Melville tra società selvaggia e civilizzata
Nel corso della storia il confronto tra civiltà, quando non è sfociato in una convivenza pacifica, ha portato a conflitti e al conseguente assoggettamento dei popoli colonizzati da parte dei conquistatori. Durante la metà del XIX secolo, il colonialismo e l’imperialismo hanno trovato terreno fertile in America e in Europa. La produzione letteraria di Melville è legata a un preciso contesto storico, in particolare agli anni che vedono la nascita e l’affermazione del capitalismo industriale, dell’imperialismo e al periodo della guerra civile americana. L’incontro tra due società diverse non solo è un tema che affiora in due opere di Melville, Typee e Moby Dick, ma viene affrontato secondo diversi punti di vista e differenti chiavi di lettura.
Typee, pubblicato nel 1846, è il primo lavoro di Melville, in parte autobiografica infatti presenta dei riferimenti alla vita dell’autore, come è noto. Melville stesso visse un periodo della sua vita presso la tribù delle Isole Marchesi, luogo dove è ambientato il romanzo. In questo romanzo l’incontro con l’altro assume toni colonizzatori, l’altro è il selvaggio, lo straniero, considerato inferiore sia perché la sua società è ritenuta sottosviluppata, sia per la sua religione e i riti pagani professati. Tom, protagonista del romanzo, si trova costretto a fuggire da una baleniera Dolly in cui si trovava imbarcato da sei mesi, perché si sentiva prigioniero e oppresso; con la complicità di un suo amico, Toby, inizia la sua avventura presso una tribù delle Isole Marchesi, dalle quali riuscirà a fuggire solo dopo mesi e molti tentativi fallimentari. È interessante sottolineare il rapporto che si instaura nel corso del romanzo: da una parte, tra i due marinai e gli indigeni, dall’altra, il pensiero dinamico, ambivalente, persino contraddittorio che Tom elabora durante il suo soggiorno nell’isola. Inizialmente gli indigeni vengono presentati come dei feroci cannibali pagani, come appare già nel primo capitolo del libro:
What strange visions of outlandish things does the very name spirit up! Naked houris—cannibal banquets—groves of cocoanut—coral reefs—tattooed chiefs—and bamboo temples; sunny valleys planted with bread-fruit-trees—carved canoes dancing on the flashing blue waters—savage woodlands guarded by horrible idols—HEATHENISH RITES AND HUMAN SACRIFICES.
Infatti, quando Tom e Toby incontrano per la prima volta alcuni indigeni, sono terrorizzati dall’idea che essi possano essere membri della tribù dei Typee. Essi erano cannibali, infatti come Tom spiega in seguito la parola Typee significa: amante di carne umana. Tom ha modo di ricredersi: i due marinai vengono accolti e ospitati, vengono forniti loro del cibo e un posto dove dormire; ma con il passare del tempo nessuno dei due si sentirà veramente libero nella tribù. Come detto in precedenza, la visione di Tom è ambivalente e anche contraddittoria: egli ammira queste popolazioni, in particolare quando descrive la loro società come fosse una realtà bucolica e ancora non contaminata dall’uomo bianco. Dice infatti che la vita presso la tribù dei Typee, era caratterizzata da un’armonia perfetta, sebbene non fosse regolata da alcun codice civile. Tom, inoltre, non risparmia paragoni tra la realtà occidentale e quella indigena:
In this secluded abode of happiness there were no cross old women, no cruel step-dames, no withered spinsters, no lovesick maidens, no sour old bachelors, no inattentive husbands, no melancholy young men, no blubbering youngsters, and no squalling brats. All was mirth, fun and high good humour. Blue devils, hypochondria, and doleful dumps went and hid themselves among the nooks and crannies of the rocks. Here you would see a parcel of children frolicking together the live-long day, and no quarrelling, no contention, among them. The same number in our own land could not have played together for the space of an hour without biting or scratching one another. There you might have seen a throng of young females, not filled with envyings of each other’s charms, nor displaying the ridiculous affectations of gentility, nor yet moving in whalebone corsets, like so many automatons, but free, inartificially happy, and unconstrained.
Il concetto di tabù in Typee
In diverse sezioni del romanzo, Tom disapprova e critica gli usi e costumi della società indigena. Quando si parla della poligamia, del matrimonio, ritenuto presso gli isolani un legame tutt’altro che indissolubile, del cannibalismo e della religione. A quest’ultima è legato il concetto di tabù, definito come: “Anything opposed to the ordinary customs of the islanders, although not expressly prohibited, is said to be ‘taboo'”. Tom inoltre è fautore di una sorta di occidentalizzazione dell’isola, infatti egli impone le sue idee infrangendo dei tabù; per esempio quando sfugge alle numerose richieste da parte degli isolani di tatuare la sua pelle. A questo, segue un tentativo (riuscito) di democratizzazione dell’isola, in particolare quando nel capitolo XXVIII. Tom afferma di non capire il motivo per il quale una donna non poteva salire su una canoa. Inoltre, nel capitolo XXX, Tom raccoglie della corteccia che delle fanciulle stavano lavorando con della tapa, ma viene rimproverato, perché considerata tabù.
L’ultimo capitolo del romanzo
Testimonianza del pensiero dinamico e cangiante di Tom, è l’episodio narrato nell’ultimo capitolo del romanzo, quando il protagonista trova l’opportunità per scappare, non esitando neppure di brandire un’arma e a colpire Mow-Mow, che minacciava di raggiungerlo e riportarlo sull’isola. Nelle ultime righe, Tom descrive gli isolani come: “infuriated wretches”; “these savages”. In Typee, l’incontro tra le due civiltà e i commenti che Melville fa emergere dal personaggio principale, sembrano aver ragion d’essere se concepiti alla luce dell’influenza che la cultura imperialista aveva sull’autore. Infatti, come si evince da un articolo scritto da Schueller:
While Melville challenged the colonial equation of natives with savagery, he reinforced colonial philosophy by portraying natives as the Other. Such a portrayal was inevitable because Melville was influenced by the dominant theories of his time. This does not detract from his achievement of openly criticizing the colonizers’ mission of civilizing the natives.
In Moby Dick il tema dell’altro e l’incontro tra culture diverse assume toni più pacati,
di questo infatti, è indicativo il fatto che in Typee la parola savage compare 134 volte, mentre in Moby Dick solo 67. La figura dell’altro è rappresentata dal personaggio di Queequeg, definito “il buon selvaggio” dal principio alla conclusione del romanzo; mentre l’incontro tra culture diverse, si rifà al legame tra Queequeg e Ishmael. Quest’ultimo legame è evidente nel capitolo XLVII e LXXII: nel primo capitolo, i due stanno intrecciando dei fili per formare una baderna; nel secondo, sono legati l’uno all’altro da una corda. Questa sorta di legame fisico può essere sia metafora dell’imperialismo coloniale, sia “an equalizing ‘Siamese ligature’ that assures an equivalent balance of independence and dependence to both characters or, metaphorically, nations”.
Il legame tra selvaggio e religione
La figura del selvaggio descritta in Moby Dick è ben diversa da quella in Typee, mentre Queequed venera il suo Dio, gli isolani di Typee non risparmiamo di colpire il loro idolo con un bastone come descritto nel capitolo XXIV. Il paragone tra le due culture, incarnate dai vari personaggi dei romanzi, è utile a Melville per mettere in risalto il fatto che entrambi sono ugualmente virtuosi. Questo aspetto emerge in particolare nel capolavoro di Melville “Moby Dick”, nella figura di Queequeg. Quindi, è lecito chiedersi quale sia lo scopo di Melville, se quello di sostenere la causa del colonialismo nel caso di Typee, mostrando i loro riti legato al cannibalismo, oppure di dare al pubblico americano di quell’epoca un ritratto diverso del selvaggio, quale può essere quello di Queequeg, quindi mostrare una sorta di uguaglianza nel profondo delle due culture.
Bibliografia
- Blumenthal, Rachel Herman Melville’s Politics of Imperialism: Colonizing and De-Colonizing Spaces of Ethnicity – College of Arts and Science of Vanderbilt University.
- Hackett, Robert J., (1995) “Transformation and appropriation of the primitive in Melville’s “Typee”, “Moby-Dick”, and “The Confidence Man”” . Theses, Dissertations, Professional Papers.Paper 3936. (p.11-56)
- Mariani G. (2013) “Leggere Melville”, Carocci, Roma.
Sitografia
- http://www.gutenberg.org/files/1900/1900-h/1900-h.htm
- http://www.online-literature.com/article/melville/5292/
Articolo di
Francesca Marchetti