La questione femminista, che va avanti dalla fine del XVIII secolo, sembra ben lontana dall’essere un argomento privo di conflitti e sulla via della risoluzione
Se è vero che negli anni la discrepanza di genere sia andata riducendosi, è anche vero che quello che accompagna questa questione non diventa mai un terreno levigato e veramente fertile su cui costruire parità di diritti. Sebbene la storia garantisca marzo come mese commemorativo per la lotta femminista, sembra che la gloria di questo mese consumi i suoi strascichi velocemente e lasci pochi residui durante il resto dell’anno. Lauren Duca, editor del NY Times, ha a cuore questa questione ed è consapevole del fatto che, la fascia di donne prossime a vivere questo conflitto e a dover usare le unghie per conquistare un posto nel mondo che dovrebbe esser loro di diritto è proprio quella delle lettrici più giovani.
In uno dei suoi recenti articoli del NY Times, –“In New Books for Kids, Women’s Victories Speak Loud and Clear”- che qui viene analizzato e in parte tradotto per proporre al lettore nuovi libri da prendere in esame come spunto per riflettere, Lauren Duca afferma che un solo mese per ricordare e celebrare gli sforzi grazie ai quali le donne sono arrivate dove sono oggi, in cui riflettere anche sugli sforzi che verranno, è molto riduttivo. Lauren Duca offre quindi uno spunto di discussione e riflessione attraverso 4 nuove proposte di libri che affrontano tematiche care alla storia delle donne, dedicandoli a un pubblico adolescente.
Roses and Radicals: The Epic Story of How American Women Won the Right to Vote
“La storia epica di come le donne americane hanno ottenuto il diritto al voto“, opera scritta da Susan Zimet, pubblicata per “Viking“, è un testo indirizzato a lettori e lettrici dai 10 anni in su. Il libro insegna che “la storia non è quello che è accaduto, me è la storia su ciò che ci hanno raccontato che è accaduto”. Come le donne abbiano ottenuto il diritto al voto è una storia ben diversa rispetto a quella nota secondo cui è stata la concessione degli uomini a garantire questo privilegio. Susan Zimet racconta quindi di un movimento di donne, assistite dai loro alleati -tra cui ci sono stati anche degli uomini- che è riuscito a vincere il diritto al voto.
Votes for Women: American Suffragists and the Battle for the Ballot
Su una linea molto simile rispetto a quella del libro di Susan Zimet, si sviluppa Votes for Women, opera scritta da Winifred Conkling, pubblicato da “Algonquin“. Viene affrontato anche qui il delicato tema del diritto al voto. A differenza di Zimet, che mostra verve e coraggio nell’affrontare il tema, Conkling scrive qualcosa di più simile ad un manuale. Il suo approccio non è per questo meno ribelle. “Voti per le donne” inizia con il noto momento in cui Harry T. Burn definisce gli estremi e le condizioni del voto per validare l’emendamento del 1920, e, come fosse stato un flashback, l’autrice passa immediatamente nel vivo della questione.
La lotta per il suffragio viene vinta al parlamento in Tennessee, ma incomincia circa un secolo prima, ed è lì che Votes for Women inizia, aprendo un sipario sopra circa 100 anni di sacrifici. Questa storia racconta, con la giusta enfasi, come il movimento per il suffragio universale sia stato molto di più che una nota a piè di pagina nella storia. Il diciannovesimo emendamento è spesso considerato come la realizzazione di soli uomini solidali, con il misero riconoscimento delle donne che hanno combattuto per decenni per gettarne le basi. In questo libro le donne tornano in vita, vedono raccontata la loro storia, a cui viene data una degna attenzione ai dettagli. L’oppressione è reale, sentita, raccontata da coloro che l’hanno subita. Ed ovviamente non ci sono donne più oppresse che quelle di colore, le cui storie sono sepolte ancora più a fondo di quelle delle Suffragette che hanno fatto la storia. Sia Roses and Radicals che Votes for Women ci ricordano ciò facendo riferimento al discorso Sojourner Truth del 1851 Ain’t I woman, tenutosi all’incontro ad Akron, Ohio.
“La verità chiede che chi l’ascolta capisca che i diritti delle donne non siano qualcosa solo per le donne bianche” Susan Zimet
Streetcar to Justice: How Elizabeth Jennings Won the Right to Ride in New York
“Tram per la giustizia” pubblicato dalla “Harper Collins” è un libro di Amy Hill Hearth. Nel 1854, un secolo prima che Rosa Parks rifiutasse di cedere il suo posto ad un uomo bianco su un autobus a Montgomery, c’erano Elizabeth Jennings e il suo coraggio nel rifiutarsi di scendere da un tram in un quartiere di New York. L’autrice di “Streetcar to justice” mostra dettagliatamente come la storia del razzismo americano sia vergognosa: lo schiavismo non era, a differenza dell’opinione comune, un fenomeno circoscritto al sud della nazione. La stessa New York è stata un mercato per il traffico di schiavi fino al 1762. Amy Hill Heart dà la giusta luce a Elizabeth Jennings, a cui quasi un secolo dopo l’ipotetica fine dello schiavismo, non solo fu impedito di salire su un tram, ma si ritrovò a subire anche un blocco dalle istituzioni.
“per i ragazzi e le ragazze di colore la strada per il successo era bloccata dal colore della loro pelle, solo in pochi riuscirono ad infrangere le barriere, e quando ci riuscirono, comunque non furono considerati uguali ai bianchi”
March Forward, Girl: From Young Warrior to Little Rock Nine
“Marcia avanti, ragazza: da un giovane guerriero ai Little Rock Nine”. Cento anni dopo la storia non trovò dei miglioramenti. Di questo scrive Melba Patillo Beals nella sua autobiografia “March Forward, Girl“, pubblicato da Houghton Mifflin Harcourt. In prosa empatica ma risoluta e rispettosa dei lettori più giovani, Beals descrive il modo da incubo che il KKK esercitava sulle vite dei neri.
“La prima cosa che ricordo dell’essere una persona che vive a Little Rock, in Arkansas, negli anni ’40 è la paura tormentosa nel mio cuore e nella pancia di essere in pericolo. A tre anni avevo capito che la cultura del paesino nel profondo sud era tale che il colore della mia pelle definiva lo scopo di tutta la mia vita”.
Da qui Beals offre i dettagli del principio del suo attivismo, la trasformazione della paura in rabbia verso la passività degli adulti che sembravano incapaci di agire. Un libro di storie mai raccontate, dolore, terrore e coraggio dimenticato. E da allora qualcosa è cambiato, ma è ancora poco.
Questi libri sono molto più che la narrazione femminile di un Paese,
sono grida di rabbia nei confronti del passato, tentativi di cambiamento per il futuro. Non sono legati a un Paese, a una persona, a una singola etnia. Parlano di tutte le donne, e sono rivolti a tutte le donne a cui viene impedito qualcosa per il colore della pelle, per il genere a cui appartengono. Le pagine di questi libri sono un invito a fare meglio, ad arrivare davvero e finalmente alla tanto agognata uguaglianza per cui hanno lottato e continuano a lottare tante donne coraggiose. Come scrive Susan Zimet, in Roses and Radicals:
“Non importa cosa accadrà, la lotta per i diritti delle donne continua”
Articolo scritto da,
Martina Russo