Ieri 19 ottobre è andato in scena al teatro Cometa off di Roma “Romeo and Juliet Circus” di Gabriele Granito. La rappresentazione si inserisce nel più ampio panorama del “Progetto Shakespeare 2018” nato dalla collaborazione della “Sycamore T Company” di Roma e della “Casa Shakespeare” di Verona.
Lo spettacolo rielabora in modo originalissimo la tradizionale vicenda degli sfortunati amanti shakespeariani nati “sotto stelle avverse”. La storia inizia infatti con un elemento metateatrale, gli attori di una compagnia girovaga ormai ridotta ai minimi termini ha deciso di rivendicare la paternità di “Romeo e Giulietta” facendoci scoprire che l’opera in realtà nasce dalla fantasia di un italiano, Luigi Da Porto.
Il linguaggio si ibrida e serve a marcare due dimensioni distinte all’interno della piece ovvero quella degli attori della compagnia di giro che parlano un fiorentino arcaico che ricorda quasi quello dantesco e le parti dell’opera shakespeariana che presentano una variante linguistica più vicina a quella contemporanea.
La messa in scena è minimale ma non scontata e ci sono vari riferimenti al circo anche grazie alla presenza di acrobazie sospese nell’aria volte a formare una scenografia vivente e mutevole. Questo unito ai colori sgargianti dei costumi e ad una scelta delle musiche alquanto originale crea l’atmosfera di un carrozzone circense che apparentemente sembra stridere a confronto con la vicenda shakespeariana ma che in realtà sorprende piacevolmente. Tutto questo contribuisce a restituirci uno Shakespeare “pop” eliminando l’alone di austerità che di solito avvolge le opere del bardo.
Per quanto riguarda l’interpretazione degli attori, questa ha posto l’accento più sulla dimensione comica che su quella drammatica evitando così di banalizzare un’opera che ha calcato le tavole dei palcoscenici milioni di volte. Gabriele Granito si rivela convincente e decisamente coinvolgente nei panni di Romeo, Fabio Matteo Maffei risulta esilarante nei panni di Mercuzio e qualsiasi altro personaggio (da Fra’ Lorenzo a madonna Capuleti), ma quella che davvero sorprende è l’interpretazione di Beatrice Messa che ci restituisce una Giulietta toccante e originale allo stesso tempo.
Articolo di
Simona Ciavolella