Analisi del rapporto tra due dimensioni temporali nei racconti dell’antologia Curiose inquietudini
Come ha dichiarato Italo Calvino nella sua opera testamentaria, Lezioni americane,
“il racconto è un’operazione sulla durata, un incantesimo che agisce sullo scorrere del tempo, contraendolo o dilatandolo”.[1]
Nella sua brevità, il racconto è leggero, rapido, esatto, visibile e molteplice, racchiudendo così in una sola breve formula tutti i valori che il grande scrittore voleva tramandare al nuovo millennio. Non è un caso che la letteratura del ‘900 sia ricca di autori che si sono cimentati in questo genere: la modernità, dominata dal caos e dalla frammentarietà, deve essere raccontata in una forma a lei opposta, che privilegi l’esattezza e che possa agire sulla dimensione temporale. Sebbene il racconto sia da sempre esistito, è proprio in questo secolo che ha trovato il suo massimo sviluppo ed è in una terra periferica e dimenticata che ha avuto grande successo: l’America Latina. Se si pensa agli autori ispanoamericani del ‘900, è difficile trovarne uno che non abbia scritto racconti: sono magnifici quelli di Borges, Cortazar, Rulfo, Carpentier, Garcìa Màrquez, Fuentes, Arreola, Vargas Llosa. Ma perché tanti scrittori hanno scelto una forma così breve per esprimere le loro infinite potenzialità? Si può rispondere citando ancora una volta il nostro amato Calvino:
“Il massimo di invenzione e di pensiero è contenuto in poche pagine”.[2]
È, dunque, un genere breve la forma privilegiata per raccontarsi in questa epoca dominata dalla corsa contro il tempo: la velocità ci circonda ovunque, l’ansia ci pervade sempre, il tempo scorre via tra le dita e questo si riflette anche nella scelta narrativa, che tende a privilegiare la brevità e l’essenzialità. In questa ricerca affannosa ci si scontra anche con il passato, che ci ha regalato tanto e ancora molto potrebbe insegnarci. Molti autori contemporanei hanno instaurato un determinato rapporto con le opere che sono venute prima di loro: può essere un rifiuto totale o, al contrario, una ripresa attualizzante, in un’epoca in cui tutto ciò che si poteva dire è stato detto e non resta altro da fare se non riprendere o contrastare l’eredità ricevuta. L’incontro-scontro tra il presente e il passato è anche il filo rosso che corre tra alcuni racconti messicani della contemporaneità, raccolti nell’antologia Curiose inquietudini. In questo articolo si analizzeranno tre aspetti di questo rapporto nel tentativo di definire una linea guida che leghi i testi del presente a quelli del passato, tra dialogo e scontro.
“Venimos de la tierra de los muertos”
Il racconto dello scrittore messicano Rafael Pérez Gay, “Venimos de la tierra de los muertos”, è un esempio sorprendente del contatto tra varie dimensioni temporali, che si incontrano e si fondono inaspettatamente, riprendendo e attualizzando la famosa corrente del realismo magico. È una storia radicata nella contemporaneità, triste e monotona, in cui si insinua un barlume di eternità, un lampo di magia, che sorprende il lettore e lo stesso protagonista. Un uomo comune, a metà della sua vita, disilluso e scettico, passa le sue giornate contando le sigarette che fuma, l’alcool che ingerisce, le delusioni che si accumulano. Non crede più in niente, non ha certezze né obiettivi finché il passato non torna per sconvolgere la sua piatta visione del mondo. Tramite una donna conosciuta in gioventù partecipa ad una seduta spiritica con un atteggiamento di totale diffidenza ma ciò che avviene lì farà crollare tutte le sue certezze.
In questo racconto il passato e il presente si intrecciano su più piani e il più evidente è quello contenutistico. Infatti, a metà della narrazione, in piena seduta spiritica, la medium entra in contatto, non con i morti, come ci si aspetterebbe, ma con i vivi di un’altra epoca. La comunicazione con il passato confonde il protagonista, che è l’unico a capire cosa sia successo: casualmente trova tra le pile dei documenti storici che stava studiando una testimonianza di 100 anni prima che racconta esattamente la seduta spiritica che avevano vissuto nel presente, vista però dall’altro punto di vista. Questa scoperta è un’illuminazione, un’epifania, un istante in cui tutto diventa chiaro:
“Lo seppi all’improvviso, come quando arriva una rivelazione. Compresi allora l’intervallo di tempo in cui eravamo caduti” [3]
Il protagonista capisce quello che nessun altro avrebbe immaginato e lo fa non attraverso un’intuizione ma leggendo dei documenti, delle prove scritte, facendo assumere così alla vicenda un barlume di scientificità. La magia dunque è inserita nella modernità e ne prende i connotati, rimanendo solo un segreto non divulgato a nessuno. Su questo livello, dunque, la dimensione temporale tradizionale è scardinata e siamo lanciati per un istante in un’altra realtà, lontana e ormai morta.
Questo fulmineo viaggio nel tempo non separa ma unisce
mette in comunicazione due epoche e due gruppi di persone, accomunati dalla ricerca di qualcuno che non c’è più. La fusione delle due dimensioni, anche se per un istante, suggerisce lo sfumare delle barriere spazio-temporali e fa avvicinare il racconto alla corrente del realismo magico: è, secondo Carpentier, un’inaspettata alterazione della realtà, un miracolo, un’ampliazione delle scale e dei livelli reali ciò che può essere chiamato maravilloso. È proprio questo che si ritrova leggendo il racconto di Pérez Gay. In una realtà quotidiana, dominata dai vizi e dalla monotonia, si inserisce un elemento sconcertante che assume i connotati del miracolo. A differenza del realismo magico, però, in questo racconto la dimensione meravigliosa è approcciata con diffidenza dal protagonista ed è qui che risiede la componente moderna di attualizzazione. Questo è anche l’altro livello su cui si intrecciano passato e presente.
La diffidenza e lo scetticismo della modernità
sono rappresentati dal protagonista, che sostiene più volte di non avere fede nelle convinzioni; la magia e la superstizione sono invece incarnati dal gruppo della seduta spiritica e dalla medium, che mantengono le credenze magiche dell’antico Messico e rappresentano dunque la permanenza del passato nel presente. I due mondi paralleli, la modernità scettica e il passato magico, inaspettatamente si intrecciano per tornare infine ad essere separati. In questa parabola si può perciò vedere o un’evoluzione del realismo magico che fonde due realtà oppure un tentativo di evocare il passato in un’epoca di crisi. L’unica cosa certa è che qui l’incontro con un’altra dimensione è percepito come estraneo e ciò suscita una riflessione: chiusi nella nostra interiorità, ossessionati dall’ansia della modernità, non ci rendiamo conto di avere alle nostre spalle un passato che non dobbiamo rifiutare. È da lì che dobbiamo partire per apprendere lezioni di vita e per riscoprire la magia che ci permetterebbe di vivere con più leggerezza. Non dobbiamo dunque scontrarci con il passato ma ritrovarlo nella nostra quotidianità e accoglierlo senza diffidenza, in tutti i suoi aspetti, reali e magici.
“Los Vetriccioli”
L’incontro-scontro tra passato e presente si può ritrovare in un altro racconto della raccolta Curiose inquietudini ma qui assume una connotazione diversa. Ad entrare in gioco non sono dimensioni lontane ma due realtà compresenti, che passano dall’unione alla lotta. Sto parlando del racconto “Los Vetriccioli” di Fabio Moràbito, in cui il legame tra passato e presente si attualizza nello scontro generazionale. La storia si svolge in una vecchia casa dove vive una famiglia allargata, i cui membri sono tutti dediti alla traduzione di libri. La loro routine viene spezzata dalla follia dell’ultima generazione di Vetriccioli: sono apatici, insensibili, quasi evanescenti e si ribellano improvvisamente agli anziani, uccidendoli e mettendo in fuga gli altri. Questa reazione violenta e inaspettata potrebbe benissimo rappresentare l’atteggiamento dell’epoca presente verso il passato, ovvero un rifiuto totale e categorico. Se poi si guarda bene a diversi elementi del racconto, si può scorgere dietro alla storia una metafora dei problemi della contemporaneità. Il numero crescente dei Vetriccioli, stipati nella casa che crea sempre buchi e nuovi spazi in cui inserirsi, fa pensare al moderno aumento demografico che ha portato alla creazione di quartieri periferici sempre più popolosi, in cui è facile che si verifichino episodi di violenza. Allo stesso modo la descrizione dell’organizzazione interna del lavoro e dei ritmi serrati suggerisce il parallelo con la realtà lavorativa moderna, dominata dall’alienazione e dall’impersonalità.
“Vivevamo di profilo, responsabili a metà, vivi a metà”.[4]
Queste parole, tolte dal loro contesto, potrebbero descrivere l’atteggiamento di molti giovani di oggi, che seguono solo il corso degli eventi e annullano la loro personalità nell’omologazione e nell’indifferenza. Spesso diventano attivi solo nel rifiuto degli anziani, che rappresentano un passato stabile e autorevole, un passato che continua a dettare regole.
Questa dimensione profondamente moderna dell’incontro-scontro
tra presente e passato può anche essere vista come una versione attualizzata del conflitto generazionale rappresentato nel racconto di Carlos Fuentes, Aura. In entrambi i casi, le imposizioni del mondo passato sono vissute dai giovani con ostilità e domina in loro il desiderio di liberarsi dalla prigione in cui sono rinchiusi. Non è un caso che sia in Aura che in Los Vetriccioli la prigione sia rappresentata anche fisicamente dalla segregazione in casa a cui i giovani sono costretti. L’affinità tra le due narrazioni fa sì che in entrambe il conflitto possa essere letto sia a livello esistenziale, sia a livello politico: il nuovo e il vecchio si scontrano in entrambi gli ambiti e l’esito è spesso sconcertante. A mancare però in Los Vetriccioli è la dimensione fantastica che caratterizzava Aura. Si segnala, anche in questo caso, la distanza tra presente e passato: non è più necessaria la magia poiché nessuno ormai ci crederebbe. Al contrario, ha molto più effetto una narrazione ricca di riferimenti alla contemporaneità con un finale violento e una separazione definitiva, che è verosimile e coinvolgente anche grazie all’assunzione del punto di vista interno. Dunque assistiamo allo scontro, in questo caso senza incontro, tra due concezioni diverse, tra due dimensioni temporali, che potrebbero non giungere mai ad un accordo.
Un ultimo aspetto del conflitto tra il passato e il presente
si ritrova nella forma che la scrittura letteraria sta assumendo. A partire dagli inizi del ‘900 fino ad oggi, ha dominato il bisogno di differenziarsi dalla tradizione e di sperimentare nuove modalità di lingua e di scrittura. Questo è dovuto principalmente alle difficoltà che hanno le forme narrative del passato, ormai stereotipate e limitanti, di rappresentare la complessità, il caos e la frammentarietà del presente. Se è necessario adeguare i contenuti ad una realtà che cambia, lo è anche modificare le modalità espressive, che rispecchiano il mondo che rappresentano e diventano così frammentarie e caotiche. Sono numerose le opere che hanno sperimentato a livello formale e in ambito ispano-americano un esempio famoso è il romanzo di Juan Rulfo, Pedro Pàramo. È un’opera fatta di frammenti, disposti in ordine non cronologico e senza uno sviluppo lineare ed è raccontata non da un unico personaggio ma da tanti, ognuno con un punto di vista diverso.
“Ordine e caos”
Al contrario di questa tendenza frammentaria, in alcuni racconti contemporanei messicani la forma è stata sfruttata per dare un ordine al caos della modernità. È il caso di tre racconti della raccolta Curiose inquietudini: sfruttano lo spazio tipografico e si sviluppano in elenchi numerati, strutturando così un contenuto che aveva perso la sua forma. Ad esempio, Francisco Hinojosa nel suo racconto “Informe negro” sviluppa la trama di un racconto giallo in 100 sezioni numerate. La forma innovativa accompagna il contenuto profondamente attuale: è un racconto giallo in cui domina il narcotraffico, la violenza, l’insoddisfazione dell’uomo moderno, la ricerca di contatto umano, la disperazione. Pur serbando l’apparenza di genere della letteratura popolare, la trama da romanzo giallo viene offuscata dai problemi universali dell’uomo di oggi, che situano il racconto in una prospettiva profondamente moderna. La forma suggella l’innovazione e, se ad un primo impatto lascia il lettore spiazzato, riesce poi a fargli comprendere la necessità di una struttura fin troppo ordinata per reagire ad un mondo che ha scardinato tutte le regole. Così dunque l’organizzazione visiva aiuta a trovare ordine nel caos e riflette ancora una volta il contrasto con un passato che non aveva bisogno di sovrastrutture e che poteva basare le proprie storie su trame canoniche e tradizionalmente organizzate.
La stessa struttura ad elenco è ripresa in due racconti di Luis Humberto Crosthwaite, “Recomendaciones” e “El largo camino a la ciudadanìa”: si tratta, in questo caso, di due manuali di istruzione per l’aspirante cittadino americano. Il primo si presenta come un vero e proprio elenco di requisiti e di consigli per coloro che si apprestano ad oltrepassare la frontiera; il secondo, invece, è l’esperienza particolare di un uomo qualunque ed è suddivisa in 20 punti, in cui la numerazione sale fino a 10 per poi riscendere verso lo 0. Ancora una volta, dunque, strategie tipografiche e organizzative sono adottate per rappresentare una narrazione originale, fortemente legata al presente e in opposizione ai modelli del passato.
“83 novelas”
A differenza di queste narrazioni, che pur mantengono un ordine logico, l’ultimo racconto della raccolta, “83 novelas” di Alberto Chimal, è la rappresentazione esasperata del caos della modernità: i frammenti sono tenuti insieme solo dalla pagina, non hanno altri legami, sembrano pezzi di carta raccolti chi sa dove e stampati di seguito solo per gioco. Questa è la rappresentazione massima della frammentarietà del presente che si oppone alla linearità del passato: non è più possibile raccontare storie, tanto vale unire pezzi raccolti da contesti diversi, come se dietro ci fosse un disegno.
Per concludere, dunque, il passato e il presente sono dimensioni che convivono, si intrecciano, si contraddicono, dialogano e manterranno il loro incontro-scontro per sempre. Il presente incontra il passato in continuazione, sia per riprenderlo sia per rifiutarlo. Questa tendenza dell’epoca attuale non si ritrova solo in letteratura ma in tutti gli aspetti della nostra vita, dalla moda al design, dai film alla musica. La continua ripresa del passato potrebbe suggerirci che ormai non si può andare avanti senza guardarsi indietro, e in parte è vero. Tuttavia, dobbiamo guardare all’aspetto positivo: si possono conservare le cose buone che ci sono state trasmesse da chi ci ha preceduto ma rinnovare il resto, evitando il rifiuto del passato e andando così verso il futuro con maggiore consapevolezza.
Articolo di
Giulia Bucca
[1] Calvino, I. (1988) Lezioni americane. Milano: Oscar Mondadori, p. 39.
[2] Ivi, p. 50.
[3] Pérez Gay, R. “Venimos de la tierra de los muertos”. Curiose inquietudini. Ed. Héctor Perea, Ed. Stefano Tedeschi. Roma: Edizioni Fahrenheit 451, 2014, p. 325.
[4] Moràbito, F. “Los Vetriccioli”. Curiose inquietudini. Ed. Héctor Perea, Ed. Stefano Tedeschi. Roma: Edizioni Fahrenheit 451, 2014, p. 237.
Un commento su “Presente e passato nel Messico contemporaneo: dialogo o scontro?”