento.
vv.4-8: <<Il mare … fedele>> in questa strofa il mare è la voce di una potenza senza fine. Questa voce, questo suono sciolto e autonomo (<libera>) è dato dal frequente incombere di enormi acque. Il mare pare essere il fluido cammino che la memoria compie, che con le sue correnti non lascia traccia dei “pensieri”. Si ribadisce la concezione del mare come una forza, che seppur inconsapevole delle sue azioni (<innocenza>) è in grado di annientare, di offuscare i ricordi con la musicalità delle sue onde.
vv.9-13: <<Il mare … l’agonia>> il mare assume inoltre un ruolo feroce che, con le sue <blandizie accidiose>, quindi con la capacità delle sue onde di persuadere e di trarre a sé le menti, è capace di annichilire un pensiero fino ad allora rimasto presente (<d’un pensiero fedele>). È come se i suoi frangenti, i suoni che essi rilasciano, confondano le memorie del poeta. E nonostante Ungaretti gli attribuisca una funzione crudele (<feroce>), perché implica tormenti, il mare e le sue onde rimangono elementi tanto desiderati e bramati che sussistono nei suoi pensieri.
La sabbia come i ricordi
vv.14-20: <<I ricordi … felici…>> nell’ultima strofa i ricordi sono presentati come un <riversarsi vano di sabbia che si muove senza pesare sulla sabbia>. Essi sembrano essere un continuo e inutile irrompere di memorie che però non gravano nella mente (si noti la bellezza di questa figura della sabbia che talmente sottile non fa sentire il suo peso su se stessa).
È come se la sabbia rappresentasse la memoria che, nonostante venga continuamente riempita di ricordi, non appesantisce la mente. Sembra che per essa ci fosse sempre uno spazio mai colmato. Per l’appunto, i ricordi sono risonanze di poca durata ma estese nel tempo e nella memoria. Sono risonanze di addii, di saluti che non ebbero voce (probabilmente sono gli addii al figlio e al fratello). I ricordi sono inoltre ripercussioni di momenti (<a minuti>) che un giorno rendevano felice il poeta e che nel momento della scrittura probabilmente gli recano un profondo dolore.
articolo di
Francesca Acquapendente